Un gruppo di pistoleri cerca di liberare un carcerato, lo sceriffo John T. Chance può contare solo su tre persone al suo fianco. Tra il disinteresse dei cittadini, una bella avventuriera innamoratasi dello sceriffo cerca di aiutarlo.
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Western molto semplice ma efficace, in cui si sposano felicemente ironia, azione e un profondo messaggio morale. “Rio Bravo” si incentra sulla possibilità di redenzione dell’uomo, sul suo riscatto etico e sociale. A tal fine, Howard Hawks mette in scena dei personaggi dotati di uno spessore psicologico tutt’altro che trascurabile: l’ubriacone Dude, il vecchio sciancato Stumpy e la presunta viziosa giocatrice d’azzardo Feathers rappresentano il microcosmo umano su cui è imbastito tutto il canovaccio del film, costituendo il fulcro su cui poggia il pensiero del regista. La trama pura e semplice è posta al servizio di questi soggetti, di cui il regista segue l’evoluzione psicologica ed emotiva accompagnandola con un umorismo che non stona mai. Essi sono i reietti della società che tuttavia, mettendosi al servizio dello sceriffo Sceriffo John T. Chance, contribuiranno alla salvaguardia di quella stessa società che li ha emarginati. Il messaggio di Hawks è chiaro e apodittico: chiunque può commettere degli errori nella propria vita, ma ad ognuno deve essere data la possibilità di riabilitarsi. E la riabilitazione attuata dal regista sta nel mostrarci come taluni soggetti, condannati per la loro debolezza dalla comunità gretta e ottusa, siano in realtà capaci di sentimenti profondi e sinceri quali l’amore, l’amicizia e il coraggio. Il punto forte di questo film –vera e propria fonte di ispirazione di altre successive pellicole- risiede nella sua estrema sobrietà, che si traduce nella capacità di trasmettere il suo messaggio in maniera diretta e senza fronzoli. Da ricordare il bel motivo musicale (“My rifle and my pony”) intonato Dean Martin e Ricky Nelson.