un giorno di terrore regia di Walter E. Grauman USA 1964
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un giorno di terrore (1964)

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locandina del film UN GIORNO DI TERRORE

Titolo Originale: LADY IN A CAGE

RegiaWalter E. Grauman

InterpretiOlivia De Havilland, Ann Sothern, Jeff Corey

Durata: h 1.33
NazionalitàUSA 1964
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1964

•  Altri film di Walter E. Grauman

Trama del film Un giorno di terrore

Rimasta bloccata nell'ascensore interno della sua casa, ricca vedova passa lunghe ore d'incubo, terrorizzata da un trio di teppisti.

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Voto Visitatori:   7,64 / 10 (18 voti)7,64Grafico
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Voti e commenti su Un giorno di terrore, 18 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  05/10/2022 11:03:16
   7 / 10
Thriller claustrofobico anni '60 ben fatto. Molto bene il cast e sceneggiatura che sa come creare tensione. Buono.

topsecret  @  21/06/2020 14:01:59
   6 / 10
Ingenuo e contraddittorio in alcuni momenti, UN GIORNO DI TERRORE è un thriller modesto che può essere apprezzato soprattutto per l'interpretazione di una Olivia de Havilland eclettica e credibile nelle emozioni che trasmette. Il resto, a mio avviso, non brilla per realizzazione e non si fa ricordare a lungo.
Bene il cast che vede il quasi esordio sul grande schermo di un James Caan particolarmente carogna.

Goldust  @  27/02/2020 16:18:44
   6½ / 10
In questo thriller "casalingo" c'è un buon utilizzo degli spazi chiusi e l'interpretazione sublime della De Havilland ci fa vivere tutte della fasi emotive della sua situazione, dalla preoccupazione all'angoscia fino al terrore.. Però, pur non negando che il soggetto di partenza ha un fascino singolare, la pellicola nel suo incedere non mantiene le promesse e smorza la tensione che dovrebbe provocare la profanazione casalinga da parte di sconosciuti malintenzionati con un interminabile via vai di personaggi sui generis, mossi da istinti francamente esagerati. Non male ma un pò sopravvalutato, nel suo insieme. E dire che dura poco.

steven23  @  12/03/2016 20:48:27
   8½ / 10
Contiene SPOILER

La storia è molto semplice, l'ambientazione ristretta alla sola casa della protagonista con solo poche eccezioni.
Il risultato è ugualmente efficace... direi terribilmente efficace!
Grauman ci regala un fulgido esempio di tensione cinematografica concentrata in un piccolo spazio; e che non accenna in alcun modo a diminuire con lo scorrere del tempo anzi, cresce e continua a farlo fino a esplodere nella mezz'ora finale, quando quello che potrebbe sembrare una sorta di home-invasion diventa molto di più grazie alla lettera... la stessa lettera su cui il regista si sofferma con una certa attenzione proprio nelle battute iniziali del film, quasi a volerci avvertire di non dimenticarsi del peso che potrà avere più avanti.
Sono proprio dettagli come questo a donare al film uno spessore maggiore di quello che gli si potrebbe dare all'apparenza... quel "i kill myself" ripreso per pochi istanti, lo sguardo strano (impotente? disperato?) che il figlio lancia alla madre poco prima di uscire di casa. Per non parlare di tutto ciò che circonda questo terribile dramma che Cornelia vivrà inconsapevole per gran parte dello svolgimento... attorno a lei c'è una realtà orribile, piena di individui difficilmente accostabili al termine "esseri umani": avidi, privi di qualsivoglia pietà, il terzetto di teppisti persino sadico in molti dei suoi atteggiamenti. E saranno proprio loro a concentrare le attenzioni sulla protagonista rendendo la sua prigione improvvisata un autentico inferno; un incubo ancor più atroce di altri per via del miraggio di una salvezza così vicina e, allo stesso tempo, irraggiungibile.

