una lezione d'amore regia di Ingmar Bergman Svezia 1954
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una lezione d'amore (1954)

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locandina del film UNA LEZIONE D'AMORE

Titolo Originale: EN LEKTION I KÄRLEK

RegiaIngmar Bergman

InterpretiEva Dahlbeck, Gunnar Björnstrand, Yvonne Lombard, Harriet Andersson

Durata: h 1.36
NazionalitàSvezia 1954
Generecommedia
Al cinema nel Marzo 1954

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Trama del film Una lezione d'amore

Lasciato dall'amante Susanne, l'esuberante ginecologo David Erneman cerca di riavvicinarsi alla moglie Marianne durante un viaggio in treno per Copenaghen: qui infatti vive Carl-Adam, l'amante di Marianne, scultore alcolizzato ed ex migliore amico di David...

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Voti e commenti su Una lezione d'amore, 13 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  30/09/2020 15:56:08
   6½ / 10
Per essere un film chiaramente e palesemente adattato al pubblico internazionale (ovvero quello che ha come punto di riferimento Hollywood), come esplicitano le sue sciocchezze ironiche o un suo certo decoro aristocratico, EN LEKTION I KÄRLEK (Una Lezione d'Amore) riesce a mantenere alcune cose proprie del cinema d'autore di Ingmar Bergman, tra cui l'intreccio temporale o lo spessore caratteriale dei protagonisti, non necessariamente coerenti o logici e segnati dagli eventi della vita, che qui assumono connotati iperbolici al fine di ottenerne un gusto più commerciale.

