uomini di dio regia di Xavier Beauvois Francia 2010
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uomini di dio (2010)

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locandina del film UOMINI DI DIO

Titolo Originale: DES HOMMES ET DES DIEUX

RegiaXavier Beauvois

InterpretiLambert Wilson, Michael Lonsdale, Jacques Herlin, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach

Durata: h 2.00
NazionalitàFrancia 2010
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2010

•  Altri film di Xavier Beauvois

Trama del film Uomini di dio

Anni '90. Algeria. Una comunità di monaci benedettini opera in un piccolo monastero in favore della popolazione locale aderendo all'antica regola dell'"Ora et Labora". Il rispetto reciproco tra loro, che prestano anche assistenza medica, e la popolazione locale di fede musulmana è palpabile. Fino a quando la minaccia del terrorismo fondamentalista comincia a farsi pressante. Christian, l'abate eletto dalla comunità, decide di rifiutare la presenza dell'esercito a difesa del monastero non senza trovare qualche voce discorde tra i confratelli. Una notte un gruppo armato fa irruzione nel convento chiedendo che si vada ad assistere due terroristi feriti. Dinanzi al diniego vengono chieste medicine che vengono rifiutate perché scarse e necessarie per l'assistenza ai più deboli. Il gruppo abbandona il convento ma da quel momento il rischio per i monaci si fa evidente.

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Voto Visitatori:   7,17 / 10 (32 voti)7,17Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior filmMiglior attore non protagonista (Michael Lonsdale)Migliore fotografia
VINCITORE DI 3 PREMI CÉSAR:
Miglior film, Miglior attore non protagonista (Michael Lonsdale), Migliore fotografia
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Voti e commenti su Uomini di dio, 32 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  29/03/2016 02:42:18
   8½ / 10
Eccellente.
Non mi sarei mai aspettata di vedere un film cosiddetto "lento" che mi potesse piacere.
Questi sette monaci benedettini, tra dubbi e riflessioni, non cedono alla prepotenza armata e di paura ce n'è tanta. Chi suggerisce loro di andarsene, chi invece si aggrappa loro con devozione:
"Siamo come uccelli su un ramo. Non sappiamo quando sarà il momento di andarcene."
"Gli uccelli siamo noi. Se ve ne andate, dove ci poseremo?"

Non manca tra di loro chi dubita o ha attimi di smarrimento e si chiede come fare a vivere nel terrore, nella confusione, nell'incertezza e nel rischio continuo. Ma la Fede... Mi domando dove riescano a trovare tanta fede, immensa.
Bellissime le parole degli inni e tra un sorriso con un impensabile bottiglia di vino, scappa una lacrima di tenerezza per la loro coesione, coraggio e nel contempo fragilità del tutto umana.
Non retorica: fatti.
Bellissima la lettera finale, che non può non commuovere profondamente.
"La curiosità di vedere il volto di Dio e vedere i figli dell'Islam come Dio li vede."

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DogDayAfternoon  @  21/02/2016 17:46:06
   6 / 10
Dispiace non poter apprezzare pienamente un film così ben girato e interpretato. La regia infatti è molto buona, con alcune scene che spiccano per qualità, in particolar modo verso la fine i primi piani dei monaci che sulle note di musica classica esprimono perfettamente il mutamento dei loro stati d'animo, una sequenza davvero poetica.

Il grosso problema è che, come già detto da molti, è un film estremamente pesante, per lo più noioso. Per intere decine di minuti non accade praticamente nulla, e nonostante la qualità delle immagini, è inevitabile che lo spettatore comune possa apprezzare il film fin là.

Peccato, perché gli spunti interessanti ci sono.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  09/05/2012 17:07:39
   8 / 10
Come se stessero seguendo i ritmi di clessidre invisibili, otto monaci benedettini conducono la loro opera missionaria con la buona frequenza degli orari delle messe. Suonano le campane, compongono incurvati sulla scrivania, leggono il Corano e le lodi di San Francesco d'Assisi, dispensano scarpe nuove alla piccola comunità islamica che li circonda. "Des hommes et des dieux" sceglie coraggiosamente di ispirarsi ai fatti di cronaca avvenuti a Tibhirine (Algeria) nella prima metà del 1996. E lo spirito di temerarietà fa sì che vengano inseriti nella tessitura del racconto alcuni gesti pragmatici come scavare, spalare, costruire, ma soprattutto vivere in mezzo alla gente che ha bisogno.

