Artista americano a Parigi e giovane commessa parigina s'innamorano. Lui si sente, però, in debito con la sua mecenate, mentre lei s'è impegnata a sposare, per gratitudine, un amico francese di lui.
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Ma, ditemi, quanto sarebbe stato più brutto il mondo senza questi musical, i brani di George Gershwin e quel bell'imbusto di Gene Kelly che ci insegna come corteggiare le fanciulle? Nella magia technicolor voliamo letteralmente insieme alle piroette dei protagonisti cullati da note che hanno fatto un pò la storia della musica, immersi in scenografie finte ma che proprio per questo conferiscono un'atmosfera di sogno dove nascono storie d'amore impossibili. Anche chi non ama affatto la danza, come me, non può non rimanere affascinato dalle perfette coreografie. Non poteva esserci esordio migliore per Leslie Caron. Imprescindibile.
Uno scapestrato artista americano si trova a Parigi in cerca di fortuna; s'innamora di una giovane e timida commessa, che in realtà, pur ricambiando il sentimento, è però già fidanzata con il miglior amico di lui... Costruito intorno all'omonima composizione a metà fra il classico e il jazz di George Gershwin, "Un Americano a Parigi" rappresenta l'apripista della seconda stagione d'oro del musical hollywoodiano, che già nel corso degli anni '30 era stato uno dei generi di punta per poi rimanere per lo più dormiente per tutto il decennio successivo: adesso, al posto di Busby Berkley c'è il talentuoso Gene Kelly e invece del bianco e nero uno sgargiante Technicolor a riportare questo tipo di film nel mainstream, facendo accaparrare al film una pioggia di Oscar, lodi da parte di pubblico e critica e un nuovo interesse nel formato musicale, che troverà in un primo momento proprio in Kelly e nelle sue abilità canore e danzatrici il suo fulcro. Il musical è sempre stato uno dei miei generi preferiti, anche se il mio rapporto con esso è un po' contraddittorio: sebbene lo adori, ci sono pochissimi film di quel genere che mi piacciono, a riprova di quanto sia difficile tirare fuori qualcosa di soddisfacente anche quando gli ingredienti sono tutti lì serviti su un piatto d'argento. Questa rinomata gemma della filmografia di Kelly appartiene proprio a quel tipo di musical gradevole, ma che manca della scintilla necessaria. Il motivo è bipartito: da una parte, il film rappresenta narrativamente una delle più basilari e pigre accozzaglie di stereotipi immaginabili, dalla storia d'amore all'acqua di rose ai personaggi monodimensionali nel loro idealismo giovanile, e la storia che viene sviluppata non è niente più di un pretesto per collegare fra di loro le numerose scene di musica e danza, anche se pure in quel caso ci sono delle eccezioni.
Il disilluso vicino pianista di Kelly si lancia di punto in bianco in un'esibizione privata senza alcun perché; certo, la sequenza onirica che ne deriva, dove l'uomo si immagina come membro di una grande orchestra, è carina e affascinante, ma non ha motivo di esistere.
Tant'è vero che nel finale il film decide di mettere totalmente da parte ogni pretesto di portare a termine la storia in maniera soddisfacente e mette in scena una sequenza di ballo che va avanti ininterrotta per una durata che pare di gran lunga superiore ai venti minuti che dura in realtà. Il fatto che le danze siano ottimamente coreografate e la musica molto orecchiabile purtroppo non distraggono da questo centrale difetto, complice anche la regia di Vincente Minnelli, competente e aggraziata, ma priva di energia e di mordente. Di contro, oltre all'innato carisma di Kelly, che è l'unico membro del cast degno di nota, abbiamo un lato tecnico davvero straordinario: le scenografie sfarzose danno vita alla classica Parigi da cartolina, certi virtuosismi della macchina da presa, soprattutto durante le scene di danza, sono memorabili, e i colori vividi e brillanti rendono il film una costante gioia per gli occhi. Ma permane comunque dall'inizio alla fine la sensazione che sia solo uno specchietto per le allodole, una serie di trucchi che non riescono a mascherare il vuoto narrativo che si nasconde dietro ai prodigi tecnici e all'ovvio impegno di Gene Kelly. Sarà pure elegante e ben fatto, ma non è per niente un capolavoro e non merita tutti gli Oscar che si è portato a casa.