kafka62  @  16/05/2018 09:33:00
   6 / 10
Spigliato, effervescente nei dialoghi, piccante quel tanto che basta per creare un'atmosfera di libertinismo à la pàge (dietro al quale si nascondono però i consueti temi di Bergman, dalla provvisorietà dei rapporti umani alla paura della solitudine), "Una lezione d'amore" è un film che, pur nella sua evidente povertà formale e nella teatralità dell'ambientazione, del découpage e delle entrate ed uscite di scena dei personaggi, sembra stare a "Sorrisi di una notte d'estate" come "Prigione" o "Una estate d'amore" stanno ai grandi drammi della maturità: stesso ritmo, stessa disinvoltura, stessa grazia (anche quando si tratta, anziché di forbiti epigrammi, di battutacce del tipo: "Ma se, come voi dite, il Padreterno ha fatto prima la donna con cura e poi l'uomo alla bell'e meglio, come la mettiamo con la costola mancante?" "Già, è vero, ma a noi uomini l'ha fatta spuntare un poco più sotto"), e in più quel tocco da screwball comedy americana, che si riconosce soprattutto in una riuscita scena alla Ernst Lubitsch (David scommette con un passeggero del treno, il quale se la spaccia da seduttore, che riuscirà a baciare l'altera Marianne prima di giungere a Malmö, senza però che questi possa immaginare che i due sono marito e moglie: davvero esilaranti il suo sbigottimento e il suo strabuzzar d'occhi – del resto, è una sorpresa anche per lo spettatore – quando davanti a lui la coppia inizia a baciarsi appassionatamente e disinibitamente). Certo, Bjornstrand e la Dahlbeck non sono Cary Grant o Grace Kelly, ma nelle divertenti schermaglie amorose in treno (un po' meno quando vengono ringiovaniti nei flashback) si comportano da grandi attori.
Finché reggono la brillantezza dei dialoghi e lo spunto di partenza (l'abbandono precipitoso dell'amante per correre dietro alla legittima consorte), "Una lezione d'amore" è un ottimo film. Il suo punto debole risiede purtroppo in quello che è il perno della sua architettura narrativa: il flashback. Durante il viaggio scorrono, evocati ora da una foto ora da una frase della conversazione, ricordi sparsi di una vita sentimentale che ha attraversato, in una inesorabile parabola discendente, tutte le fasi, dall'idillio alla nausea (Marianne stessa dice a un certo punto che "l'amore è una spasmodica smorfia che finisce in uno sbadiglio"). Alla lunga, però, questo andamento oscillante tra presente e passato rivela una stanca e ripetitiva meccanicità. Con gli episodi ridotti per lo più a sketch da operetta (il matrimonio con Carlo Adamo saltato all'ultimo momento per un tardivo sussulto di resipiscenza di Marianne) o a gag spiritose ma di corto respiro (la scoperta degli amanti nella stanza d'albergo), il film si sfilaccia irrimediabilmente, e viene per giunta penalizzato da uno stile il quale, dal montaggio dilettantesco (i passaggi da una sequenza all'altra non risultano molto diversi da quelli di tanta commediaccia all'italiana di quegli anni, senza neppure lo sforzo di una ellissi un po' originale ed inventiva) alla fotografia anonima (capace tutt'al più di qualche velleitario sprazzo bucolico nel bosco dell'ultimo flashback; non a caso è il primo film da "Prigione" – e sarà anche l'ultimo, con la sola eccezione di "Alle soglie della vita" – in cui non compaiono come direttori della fotografia né Gunnar Fischer né Sven Nykvyst), non risulta degno di Bergman.
Se "Una lezione d'amore" non giunge mai alla noia, certo il sentimentalismo catechizzante che si respira nella festa per il compleanno del nonno ci va pericolosamente vicino. La caotica sarabanda al night è l'estremo, vano tentativo operato dal regista di rivitalizzare il finale per mezzo dei rassicuranti meccanismi della pochade, ma ottiene il solo risultato di far cadere nel ridicolo l'indubbia classe della Dalhbeck. Il puttino che, nell'ultima inquadratura, entra nella stanza degli amanti è solo il gustoso, anacronistico (gustoso proprio perché anacronistico) suggello a una morale che in realtà avevamo capito già da un pezzo: vale a dire, l'uomo e la donna, per quanto possano odiarsi, tradirsi, imporsi di rimanere soli, sono in realtà fatti per vivere l'uno con l'altra. "Sesso e decesso – diceva Woody Allen – sono le uniche due cose che contano nella vita". In "Lezione d'amore" Bergman si fa gioioso e burlesco cantore delle croci e delle delizie del talamo coniugale (senza peraltro trascurare le scappatelle adulterine), ma, tra le pieghe di questo ironico marivaudage, è già presente il grande tema della morte, come i suoi ammiratori scopriranno nei film successivi.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  26/06/2011 00:41:46
   8 / 10
Una commedia caustica e brillante dove possiamo trovare due attori svedesi molto bravi: Gunnar Bjornstrand nel ruolo di un ginecologo farfallone (scusate il gioco di parole) e la bellissima Eva Dahlbeck. I due formano una coppia davvero formidabile, tenendo la loro relazione in bilico tra l'amore e l'odio, riempiendo lo spazio tra i due opposti con battute pungenti e comportamenti accattivanti. Bergman, pur non rinunciando a porsi ardue domande sulla condizione umana, si diverte e fa divertire.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  30/09/2010 22:42:56
   7 / 10
Bergman agli inizi della carriera si è cimentato anche con le commedie e tutto sommato con dei buoni risultati. "Una lezione d'amore", ad esempio, è un film che riesce a mantenere sempre viva l'attenzione dello spettatore e anche a divertirlo, grazie all'ironia, al paradosso, all'elegante leggerezza e all'arguzia di numerose scene.
Vengono spontaneamente in mente le commedie rosa americane, soprattutto quelle di Lubitch. La differenza è che le commedie di Bergman sono comunque più serie, più impegnate e, perché no, più profonde (a costo di essere meno brillanti e divertenti).
Nelle commedie americane in genere c'è un uomo e una donna che apparentemente si odiano, se ne fanno di tutti i colori, le circostanze li mettono l'uno contro l'altro, anche se alla fine tutti gli equivoci e gli ostacoli vengono rimossi per il classico lieto fine. Inoltre si usano molto spesso personaggi ridotti a tipi.
Bergman agisce più in profondità, non esita a mettere in discussione istituzioni e sentimenti, cioè la famiglia e il concetto di amore duraturo. Per questo spesso si rimane colpiti dalle situazioni e si ha una forte impressione di realismo e coinvolgimento.
Del resto il tema di "Una lezione di amore" è lo stesso di tutti i primi film di Bergman. Proprio il fatto che riesca a fare degli ottimi film usando sempre lo stesso argomento, non fa che confermare la grandissima perizia cinematografica.
Qui si utilizza un sapientissimo montaggio a incastro fra fatti in tempo reale e flashback del passato, con la funzione di chiarire i fatti già mostrati (metodo poi usato anche da Tarantino). C'è quindi questa altalena fra presente e passato che rende la storia intrigante e un po' a sorpresa. I flashback aiutano a far capire lo stato d'animo che provano i personaggi in quell'istante, stato d'animo che si riversa nello spettatore e che lo rende partecipe e complice dei disegni dei personaggi.
Allo stesso tempo il punto di vista spesso cambia, passando dall'uomo alla donna. Questo serve a demistificare i personaggi, a evidenziare i loro difetti e le numerose debolezze; inoltre sdrammatizza e toglie qualsiasi tipo di eccessivo romanticismo.
Immedesimazione, distacco, serietà, ironia, dramma, scherzo, serio, faceto si alternano come in un balletto o in un'opera di teatro brillante.
Ed è quest'ossatura interna che si intravede dietro il corpo esteriore che dà valore e interesse al film. E' infatti inevitabile che il tempo abbia fatto cadere molta polvere su questo tipo di storia, sull' ambiente e sulle situazioni. Il fim mostra certamente molte rughe.
Comunque, soprattutto nell'ultima parte, l'intreccio e le battute mi hanno fatto (sor)ridere e Buon film, in fin dei conti.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  16/09/2010 17:03:40
   7½ / 10
Toni leggeri e quasi frivoli ma fanno da contrappunto tanto cinismo e disillusione in questa simpatica e riuscita prima commedia di Bergman. Pur non facendo spanciare dalle risate è ancora una volta un film personale per l'autore che ci mette dentro tutte le tematiche a lui care tra amore,sesso e inconscio. Neanche amaro se si pensa al finale,però riesce a colpire anche per la forma usata dal regista che alterna vari e ripetuti flashback al presente,trattando una storia normalissima di una coppia in crisi nera ma in modo delizioso.
Quindi a colpire è prima di tutto la forma non convenzionale del racconto,spezzettato in maniera non lineare.
Molto femminile e sessuale nel senso di continui rimandi.
Solo qualche piccola incongruenza nei flashback,comunque ottimi personaggi e ottimo cast.