Tra gli abitanti il piccolo monastero c'è Luc (Michael Lonsdale, l'abate Abbone de "Il nome della rosa"), medico vegliardo alle prese con una faccenda ben più spaventosa degli omicidi e dell'Anticristo medioevale. Qui infatti è chiamato a contribuire con la sua opinione e saggezza a un incombente problema "diplomatico": il terrore integralista che vede coinvolti, tra gli altri, anche il padre superiore Christian (il bravo Lambert Wilson) e Christophe (l'ottimo Olivier Rabourdin).

Archetipo del dovere e del sacrificio umano, il loro arare e seminare è un'opposizione pacifica ai terroristi. È la scelta di una vita ascetica che si contrappone alla violenza. Rastrelli contro armi da fuoco e coltelli. La voce che intona canti gregoriani al Signore (mentre i monaci si muovono seguendo atteggiamenti che danno l'idea di una forza potentissima) riesce a coprire i rumori minacciosi di un elicottero pronto a colpire.

Qualcuno si fa prendere la mano dalla superbia, e quasi supera il limite della bestemmia, descritta grazie a uno stile narrativo azzeccato che è una continua resurrezione: frugale e cerimonioso in certi frangenti, si fa carico di passioni insospettabili in altri. Un'oasi nel deserto del cuore degli uomini. Il furore embrionale di Xavier Beauvois ha il suo risvolto nel rifiuto di belligeranza, soprattutto durante il periodo natalizio: è una posizione ricercata di voluta impotenza, nell'intento di ispezionare fin dove possa spingersi la virtù del Cristo-Uomo.

Non sarà facile dimenticare le vicende di questo eremo visto come avamposto e non come semplice occasione di rinuncia. La posizione dei monaci è quanto di più vicino si possa ottenere attraverso la ricerca della spartizione della solidarietà: non viene escluso nessuno dalla pietà dei religiosi. Ottenendo così l'impronta di un cinema che si rivela come pensiero spirituale dall'impietosa potenza poetica.

Invia una mail all'autore del commento diderot  @  08/05/2012 15:14:56
   6 / 10
Non è semplice decide il voto da dare a questo film, la storia è molto commovente e merita di essere raccontata, è proprio questa a tenere viva l'attenzione ma il film in se è lento e noioso, pochi dialoghi e lunghi silenzi che sembrano eccessivi. Le interpretazioni e la fotografia salvano il film, ma poteva decisamente essere migliore

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  06/04/2012 13:23:07
   7 / 10
Come accade spesso nei film tratti da storie vere, anche "Uomini di Dio" è a tratti noioso e lento. Hitchcock diceva che "Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate", qui qualche parte un pò noiosa c'è. Per il resto un buon film, realizzato bene, anche se probabilmente due ore di durata sono un pò eccessive. Per quanto mi riguarda è, anche se interessante, dimenticabile. Indubbiamente c'è roba, anche agli stessi livelli (cioè da voto 7), più memorabile.

sandrone65  @  28/10/2011 13:42:21
   9 / 10
Splendido film che racconta la vicenda dei frati trappisti in un monastero sulle montagne dell'Atlante in Algeria.
E' un film che consente allo spettatore di calarsi nel ritmo della vita di questi monaci e la ripropone con i suoi tempi dilatati e meditativi. Per questa ragione, se non si riesce ad apprezzare questo aspetto, il film può apparire molto lento.
Il dilemma umano, religioso e psicologico di questi uomini che combattono tra l'umana paura di morire e la vocazione che li chiama a non retrocedere è reso in maniera assolutamente magistrale. Gli attori sono eccezionalmente bravi nel rendere l'intensità del dramma. Pregevole l'assenza di quasiasi apologia religiosa e di qualsiasi forma di denigrazione della religione. Un film da non perdere

polbot  @  24/07/2011 14:47:23
   8 / 10
Film sobrio ed intenso: un fedele spaccato di vita monastica in un contesto drammatico, in cui l'umanità la fa da padrone. Da vedere

willard  @  29/06/2011 13:22:35
   7½ / 10
Intensa storia che racconta dei giorni che precedettero un eccidio compiuto ai danni di una comunità di monaci sulle montagne algerine dell'Atlante.

