uccidero' un uomo regia di Claude Chabrol Francia, Italia 1969
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uccidero' un uomo (1969)

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locandina del film UCCIDERO' UN UOMO

Titolo Originale: QUE LA BÊTE MEURE

RegiaClaude Chabrol

InterpretiCaroline Cellier, Michel Duchaussoy, Jean Yanne, Anouk Ferjac

Durata: h 1.51
NazionalitàFrancia, Italia 1969
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1969

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Trama del film Uccidero' un uomo

Un bambino muore dopo essere stato investito da un pirata della strada: il padre, da quel momento, vive solo per rintracciare il colpevole. Ci riesce e scopre di avere dei potenziali ottimi complici…

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (7 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Uccidero' un uomo, 7 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  21/01/2022 14:06:37
   7½ / 10
Anno molto produttivo per Chabrol che quasi contemporaneamente esce con questo film e "Stephane", altro lavoro molto cupo e familiare.

In questo caso il film inizia con un incidente annunciato dalle campane a morto i una chiesetta di periferia. Un uomo non avra' nessun altra aspirazione nella vita se non quella di vendicarsi.

Lo svolgimento e la conseguente indagine sono molto interessanti.

Ottimo film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  12/07/2019 13:56:29
   7 / 10
Revenge-movie psicologico in cui la vita di un poveraccio qualunque viene completamente stravolta dall'uccisione del figlioletto da parte di un pirata della strda. Nessun altra ragione di vita se non quella di punire il colpevole.
Un buon drammatico a tinte thriller ben strutturato tra la caratterizzazione del protagonista autodistruttivo e svuotato di tutto tranne che della vendetta, e la sua ricerca ossessionata del colpevole sempre più ostacolata dalla sua oramai involontaria umanità.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  19/02/2018 22:00:39
   8 / 10
Una storia di vendetta in un clima da tragedia greca dove il vendicatore annulla completamente la sua vita per un unico e preciso scopo. Tutto deve essere pianificato alla perfezione con calma e pazienza, senza alcuna fretta. E mantiene la calma anche di fronte all'assassino che deve uccidere, incarnazione di una bestia. Volgare ed arrogante, prepotente e spregevole, la bestia tiranneggia sulla propria famiglia, evidenzia i lati oscuri nell'animo di ognuno di loro. Chabrol firma uno dei suoi migliori film. Di una precisione chirurgica per come riesce a far emergere le sfaccettature dei personaggi e niente affatto scontato a livello narrativo.

7219415  @  20/12/2016 17:28:23
   7 / 10
Chabrol non delude mai

Oskarsson88  @  18/12/2016 21:04:51
   6½ / 10
Buone basi, buona idea, bella ambientazione, quello che mi ha lasciato un po' interdetto è a mio avviso la eccessiva componente negativamente caricaturale del protagonista anti-eroe. Il volerlo rendere troppo spregevole è stato un passo falso. Alcune scene poi un po' inverosimili. Insomma, resta pur sempre un bel film ma si poteva sviluppare meglio. Di Chabrol ne ho preferiti svariati altri.

Goldust  @  18/09/2015 09:51:39
   7½ / 10
Racconto di un'ossessione e della sua scientifica realizzazione. Cinema asciutto e diretto, quasi asettico in alcuni passaggi ( che tradiscono per la verità l'animosità repressa dello scrittore ), privo di quello humor nero tipico del regista eppure grandioso quando descrive la sgradevolezza da bestia di Paul Decourt ( la scena della cena è esemplificativa in tal senso ). Con le nebbie fini e la sua calma apparente, come sfondo dell'ambigua vicenda la Bretagna funziona a meraviglia e sarà infatti riproposta anche nel più recente "Il colore della menzogna". Il tema della colpa, che ricopre un ruolo centrale nella vicenda come lo era nelle opere di Hitchcock e Lang, è suggellato nel migliore dei modi da un finale molto poetico.
Tra le opere di Chabrol è una di quelle da vedere.

Crimson  @  25/10/2009 17:12:00
   9 / 10
Da un romanzo di Nicholas Blake (padre dell'attore Daniel Day-Lewis), Chabrol dirige un film straordinario. Un trhiller teso, profondo, che esplora sentimenti di colpa, perdono/vendetta, senso di giustizia e libero arbitrio.
Per scoprire chi ha investito il proprio figlio di 6 anni, uccidendolo, lo scrittore Charles Thenier (Michel Duchaussoy) conduce un'indagine personale indipendente da quella canonica della polizia e ordinaria della legge: il suo obiettivo è di vendicarsi uccidendo l'assassino di suo figlio. Manca un passaggio, quello di come si regolerebbe la giustizia se egli stesso si macchiasse dello stesso delitto. Il codice della vendetta sembra non considerare il problema di vincoli morali insormontabili secondo i codici della legge. Si appella ad un senso della giustizia che coincide con il libero arbitrio. Fin dall'inizio lo scrittore appunta regolarmente su un'agenda i suoi pensieri e progetti. Questo particolare, che nel finale si rivelerà decisivo per sciogliere i dubbi sulla risoluzione del giallo, è anche un espediente per rivelare come voce fuori campo l'evolversi delle riflessioni del protagonista. Un artificio che potrebbe apparire didascalico o superfluo, ma la profondità e la sincerità che egli profonde tra quelle pagine rivelano una persona distrutta dal dolore e coincidono con le sue azioni, che sebbene razionalmente calcolate e apparentemente fredde, non esulano dal contaminarsi gradualmente nei sentimenti e nelle emozioni: la farsa con Helene si confonde con un amore sincero; il rapporto "paterno" con Philippe è una condivisione spontanea perchè entrambi trovano la stessa lunghezza d'onda nell'odio verso Paul.
E così infine Charles scopre la paura della conseguenza della sua azione e và incontro ad una fine più che onorevole alla stregua del Samourai di Melville (cfr. 'Frank Costello faccia d'angelo').
I ritratti sono sfumati con maestria e forse l'unica pecca risiede nel fatto che l'istrionico Paul Decourt (un fenomenale Jean Yanne) è palesemente odioso e ciò alleggerisce la questione legata alla colpa dei personaggi coinvolti nel suo turbine e alla riflessione sul concetto di giustizia. Ma il film è così ricco di labilità emotiva e dei comportamenti, che in questo caos dettato dalla fragilità umana emergono persone estremamente disperate, la cui solitudine per "cause di forza maggiore" resta incolmabile. Ciò invero accresce lo spessore della tragedia greca che si compone nella clamorosa parte finale e al tempo stesso l'accorata sintonia tra Charles e Helene.
Regia superba: la sequenza della gita in barca è suspense d'autore. Toccante oltremisura Helene, colpevole e vittima, una bellissima Caroline Cellier.
Ottimo comprimario Maurice Pialat nella parte dell'ispettore.

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