Neu!  @  24/09/2009 21:13:21
   6½ / 10
"Una Lezione D'amore", pur avendo degli ottimi spunti, è tutto sommato un Bergman minore. forse è stato fatto immediatamente prima dello stupendo "Sorrisi Di Una Notte D'Estate", del quale è indubbiamente inferiore. comunque, come già detto, dei buoni spunti ci sono, che verranno approfonditi nei film successivi.

vehuel  @  10/01/2009 12:22:54
   7½ / 10
Veramente molto ma molto carino.
Bergman non delude nemmeno quando si cimenta nella commedia.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  07/04/2008 20:10:19
   8 / 10
Prima e riuscitissima commedia che vedo di Ingmar Bergman, davvero deliziosa, è l'aggetivo solito più adatto.
Una pellicola graffiante, cinica sul matrimonio e l'adulterio con metafore sessuali presenti ovunque(il maneggiare il tagliacarte, infilare il dito dentro la pipa durante un incontro furtivo, il getto della bottiglia di spumante stappata..), buona sceneggiatura con una struttura narrativa insolita per il regista svedese, fatta di flashback e voci fuori campo della coppia.
Divertente sul serio, si ride in certi momenti, in altri fa riflettere, una firma d'autore degna del nome del regista, un film tra l'altro molto ben fotografato.
Una giovane e bella, un pò mascolina con un gran fisico, Harriet Anderson che offre una buonissima prova su una ragazza in crisi esistenziale, ed ottima prova di Gunnar Bjonstrand, un attore che purtroppo non ho mai visto recitare con nessun altro regista, buona anche la prova della moglie tradita e traditrice.