Il racconto, resoconto di fatti accaduti realmente nel 1996 e avvolti nel mistero per quanto riguarda l'epilogo degli stessi, cerca di ricostruire le difficoltà, i dubbi e il coraggio del gruppo di monaci, ben inseriti nella comunità rurale musulmana nella zona in cui vivevano, ma ben consapevoli dei rischi che correvano a causa delle incursioni dei terroristi integralisti islamici.

La lentezza con cui si svolge la vicenda rende bene l'idea dei ritmi di vita all'interno di un luogo di culto e i momenti di preghiera, accompagnati dai canti religiosi dei monaci, sono diretti con toccante intensità.

Clint Eastwood  @  10/05/2011 11:12:57
   7 / 10
Il film è estremamente lento e noioso ma risulta il miglior approccio verso una storia realmente accaduta che porta con sé un grande messaggio di pace, tolleranza e amore.

Da vedere negli anonimi giorni del tardo autunno.

Rockem  @  28/04/2011 17:44:58
   7 / 10
Se la prima mezzora di film risulta un collage di inquadrature apparentemente lente e inutili, in cui i dialoghi latitano e la religiosità dei monaci protagonisti invade in maniera impavida la trama, e l'idea che state covando è null'altro che pessimistica sulla restante ora e mezza, allora vi dico: portate pazienza! Il film in questione lavora come un diesel e dopo la metà comincia inevitabilemente a coinvolgere lo spettatore in una aspettativa emozionante ed erosiva che non tarderà troppo ancora ad essere soddisfatta, condita come se non bastasse da immagini di scenari tipici algerini da capogiro. Esotico ma casalingo, un possibile primo thriller religioso da guardare con pazienza e comprensione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  20/04/2011 11:28:25
   8 / 10
Il film vincitore lo scorso anno del Gran Premio della Giura al festival di Cannes racconta la storia di un esiguo gruppo di frati trappisti sequestrati in Algeria nel 1996.
Il regista racconta una storia particolare, a tratti anche difficile da interpretare, ma la propone in maniera cruda, diretta. Supportato da un eccellente cast il film è una di quelle perle rare che devono essere viste. Non è esclusivamente un film sulla fede è un film sugli uomini, sui loro dubbi, le loro paure e le loro scelte.
Molto suggestiva la scena dell'ultima cena.

Jumpy  @  08/04/2011 02:21:59
   7 / 10
Un film che nulla fa per accattivarsi le simpatie dello spettatore. Asciutto, diretto, senza fronzoli, privo di colonna sonora se non per i canti gregoriani ed un breve brano di musica classica.
Indubbiamente valido per contenuti, ma penalizzato, a mio parere dall'eccessiva pesantezza, interminabili preghiere, dialoghi a volte troppo artefatti, troppa presunzione ma con un finale didascalico e denso di simbolismi...