Giusto sottolineare almeno altri due aspetti che rendono la pellicola di livello... il primo riguarda l'evidente volontà di Grauman di soffermarsi sulla bassezza di una buona fetta della società americana dell'epoca; e se non fossero sufficienti i soggetti che, a turno, entrano ed escono dalla vicenda, basti ascoltare le informazioni che la donna ascolta alla radiolina. Non c'è il minimo spazio per la speranza, nemmeno nelle notizie date dallo speaker radiofonico.
Il secondo si rifà, ovviamente, a quanto detto poco sopra. Il doppio dramma vissuto dalla protagonista come uno solo fino al momento in cui i due fili rimasti sempre a debita distanza s'intrecciano. E qui ecco la tensione raggiungere livelli inverosimili, la violenza (quella percepita, non mostrata apertamente) esplodere e trascinare lo spettatore nel vorticoso finale che, per quanto mi riguarda, regala un sollievo molto effimero. Troppo per etichettarlo come "lieto"... non c'è nulla di lontanamente simile nella sequenza finale, solo la risoluzione del troncone principale della storia. Ciò che si celava dietro rimane in sospeso, a pesare atrocemente sull'esausta protagonista; i titoli di coda si portano via tutto...
... o quasi! L'angoscia rimane!

Sul versante attori c'è davvero poco da dire. Un giovanissimo Caan si cala perfettamente in una parte tutt'altro che facile, la Sothern convince più che mai seppur lontana dall'avere un ruolo veramente cardine (e lo testimonia il destino della sua Sade). Tutti quanti, nessuno escluso vengono però letteralmente portati a scuola dalla De Havilland, oramai sempre di più nella mia personale lista delle "intoccabili" assieme a poche altre. La sua interpretazione (giusto per dare un'idea nemmeno sul podio delle sue migliori) risulta comunque magistrale sotto tutti i punti di vista... e accentuata dallo spazio chiuso in cui si vede costretta a recitare, difficoltà che le permette di usufruire al meglio di un'espressività davvero magnifica. Misurata quando serve, potente nei momenti più intensi... e in grado, insieme alla linguaggio del corpo e alla gestualità, di donare un numero incredibile di sfumature al personaggio di Cornelia. C'è di che rimanere incantati, e non sto affatto esagerando... non stavolta!!

Film splendido!!!

DogDayAfternoon  @  25/06/2015 22:25:43
   7½ / 10
Claustrofobico e agghiacciante ritratto della perversità e malvagità a cui può tendere l'animo (dis)umano. Tema che verrà riproposto qualche anno dopo nell'altrettanto ottimo "New York ore 3: l'ora dei vigliacchi"; se poi pensiamo che "Arancia meccanica" di Burgess è del 1962, sembra esserci una certa enfasi sul tema in quegli anni.

Regia impeccabile così come l'interpretazione di James Caan e di Olivia De Havilland, specialmente quest'ultima. Non è un film così movimentato come la trama potrebbe lasciar supporre, ma lascia comunque il segno. Fosse uscito trent'anni dopo avrei visto benissimo Juliette Lewis nella parte della ragazza del trio di giovani teppisti.

"Abbiamo costruito città e metropoli, e credevamo di aver sconfitto la giungla senza sapere che la stavamo ricostruendo in mezzo a noi".

dagon  @  03/05/2015 20:23:55
   7 / 10
Esemplare pellicola del genere home invasion, con almeno un paio di momenti di cattiveria inusuali per il periodo in cui è stato girato.
Esordio di James Caan.

clint 85  @  26/04/2015 22:51:04
   4½ / 10
Non è una provocazione ma garantisco che ho iniziato a sbadigliare sin dai titoli iniziali.
Un film stucchevole che non trasmette niente.
Personaggi stereotipati a tal punto da diventare marionette.

BOCCIATO SENZA RISERVA.

