todo modo regia di Elio Petri Italia 1975
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todo modo (1975)

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locandina del film TODO MODO

Titolo Originale: TODO MODO

RegiaElio Petri

InterpretiGian Maria Volontè, Franco Citti, Marcello Mastroianni, Mariangela Melato

Durata: h 2.10
NazionalitàItalia 1975
Generegrottesco
Tratto dal libro "Todo Modo" di Leonardo Sciascia
Al cinema nel Luglio 1975

•  Altri film di Elio Petri

Trama del film Todo modo

Mentre nel paese infuria un'epidemia, un centinaio di "notabili" del partito che da trent'anni governa l'Italia si riunisce in un albergo convento per seguire un corso di esercizi spirituali condotto da un gesuita, don Gaetano. In realtà ai convenuti preme soltanto concordare una nuova spartizione del potere. Ben presto, dopo un furto sacrilego, la riunione si trasforma in rissa e cominciano i morti.

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Voto Visitatori:   7,75 / 10 (20 voti)7,75Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Todo modo, 20 opinioni inserite

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lukef  @  15/03/2018 18:39:50
   5 / 10
Elio Petri e Gian Maria Volontè: una coppia tanto talentuosa quanto politicamente schierata, come emerge da questo "Todo modo" e dal precedente "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto".
In entrambi la j'accuse porta nomi e cognomi (Luigi Calabresi e Aldo Moro se non fosse chiaro) e non a caso entrambi i protagonisti furono assassinati per mano di gruppi della c.d. "sinistra extraparlamentare" a pochi anni di distanza dall'uscita dei rispettivi film.
Non dico che le succitate pellicole ne siano responsabili (di sicuro portano sf*ga), ma è comunque lampante che vadano a cavalcare quel clima d'odio volto solo a perseguitare malcapitati capri espiatori, quale unica risposta alle disgrazie congenite del nostro beneamato Paese. In questo moto (medievale e inquisitorio, nonché attuale) non c'è educazione, non c'è volontà di emancipare né di spiegare, ma solo un pensiero politico misero, che nulla ha in più di un qualsiasi altro filmetto di propaganda.
C'è però una differenza sostanziale tra le due opere citate. La prima, sradicata dal contesto italiano degli anni settanta, assume una valenza artistica e ideologica autonoma e complessa; ha la grande capacità comunicativa di trasmettere il concetto di potere così bene da farlo sembrare quasi un oggetto tangibile (ammaliante, subdolo e inarrestabile).
In Todo modo, oltre a mancare l'evoluzione dall'opera precedente (dovuta quantomeno agli avvenimenti storici), latita la medesima forza evocativa, sostituita da messaggi fin troppo dichiarati. L'idea di questa cristianità malata è, forse volutamente (ma comunque pesantemente), asfissiante fin dai primi minuti, e dopo un'ora intera di Pater Noster e pareti di calcestruzzo, mi si stavano leggerissimamente chiudendo gli occhi dal sonno.
Nella seconda parte si perde un po' di sonnolenza ma anche un po' di contatto con la realtà... ne resta una ridicola rappresentazione della politica dell'epoca, incomprensibile per coloro che già non sono assuefatti da certe ideologie.
In ultima istanza segnalo una recitazione di livello, anche se certi personaggi son troppo caricaturali per i miei gusti (Mastroianni, secondo me, fuori luogo).
Ecco, mi sono dilungato sulle dolenti note, ma resta comunque un buon film. Forse è colpa mia, che leggendo i nomi dei protagonisti partivo da aspettative troppo elevate.
Tirando le fila direi: qualità buona, noia eccessiva, memorabilità scarsa.

Niko.g  @  26/04/2016 13:20:03
   4 / 10
Ipocrisia, connivenza, degradazione morale: questa, secondo Elio Petri, era la Democrazia Cristiana.
"E' un film di denuncia", dicono gli estimatori. Sì, ma la denuncia è tale quando è libera dall'ideologia, dal pessimismo demagogico di cui questo film è intasato e vedere marciume ovunque, puntando il dito su una classe dirigente senza salvare nulla, finisce per diventare banale qualunquismo (il campione assoluto di questo tipo di gioco al massacro è stato Pasolini con "Salò o le 120 giornate di Sodoma").
Oggi che la Democrazia Cristiana non esiste più, in Italia la corruzione ha raggiunto vette mai toccate prima. Non solo. Quelli almeno erano uomini di cultura umanistica, oggi invece siamo governati da twittatori che come classici studiano Steve Jobs. Chiusa parentesi.