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  31/03/2011 22:55:46
   7 / 10
Un monastero con il villaggio circostante. Sembra un paesaggio medievale con una perfetta simbiosi fra abitanti e monaci, che va aldilà della religione. Un equilibrio che viene spezzato dall'imperversare delle scorribande delle bande di terroristi e che pone dubbi ad ognuno di loro sull'opportunità di rimanere o meno. Beauvois racconta con taglio documentaristico il travaglio di un gruppo di uomini divisi tra umane paure e il dovere morale, più che un atto di fede, di rimanere e di essere più forti dell'odio circostante. Molto toccante tutta l'ultima parte.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  29/12/2010 02:02:05
   9 / 10
Film tesissimo, come una corda di violino che è in grado di sprigionare la melodia più affascinante ed emozionante.
La cinepresa di Beauvois affresca degli autentici quadri e quando si muove lo fa con movimenti puliti, discreti e decisi, pronti a descrivere e contenere tutto quel che serve per capire la situazione descritta.
L'alternanza continua di contemplazione, violenza, tormento e serenità interiore danno al film un ritmo emotivo talvolta insostenibile. Il tutto in apparente contrasto con la staticità formale di molte sequenze: in questo sta la sua genialità e la sua (notevole) profondità.
Forse troppo "ecumenico", in realtà sa mostrare perfettamente come la furia ideologica riesca sempre a distruggere quel che la bontà del quotidiano sa costruire. E come spesso bastino il rispetto e il semplice buon senso (o il senso della misura) per gettare ponti solidi tra diversità.
Notevolissimo lo scandaglio psicologico che Beauvois e i suoi attori -tutti perfetti- riescono a dare ai vari personaggi: di ognuno sembriamo saper tutto della propria esistenza e della propria interiorità. Dai piccoli gesti quotidiani fino al rapporto con la propria fede passando per il proprio carattere, nulla sfugge allo sguardo partecipato, pudico ma profondissimo di Beauvois al dramma di un pugno di uomini che sa realizzare una vera empatia cristiana nei confronti della gente di un modesto villaggio algerino e che cede di fronte alla cieca violenza del fanatismo.
Tre almeno le sequenze da antologia del Cinema: l'arrivo e il sorvolo insistentemente minaccioso di un elicottero militare sulla chiesa nella quale i frati pregano per poi stringersi in un canto che scacci la loro comprensibile paura; l'ultima cena dei frati accompagnata dalla musica sublime e struggente del "Lago dei Cigni" di Tchaikowskij (ogni volto esprime tutta la gamma dei sentimenti umanamente possibili, davvero una delle più sconvolgenti cose che abbia mai visto al cinema); l'insistita inquadratura finale che ci mostra i monaci portati a morire mentre spariscono tra la neve insieme ai loro aguzzini: fa più male di mille atrocità mostrate esplicitamente.
Nessuna apologia religiosa: i frati e gli imam messi in scena da Bauvois sono umanissimi, pieni di dubbi e contraddizioni emotive; nessuna polemica "coloniale": il problema dell'occupazione francese in Algeria è evocato in modo asciutto e con una particolare attenzione agli effetti ambigui che ha prodotto mettendosi nei panni di chi subisce tali ambiguità; nessun nichilismo di fondo: alla sopraffazione dell'odio risponde la forza della debolezza dei monaci. A ricordarci che ci sono situazioni della vita nelle quali non possiamo controllare tutto, ma che la nostra parte va fatta comunque fino in fondo; il resto è un adagiarsi ai capricci del Fato o al volere di Dio.

6 risposte al commento
Ultima risposta 16/01/2011 02.33.29
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forzalube  @  20/12/2010 22:40:00
   7½ / 10
Al di là del più che discutibile titolo che falsa l'originale (che per fortuna almeno rimane nella locandina e basta sapere un minimo di francese per accorgersi della cosa) siamo in presenza di un buon film che trasmette con efficacia un messaggio di pace: è un inno alla tolleranza e al dialogo tra gli uomini a prescindere dagli dei che si venerano (o meno).
Soprattutto ha il merito di fuggire facili schematismi e di mostrare i personaggi nella loro complessità umana.
Forse si poteva alleggerire di qualche sequenze, ma definirlo noioso mi pare eccessivo.

viagem  @  16/11/2010 15:26:58
   8 / 10
Ottimo lavoro questo di Beauvois: la traduzione italiana "Uomini di Dio" falsa l'originale francese , ovvero "Uomini e dei", che invece sintetizza efficacemente questa storia di monaci, molto umani e disarmati, inseriti in un contesto multiculturale, multireligioso, di dei cristiani e musulmani.
Lo stile molto asciutto, rende perfettamente l'atmosfera del monastero con i suoi rituali. I personaggi sono sviluppati (e interpretati) egregiamente: di ognuno si intuisce il cammino delle emozioni, dalla paura all'accettazione del proprio ruolo di presenza contro ogni intimidazione. Non una condanna al martirio, quanto ad una vita di "missione" nel senso pieno del termine.
Il film è ricco di momenti emozionanti e coinvolgenti, con giochi di musiche e paesaggi tesi a sottolinearli. La scena accompagnata dalla musica del Lago dei Cigni in questo senso è insuperabile.
Aggiungo infine che emerge un messaggio positivo dal film, che filtra le violenze e i fondamentalismi, focalizzandosi invece sulla convivenza possibile tra culture diverse.
Etico, efficace, non retorico, emozionale.