1 risposta al commento
Ultima risposta 27/04/2015 00.21.53
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ferzbox  @  17/02/2015 20:38:26
   8 / 10
Credo che sia praticamente impossibile rimanere indifferenti da questo film del 1964; sono rimasto sbalordito da diverse caratteristiche che presenta questa affascinante pellicola diretta da Walter E. Grauman.
In primis risulta incredibile il livello di tensione che riesce ad accendersi durante la visione; nonostante il film sia girato in bianco e nero e sia lontano dalle scene di violenza esplicite destinate a nascere da li a poco,si sente un certo disagio mentre ne si segue la trama.
In un certo senso parliamo di un'anticamera al famoso genere delle Home invasion,con la differenza che oltre ad assistere al clima di violenza da parte dei teppisti che si introducono in casa,siamo anche costretti a vivere il tremendo dramma della protagonista,imprigionata all'interno dell'ascensore privato di casa sua.
Non c'è sangue,non c'è violenza sessuale....solo la bestialità di alcuni malviventi che si approffittano della drammatica situazione della padrona di casa,rimasta sola e in balia di esseri umani simili a delle bestie.
Oltre a questo c'è anche tutto un retroscena legato al prologo che si aprirà come un ventaglio nel finale,facendo salire alle stelle la lancetta dell'angoscia.
Davvero un film straordinario che è riuscito a colpirmi nel suo modo di essere narrato; uno stile anni 50/60 con la straordinaria capacità di scuotere lo spettatore; senza escludere la bravura di Olivia De Havilland,tremendamente calata nella parte e coraggiosa nell'aver accettato di interpretarla.
Lo consiglio vivamente perchè oltre ad essere una pellicola di buona fattura la reputo pure una chicca insolita per il suo anno di produzione....da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  24/11/2013 12:20:41
   6 / 10
Piuttosto cattivello per l'epoca, eppure non riesce a trasmettere ne quel senso di claustrofobia promesso all'inizio ne particolare tensione (malgrado un colpo di scena ben architettato).
I personaggi e relativi comportamenti sono o sopra le righe o poco credibili, spesso e volentieri si cade nello stucchevole (perché l'età si sente) e il ritmo induce in più occasioni allo sbadiglio.
Il regista e' riuscito a mettere il coltello nella piaga nel dimostrare l'indifferenza e l'egoismo delle persone quando si tratta di aiutare qualcuno; però diamine se si esagera! Nessuno sente il campanello, nessuno sente le urla, nessuno vede una donna agonizzante che sta strisciando fuori casa in una strada che per tutto il tempo e' molto stranamente intasata dal traffico? (Che poi per tutto il film si parla di caldo, quindi si suppone che qualcuno il finestrino lo tenga anche aperto).
Alla fine le cose che rimangono da ricordare sono primo i bizzarri titoli di testa, secondo il giovane volto dell'esordiente e viscidissimo James Caan. Il resto non mi ha colpito particolarmente.

Un'occhiata ci sta, ma consiglierei piuttosto l'analogo "Gli Occhi della Notte" di Terence Young.

6, per Caan e per il coraggio generale.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/09/2013 15:58:22
   7½ / 10
un buon thriller che offre un interessante contesto di fondo, molto più inquietante della stessa vicenda che si sviluppa all'interno della casa. Un contesto di generale indifferenza, di colpevole indifferenza che mira solo ai propri interessi senza badare agli altri, rinchiusi in quelle automobili che passano noncuranti davanti ad una tragedia in atto.
E' un film permeato di un'egoismo estremo, tutti i personaggi mostrano il loro lato peggiore: violento, rozzo e brutale dei ladri, controbilanciato in egual misura dall'ossessionante possessività di una madre verso il proprio figlio. Una piccola vicenda che evidenzia i nodi al pettine di una comunità in cui il meccanismo più evidente è quello del pesce piccolo mangiato dal più grande (dall'ubriacone al ricettatore). Di forte impatto l'esordio di Caan che mostra la sua forte personalità e magnetismo, molto brava la De Havilland le cui urla sono come il segno di una sconfitta senza nessun vincitore. Certamente per i canoni dell'epoca un film più violento del normale, visivamente e nei contenuti.

Invia una mail all'autore del commento Tempesta  @  11/10/2012 15:15:35
   10 / 10
Non riesco a trovare il motivo per non promuovere questa angosciante pellicola a pubteggio pieno. Un film malato che sembra non avere l età che ha.
Un gioiello che tutti dovrebbero vedere
Pellicola malata

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  11/05/2012 17:24:32
   9 / 10
Pur incentrandosi sullo scontro tra diverse classi sociali, (la ricca signora da una parte e gli emarginati, i rifiuti della società, da un'altra), il film esplora soprattutto le conseguenze del delicato rapporto tra una madre ed il proprio figlio. La donna , vedova, vive con il figlio trentenne in una bellissima casa, tutto è apparentemente tranquillo, gli agi portano il sorriso e le ricchezze materiali gratificano l'esistenza ma possono offuscare la mente e far venir meno una ricchezza molto più importante, quella dell'animo.

Mentre un giovane James Cann legge la lettera indirizzata ad un'incredula Olivia de Havilland per mano del figlio appena partito per un week end, tutte le certezze della donna vengono meno, il castello di vetro costruito così diligentemente a colpi di adulazioni, di morbose attenzioni per quell'angelo disceso in terra si frantuma al suono di quelle poche, terribili parole, è il momento più drammatico del film, la presa di coscienza, Cornelia, prima che i sensi la abbandonino, acquista la consapevolezza che tutto nasce bene dalle mani dell'autore delle cose ma poi tutto degenera nelle mani dell'uomo, l'educazione impartita, basata su un amore soffocante, ha generato un infelice, una pagliuzza in mezzo alla tempesta di una società crudele ed indifferente nel momento del bisogno.