Ch.Chaplin  @  30/09/2007 13:37:25
   7½ / 10
concordo con tyler, ankio lo preferisco sotto altre tematiche ma son convinto ke anke come commediografo non sia affatto malvagio...e questo film ne è un ennesimo esempio

tyler  @  28/06/2006 00:17:04
   9 / 10
Ho notato che su questo sito le commedie di Bergman vengono prese un poco sotto gamba e non vengono molto apprezzate.
Sono d'accordo sul fatto che preferisco Bergman quando tratta altri generi forse a lui più cari e più consoni, ma non posso fare a meno di notare comunque che anche quando si adopera in pellicole più "leggere", il regista svedese non perde ne di lucidità, ne di acutezza nel descrivere situazioni e movimenti interiori che soltanto il suo occhio riesce a percepire.
In questo film emergono tutte le carenze degli esseri umani alle prese con un tipo di rapporto più intimo con l'altro sesso e l'incapacità di attenersi a certe regole imposte di buona condotta che cozzano con il proprio "sentire".
Alcuni dialoghi sono illuminanti e necessitano di più di un ascolto per essere recepiti appieno.
"Fame, pasto, appagamento.....disgusto"
di un acume terrificante!

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Ultima risposta 01/07/2006 21.09.37
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  24/05/2006 16:07:05
   7½ / 10
Proprio bello, oltre che strapparmi dei sorrisi e a volte anche delle risate (la scena più esilarante è quando Carlo Adamo e Marianne litigano fra di loro e sfasciano tutto e poi si riconciliano come se niente fosse) i dialoghi sono molto curati e mi hanno fatto pensare. Una divertente analisi dei rapporti fra uomo e donna e buona cura dei personaggi (il nonno che odia i picnic e sabota la macchina, la sorella di David stressata). Insomma Bergman è un bravissimo regista e pur non essendo questo il suo film migliore anche se resta l'unico visto da me riesce a cogliere nel segno.

Mpo1  @  12/03/2006 23:46:29
   6 / 10
La prima vera e propria commedia di Bergman, un genere non particolarmente adatto al grande regista svedese. Realizzato per volere dei produttori e definito dallo stesso regista un film "frivolo". Costruito attraverso una serie di flashback, il film presenta molti temi tipici del regista, ma il risultato non è entusiasmante. C'è qulache momento divertente ma spesso Il film scivola nella farsa. L'elemento più interessante è la presenza di situazioni e battutte che negli anni '50 sarebbero state impensabili in un film italiano o americano, ma che probabilmente non scandalizzavano molto gli svedesi ...
Da non confondere con 'Un' Estate d'amore' del 1951 e 'Una Vampata d'amore' del 1953. Che originalità questi titoli italiani!

Crimson  @  10/03/2006 15:17:38
   6 / 10
Specialmente nella primissima parte della propria carriera Bergman ha trattato il tema del matrimonio in tutta la sua complessità, sia con risvolti sobri e divertenti, sia con toni più drammatici. Questa è una commedia a tratti divertente, con delle buone trovate (i coniugi che fingono di conoscersi sul treno e si burlano dello sbruffone di turno che ci prova con lei..) alternate a parti poco coinvolgenti e a volte noiose. Si ride abbastanza pur trattandosi di una comicità d'altri tempi. Irresistibile il personaggio di Carl-Adam e sopra le righe soprattutto Eva Dahlbeck in un ruolo simile a quello interpretato in "Sorrisi di una notte d'estate".
Personalmente credo che il regista, tra i suoi primi film, sia riuscito a essere maggiormente incisivo quando ha affrontato questo tema in modo un pò meno leggero e positivo.
Questa infatti rientra tra quelle poche commedie che possono tranquillamente restare nell'anonimato pur non trattandosi in definitiva di un film brutto.

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Ultima risposta 10/03/2006 15.51.46
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