wight  @  14/11/2010 23:22:12
   10 / 10
Film bellissimo che propone situazioni molto profonde: la fede, la paura, la scelta di una vita al servizio degli altri portata all'estremo. Stupenda una scena, nella quale i monaci condividono mezzo bicchiere di vino tra intense emozioni, intuendo forse il loro destino.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  11/11/2010 00:54:33
   6 / 10
Mi dispiace, ma questo film non mi ha davvero convinto. Troppo lontano dal mio modo di vedere il cinema.
L'estetica documentaristica a me non piace.
Nonostante apprezzi il contenuto e il tentativo del regista di ricreare un "non-luogo" e una vicenda senza tempo, non posso concordare con le grandi critiche rivolte a questo film.
Troppe le sequenze noiose (e inutili). E' un film fatto per chi al cinema ama compiacersi non tanto di ciò che vede, ma di ciò che pensa.
E' una sottigliezza che per me fa la differenza. Quel tipo di cinema che lascia agli altri ciò che non fa da solo è a questo punto un "non-cinema", ma pura riflessione, puro esercizio mentale per coloro che preferiscono la critica post film al film stesso.
Emozioni poche, pochissime.
Eccellenti gli attori, elegante la regia, ma io ho rischiato il sonno a più riprese.
Il sei è per il tema e per il coraggio con cui lo affronta.

Zanibo  @  05/11/2010 20:31:02
   6½ / 10
Il voto e` contrastato. Avete presente quando fate una corsa podistica, e ripetete sotto sforzo "ma chi me lo ha fatto fare...". Poi finita la corsa rivedete il tutto come una esperienza, come una prova/esperienza di vita e vi iscrivete anche alla gara dopo.

Il film mi ha esasperato: troppe sequenze di preghiere e canti per i miei gusti. Durante la visione mi ero pentito di essere andato a vederlo.

Pero` alla fine devo ammettere che il messaggio (seppur semplice, nel senso positivo del termine) lo ha trasmesso appieno, quasi facendolo diventare una esperienza di vita personale e sara` impossibile scordarlo. Quindi il film dimostra una certa forza.

Alcune scene sono veramente belle, e alcuni attori veramente bravi.

Febrisio  @  05/11/2010 01:28:15
   7½ / 10
Il film di Xavier Beauvois sembra quasi non aver luogo. Se appena si sfuggirà a poche informazioni, tutta la vicenda può accadere ovunque, ieri, oggi e domani.

Tecnicamente è fatto bene; sobrio al punto giusto. Ci farà storcere il naso in caso fossimo alla ricerca di un film spensierato. Potrebbe risultare assai noioso.

Uomini di dio spiazza ogni religione, e si pone nell'ombra, dove solitamente risiede la verità, le risposte che meno conosciamo, e che tantomeno ci domandiamo. Possiede il pregio di metter in risalto, oltre la bontà di questi uomini e la crudeltà di altri, mostra la caparbietà di cercare dentro se stessi un valore, e il loro significato. Dove l'istinto dei 7 monaci sembra fallire, i pensieri sembrano crescere a dismisura, incolmabili nel lavoro della terra, della solitudine, nel aiuto e ascolto del prossimo. Il tempo sembra un loro inconiabile e fedele compagno, da cui desiderano ascoltarne risposte. I continui canti dei sermoni sembrano desiderare esser non più ascoltati, ma capiti e riportati al quotidiano. È qui che da quella sensazione di sconfinare dalla religione, cogliendone di tutte quante l'essenza della morale e dell'etica, seguendo tracce di dare un valore personale alla vita. Monaci impegnati dal lavoro su se stessi, pronti a cogliere allo stesso modo il momento bello, come un ultima cena, e quello brutto come la morte, ma che non da spazio all'ignoranza, e di conseguenza alla vendetta, egoismo, e qualsiasi altro assassino. (in questo caso proveniente dal villaggio "contagiato")