Coinvolgendo in modo a dir poco discutibile la Chiesa cattolica, Petri mostra di averne una visione meramente laicistica e storicistica, come quella del suo amato Sciascia.
Infatti, tutti coloro che della Chiesa non vogliono cogliere la vera essenza, la missione salvifica indicata da Cristo, ma solamente il formalismo istituzionale e rituale, il pettegolezzo scandalistico, la cronistoria degli errori (di cui sanno tutto a menadito) e delle miserie umane, finiscono per cadere nella mistificazione. E che dietro al film ci sia un astio dissacratore corroborato da un'ideologia di stampo comunista, lo testimonia anche l'aver chiamato in causa in modo volgare Sant'Ignazio di Loyola, mescolando la sua levatura intellettuale e spirituale con gli intrallazzi di putridi figuranti che esistono solo nella testa di Petri.

Aldo Moro fu un uomo di ben altro spessore morale rispetto a quello che il regista vuole rappresentarci attraverso il suo viscido e corrotto burattino bisessuale (bravissimo, come sempre, Gian Maria Volontè).
La sua religiosità era autentica, la sua azione politica ne era ispirata. Il "suo" compromesso storico non era il compromesso ipocrita, la brama di potere e altre idiozie del genere. Il suo atteggiamento da mediatore non era l'attitudine del vile e cinico doppiogiochista (chi oserebbe accusare di ipocrisia De Gasperi e Togliatti quando introdussero il diritto di voto alle donne?).
Ad Aldo Moro interessava il bene della nazione, della nostra democrazia, il bene comune, il bene dell'uomo in una prospettiva unificatrice, oggi testimoniata in altra forma da Papa Francesco. E' in nome di questo interesse collettivo supremo che Aldo Moro è caduto come un martire e questo film è l'opera più scorretta sulla sua figura di uomo e di politico.

Tra l'altro, nella testa dello spettatore rischia di insinuarsi il messaggio distorto che l'esercizio spirituale sia fonte di ipocrisia. Il "Todo modo" del titolo, utilizzato per concludere che la volontà divina va realizzata in TUTTI I MODI, è una manipolazione di ciò che Sant'Ignazio indicava nella prima annotazione degli esercizi spirituali: "come il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano esercizi spirituali TUTTI I MODI di disporre l'anima a liberarsi da tutte le affezioni disordinate e, una volta eliminate, a cercare e trovare la volontà divina nell'organizzazione della propria vita per la salvezza dell'anima". In altre parole, non ci può essere ordine esteriore (nella società, nelle istituzioni, nella Chiesa) senza una continua riforma interiore. Del resto, fin da Platone l'ordine dell'anima umana era considerata come fondamento dello Stato, a testimonianza della corrispondenza tra ordine interiore della persona e ordine esteriore della società. Questo concetto viene calpestato, insieme alla figura di Moro, dalla smania dissacrante di Petri.

Sorretto dalla suggestiva scenografia dell'ingegnoso Dante Ferretti, "Todo modo" è narrativamente confuso, eticamente ingannevole, subdolamente blasfemo, guastato da una modalità deviata e ottusa di denunciare, con la denuncia che diventa schema e lo schema che diventa noia. Un film che fa tabula rasa di tutto, mancando di equilibrio in nome dell'anticonformismo patologico.

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/08/2018 00.48.43
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Oskarsson88  @  21/01/2014 11:06:55
   5½ / 10
Mi dispiace dare un voto basso, faccio mea culpa, questo genere di film politco-grotteschi devo semplicemente non guardarli perchè non li capisco e non li apprezzo. La visione mi ha affaticato e annoiato, ma chiaramente sono gusti. Da vedere solo per chi apprezza il genere.

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