"Mi sbagliavo", dice Randall a Cornelia, "il tuo tesoruccio non ha poppato fino a 12 anni, gli dai da poppare tutt'ora", l'uomo è cresciuto protetto dall'amore di una madre possessiva ed orgogliosa che ha fatto della sua proprietà privata una fonte di egoismo, di invidia e di vizi.

Il film sembra ribaltare la tradizionale ottica interpretativa della storia che vede nello sviluppo della società civile una forma migliore di socialità, l'enorme divario creato dalle classi non permette questo nobile proposito, il ricco, "essere umano", vede il povero, "bestia",come un prodotto sbagliato della società, un elemento di disturbo, Cornelia al cospetto di Randall mette in mostra tutte quelle che soltanto chi appartiene allo stesso rango ritiene siano qualità, la ragione di vita è la quantità dei beni posseduti, l'ambizione divorante, la brama di accrescere la propria fortuna personale.

Al contrario Randall, al pari dei suoi 2 complici e degli altri due disadattati che saccheggiano la casa di Cornelia, non si pongono minimamente il problema della distinzione tra l'essere e l'apparire, si mostrano per quello che sono, senza necessità di coprirsi con la maschera della benevolenza, di fronte a tutto quello sfarzo e a quegli ori avvertono ancora di più quella disuguaglianza che pone da una parte la vanità ed il disprezzo e dall'altra la vergogna e l'invidia. La consapevolezza di questo divario, incolmabile, genera nella mente di quegli esseri emarginati il sentimento che accompagnerà tutta la pellicola, l'odio.

Claustrofobico per tutta la durata della permanenza in ascensore di Cornelia, prigioniera di ciò che avrebbe dovuto diligentemente servirla, il film è carico di suspense, con momenti che ricordano i migliori thriller. Consigliato soprattutto a quelli che non hanno mai visto un film della fantastica Olivia de Havilland

2 risposte al commento
Ultima risposta 11/05/2012 21.17.22
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Leonardo76  @  11/09/2011 02:08:38
   9 / 10
Un film che non sembra proprio essere girato nel 1964, ha una violenza e un cinismo da anni '70 (persino un pizzico di splatter!!), mette un'angoscia tremenda con la sua legge della giungla messa in atto in una casa borghese. Attori tutti bravissimi in particolare i 3 teppisti. Titoli di testa stile simil-futurista rendono la pellicola ancora più fuori dal tempo. Un gioiellino.

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Crimson  @  31/07/2011 10:09:47
   8 / 10
Spoiler onnipresenti.

Un film denso di misantropia.
Un ritratto aberrante della società intesa come comunità, ma anche lo smascheramento di una rituale, meccanica mentalità borghese sempre al servizio della facciata.
Il caso ha un peso molto relativo nel computo di questo dramma.
La serie di coincidenze innescano la brutalità di un'attitudine connaturata, patologica, a lungo repressa, chiusa da un coperchio enorme ma esile.
Il contenuto di questo vaso di Pandora esplode in tutta la sua empietà e non risparmia nessuno.
Tutti sconfitti, dall' "essere umano" alle "bestie". Al termine non riusciamo a individuare sostanziali differenze.
Tale mescolamento è efficacissimo nel suo progressivo instaurarsi. Lo viviamo attraverso un personaggio la cui presa di coscienza, tardiva e irreparabile, emerge accompagnata ad una disperazione travolgente.

Cornelia tiene tutto a portata di mano: la radio, il figlio, l'ascensore. Oggetti della sua volontà. Il suo lussuoso appartamento è talmente all'avanguardia da possedere ben due campanelli d'allarme nel caso in cui l'ascensore privato abbia un guasto.
Le sequenze in cui il campanello suona fanno scattare un efficacissimo meccanismo della suspense che si alimenta dall'indifferenza del mondo circostante.
Auto che sfrecciano veloci, rumori assordanti, caos: la frenesia a cui la stessa Cornelia appartiene l'ha intrappolata.
L'integrazione tra i due piani del film (azione e contenuti) è straordinaria.
L'indugiare della camera sui particolari e la ripetitività dei segnali di allarme lanciati dalla donna scatenano pathos.