Uomini di dio, è un titolo che sembra voler significare qualcosa di più di quello che si legge. Il film ha la forza di voler comprendere altri "saggi", non solo la fetta cattolica, ma tutti quelli che fan capo al loro dio, rispecchiandone i benefici e valori su ogni umano, uguale o diverso che sia. Questi intendo ora come "uomini di dio", che siano islamici, buddisti, ebrei, cattolici, atei (ecc). Sono loro che vogliono la pace. Sono gli altri cattolici, islamici, buddisti, atei, ebrei a perdersi nel pretesto e nelle guerre.

Io ho raccolto queste informazioni da questo film, non so se sarà giusto o sbagliato, il film non vuole insegnare nulla, però ha quel non so cosa di nascondere molto, e malgrado non lo riguarderemo facilmente, so solo che ci ripenserò ancora, cercandone più significati.

the_walrus  @  04/11/2010 13:34:57
   7 / 10
Film da vedere,riesce secondo me a cogliere bene la dimensione intimistica dei protagonisti. L'ho trovato un po' pesante quando si soffermava eccessivamente sui momenti delle preghiere:enfasi ne andava sicuramente data, forse un po' troppa...

Dante12  @  03/11/2010 03:31:43
   6 / 10
Difficile dare un voto a questo film... sarebbe come sparare sulla croce rossa :-)
Per la verità comprendo i giudizi positivi che ho visto fin'ora, ma vorrei dare un opinione distaccata, senza lasciarmi condizionare dal tema trattato.
Il film è lentissimo e noiosissimo. Un vero peccato, perchè bastava farcirlo con un po di vita quotidiana del villaggio e qualche preghiera in meno per renderlo meno saporifero. Non succede niente di niente durante tutta la proiezione, capisco che la storia è quella, ma è pur sempre intrattenimento, e come tale a mio parere va colorato per renderlo piacevole anche a chi non ha la pazienza dei protagonisti.
Ripeto, comprendo i giudizi postivi di chi è abituato a ritmi e temi trattati in questo genere di film, ma bisogna avere il coraggio di dire a chi non lo è, di cosa li aspetta. A fine proiezione, durante i titoli di coda, mentre uscivamo, ho fatto notare alla mia ragazza che a parte un altra copia erano rimasti tutti seduti... lei mi fa... va beh, ora accendono le luci e si svegliano :-)

P.s. Anche se mi sono parecchio annoiato, valeva la pena e non mi sono pentito di averlo visto.

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Ultima risposta 04/11/2010 03.25.16
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  02/11/2010 20:27:06
   8 / 10
"Tutto quello che ci restava da fare era vivere" (cit.)