Una fiaba musicale zuccherosa e sopravvalutata che gode di fama immeritata pur essendo una pellicola di discreta evasione. Ottimo lavoro scenografico con la Parigi da cartolina ricostruita negli studi hollywoodiani ed un Kelly come al solito mattatore; molto, molto più debole la sua partner Leslie Caron, almeno quando non danza. Tanto spettacolare quanto barboso l'interminabile balletto finale.
6 premi Oscar? Capisco i costumi, capisco la colonna sonora, ma la pellicola è a tratti snervante e davvero poco coinvolgente, ed è particolarmente strano per un musical, genere che non mi fa impazzire ( alcuni, ma non tutti, mi sono piaciuti). Davvero poca cosa, per me.
Il lunghissimo balletto finale ha un po' alterato quello che era il mio giudizio fino a quel momento. L'ho trovato poco accattivante e meno esuberante nella performance di Gene Kelly rispetto a CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA, ma questo forse perchè non amo particolarmente il musical. Rimane comunque un grande classico, godibile, colorato e molto orecchiabile, soprattutto per la musica che mi è sembrata decisamente moderna, ben interpretato e a tratti anche divertente. Ovviamente per questo il merito più grande è del cast, capitanato dal sempre bravo e carismatico Gene Kelly, abile nel far risaltare la vivacità che si deve a pellicole come questa, intrattenendo lo spettatore con bravura e capacità artistiche. La storia non è il massimo dell'originalità, anche e soprattutto per il periodo in cui è girata, ma regala una visione semplice e godibile che non si fatica a premiare con un buon voto.
Un grande classico, giustamente intramontabile. Elegante e garbato, trascinante e ricco di trovate fantastiche. Semplicemente straordinari i numeri musicali, inarrivabili per tecnica e bravura Kelly e la Caron. Un magnifico sogno ad occhi aperti!
Il primo gran successo di Gene Kelly, per quanto mi riguarda l'Orson Welles dei musical, e l'unico a potersela giocare con l'astronomico Fred Astaire che resta forse il Re indiscusso della danza. C'è da dire però che non è neanche paragonabile con il capolavoro assoluto del genere, e mai più superato, che verrà l'anno successivo, "Cantando sotto la pioggia" (stavolta sarà anche diretto da Kelly), qui di memorabili ci sono i tip tap del protagonista, parte della Parigi ricreata magnificamente in studio, eggià sono queste le scenografie di Hollywood che piacciono a me, ma nient'altro. Una bella favoletta, tra presunti viziati ed umiltà, dove i presunti tali in realtà sono più umili degli umili, e diciamocela, io avrei preferito l'happy ending con la mecenate.
Caspita quanti oscar ha rubato questo filmetto !!! Tutta l'impacchettatura da musical, con bei costumi, belle coreografie e bei balletti ne ha fatto quasi un capolavoro. Personalmente questo nn si avvicina nemmeno lontanamente alla definizione "capolavoro" e se rimane sopportabile fino a un'ora e mezza, durante gli ultimi venti minuti subentra un inevitabile fracassamento dei cosiddetti per via di un ballo interminabile e, dunque, noiosissimo. Finale stupidissimo da favoletta...
non mi è piaciuto per niente...non ho trovato musiche originali e l'ultima parte tutta fatta di balletti e colori mi ha annoiato moltiissimo(forse la visione non è stata aiutata dal fatto che ho visto il film senza sottotitoli per le canzoni)... comunque secondo me è un film sopravvalutato...
Straordinaria, stilisticamente quasi perfetto ed elegante fino a rasentare il manierismo. Resta - a ragione - uno dei piu' popolari musical di sempre, anche nella sua escalation kitsch (blanda eppur impeccabile la Montmartre piena di colori e vitalità). Forse è anche uno dei primi musical americani a descrivere il mondo europeo, cosa tutt'altro che rara vista anche la stagione indimenticabile del jazz in Europa e delle trasferte numerose di attori americani. Leslie Caron è una ballerina incantevole
Godibilissmo musical con un Kelly al suo solito che no sbaglia un colpo. La regia e la bravura degli attori non fanno pesare una certa leggerezza nella trama.