Dopo la morte del padre, il piccolo Tommy smarrisce l'uso dei sensi. Crescendo, dovrà subire le esperienze più traumatiche (l'incontro con la "Acid Queen", le torture del cugino Kevin e dello zio Ernie), ma saprà riscattarsi diventando una star del flipper prima di raggiungere il pieno dominio di sé.
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“Tommy” è la prima “rock-opera” della storia del cinema ed è tratta dall’omonimo album degli Who. Una rutilante pellicola che si configura come una conflagrazione di luci, colori e immagini squisitamente kitch, attraverso cui Ken Russell racconta, con una vena surreale spiccatissima, l’odissea di un ragazzo di nome Tommy (interpretato dallo stesso Roger Daeltry, cantante dello storico gruppo) che, dopo essere divenuto cieco muto e sordo a causa di un trauma infantile, si ritrova a passare una serie di peripezie, frutto della cattiveria umana. Queste si susseguiranno rocambolescamente fino a culminare, dopo la celebrazione del protagonista come una sorta di nuovo messia, nella ribellione dei suoi adepti, secondo il solito processo di costruzione-distruzione di idoli, che però in Russell assume una valenza catartica: nella scena conclusiva, infatti, Tommy, sulla cima di una montagna, a braccia aperte e col sole sorgente alle sue spalle, definitivamente sciolto dai vincoli stretti con la famiglia e la società, può rinascere e sentirsi intimamente libero. Una storia bella e a tratti struggente, al servizio di uno dei più validi talenti visionari del cinema.