Questo dramma urbano mostra una lotta di classe che è il prodotto di una società malata che crea un divario incolmabile, che genera disprezzo.
La volontà malcelata di rivincita non aspetta altro che l'occasione propizia per manifestarsi.
E' un perverso gioco di sopraffazione scaturito da norme insite nella quotidianità.
Il caso come detto caratterizza relativamente lo scatenarsi di una violenza che può sprigionarsi in seguito a qualunque banale avvenimento prima di seguire il suo naturale corso.
Generati dal disprezzo e dall'incapacità di un dialogo di quella "specie" a cui Cornelia appartiene, i tre ragazzi rigettano e subiscono una forte fascinazione per quel mondo lussuoso di cui non faranno mai parte.
L'incoscienza dell'agire fa riferimento ad un sistema che anziché costruire ha solo imposto limiti e represso in una serie di misure restrittive applicate per anni.

"Sono un internato" esclama Randall. La sua indifferenza al dramma privato di Cornelia è il riflesso della mancanza di consapevolezza che la donna possiede circa l'amore morboso per il figlio.
Questo è il punto di maggior interesse del film: la Società (Cornelia) pretende di impartire regole ignorando le sue lacune che la rendono mostruosa di pari passo con il prodotto del suo rifiuto e di tutto ciò che ritiene privo di moralità.
Ottempera ad una codice di valori senza metterlo in discussione, senza verificarne le radici da cui trae linfa.
La donna esercita un controllo patologico nei confronti di un figlio che probabilmente ha già portato a compimento il proprio proposito frutto di un avvilimento ormai privo di speranza.
Ecco perché non trovo che il finale sia ben augurante: in questo dramma urbano non c'è nessun vincitore.

Opera prima di Walter Grauman, che a quanto pare successivamente s'è completamente perso per strada sul grande schermo.
Olivia de Havilland è come sempre divina. Personalmente ho guardato il film solo per lei, e per fortuna ho trovato molto altro.
E' una delle più grandi. La preferisco alla sorella, per quanto ci sia un talento comune.
All'epoca aveva 48 anni ed era ancora molto sensuale.
A parte il successivo ‘Piano...piano, dolce Carlotta' non ha recitato più in ruoli di spicco.
James Caan era un ventiquattrenne al primo vero ruolo. Attore superbo, già mostra tutta la sua grandezza.

Credo che questo film abbia influenzato notevolmente Panic room di Fincher.

dave89  @  28/04/2011 00:18:31
   9 / 10
stupendo film!assolutamente una sorpresa questo film...da non perdere.

pinhead88  @  07/03/2011 15:58:55
   7½ / 10
Semisconosciuto piccolo gioiellino di Grauman, nei titoli di coda sembra di assistere a un film di Hitchcock. Un thriller non troppo claustrofobico ma affascinante e originale. Un po' troppo ripetitivo nella parte centrale e a volte anche eccessivamente grottesco nella caratterizzazione dei malviventi.
Ad ogni modo un film che sa tenere sulle spine e per l'epoca anche piuttosto violento. Grandiosa la De Havilland e pauroso James Caan per il suo sguardo inumano, qui al suo esordio.

DarkRareMirko  @  01/04/2010 07:02:26
   10 / 10
Sadico, claustrofobico, cinico capolavoro perfettamente diretto e fotografato.

Vi recita un giovanissimo James Caan in un ruolo da cattivo, al suo primo o secondo film.

Le sequenze iniziali con la signora torturata dall'immobilità e dall'impotenza son difficili da scordare; il semi-happy ending però aiuta un pò a calmare le acque.

Meriterebbe più fama e passaggi televisivi.

La locandina farebbe pensare ad un film alla Hitchcock ma così non è.

Il regista Grauman purtroppo però non ha poi avuto molto successo e purtroppo non ha realizzato tantissimi film.

10 risposte al commento
Ultima risposta 03/04/2010 15.58.51
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  29/12/2009 19:46:57
   6½ / 10
Thriller claustrofobico, inquietante ed eccessivo, inevitabilmente schematico e ripetitivo ma dall'indubbia presa spettacolare. La de Havilland da sfoggio del suo talento drammatico con un interpretazione al cardiopalma, ma anche il diabolico Caan è degno di nota. Ossessiva colonna musicale e stupendi titoli di testa. Un piccolo film dimenticato che sarebbe giusto ripescare.
David Fincher l'avrà senz'altro tenuto in conto per il suo analogo "Panic Room".

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