Devo ammettere di avere un debole per i film che trattano le problematiche religiose e della coscienza umana, e fin dal trailer avevo visto Uomini di D.io come una versione mistica del Deserto dei tartari del nostro Dino Buzzati.
A dirla tutta, dopo aver visto il film, l'accostamento non mi sembra affatto insensato, anzi.
Un film non facile, occorre essere provvisti di una vera e propria partecipazione (o fede?) ma se dovessi imputargli un difetto direi che la visione manichea della spiritualità suscita a tratti qualche perplessità.
Tecnicamente il film funziona come un orologio svizzero: un'emotività in crescendo, scandita dai rituali dei frati, con atmosfere che sembrano rubate al "Nastro bianco" di Haneke, anche se le immagini e i personaggi ricalcano il cinema complesso di Bresson - v. il frate dubbioso della propria fede come ne "Il curato di campagna" - e soprattutto il cinema di Dreyer.
"L'ultima cena" dei confratelli, che passa da un forzato ottimismo allo smarrimento "terreno" per la loro indubbia sorte, ricorda - per l'uso della mdp e i volti espressivi degli interpreti i terribili preti inquisitori di Dies Irae.
Ma qui la scena si ribalta, perchè il film esplora cautamente le contraddizioni della fede, con i canti religiosi che accusano gli "infedeli", e l'utopia di perseguire un Credo universale e magnanimo verso tutti i tipi di dogma, senza traumi nè reazioni.
C'è tutta l'ambiguità di un D.io che sollecita il martirio ("morire per la mia fede in questo momento non dovrebbe impedirmi di dormire" cit.).
Vi siete mai chiesti perchè, da Bunuel a Herzog, ricorre così tante volte, e in maniera più o meno metaforica, la citazione del cenacolo???
Il film è comunque splendido, perchè esibisce la debolezza di uomini davanti alla paura della morte, o mentre celebrano passivamente una vocazione - incrollabile? - che non sanno essi stessi spiegarsi.
Una vocazione chiusa nel rassicurante rapporto con la comunità, ma altresì chiusa nelle spire di un convento che diventa quasi una FORTEZZA DELL'ANIMA roccaforte di uno spirito esule dal dominio (il)logico del Male.
Solo in un caso si parla di un D.io che accetta nel suo regno martiri di ogni tipo, poveri e diseredati, ma è come una dichiarazione priva di intenti, lasciata smarrire nel dubbio della cosiddetta "vita eterna".
E non appena il meccanismo si spezza, è come assistere al suicidio inevitabile del sacrificio di una vita, non della sua resa ingiustificata.
Alimentato fin dalle prime sequenze da quell'alone di morte costante e spaventoso, "Uomini di Dio" è una delle più efficaci riflessioni sulla fede del cinema contemporaneo.
Superbi gli interpreti, su tutti Lambert Wilson, e un meritato premio a Cannes

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Ultima risposta 07/11/2010 23.19.39
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  01/11/2010 23:12:35
   7 / 10
La vita quotidiana all'interno di un monastero sull'Atlante algerino, con tutti i suoi riti religiosi e le sue varie attività nel villaggio, viene descritta e cadenzata con lentezza, quasi a portarci alla medesima scansione temporale con cui si svolge realmente; nel mentre, un'atmosfera carica di morte grava sempre più sui monaci presenti fino al suo ineluttabile compimento.
Un tragico evento ricostruito con grande passione e amore, mostrandone tutti i risvolti umani e le implicazioni spirituali, non sottacendo, seppur solo rasentandole e un po' semplificandole, le ragioni politiche e storiche nella contrapposizione tra le due grandi religioni monoteistiche.
Il valore di questo film va sicuramente oltre alla fede cristiana della quale son fortemente impregnate le azioni e le scelte dei monaci e va anche oltre al mantenere viva la memoria del loro gesto coerente, quando non rinunciano alla ragione della loro vita: ai miei occhi parla soprattutto della forza della comunità, del sentirsi parte di una stessa comunità, certamente anche religiosa in questo caso, ma che nell'essenza è umana, anzi, prima di tutto umana.
Degli uomini, molto prima che degli dei.

Una nota per l'ultima cena, di grande impatto emotivo, e per il finale altamente suggestivo.

renatodragonett  @  01/11/2010 16:43:29
   8 / 10
Più che un film è una testimonianza per tutti, credenti o no che mostra come chi ha accolto il cristianesimo nel profondo del proprio cuore può affrontare ogni aspetto della vita con una serenità e un amore inspiegabile; il lavoro, i rapporti con gli altri uomini, la malattia, la morte, tutto è vissuto a partire dall'amore a Cristo.
Questo film non mostra uomini religiosi, non mostra eroi nè invasati, mostra uomini veri con i loro limiti e paure, ma innamorati di Cristo nel senso letterale del verbo (commovente la scena dove Padre Luc bacia l'immagine di Gesù), senza sentimentalismi, ideologie, retoriche. Tutto il resto (lentezza del film, rapporto con l'islam, polemica sul titolo originale francese) è dettaglio

uzzyubis  @  01/11/2010 09:57:15
   7 / 10
La religione nelle sue innumerevoli sfaccettature, la sua fragilità, la sua complessità, la sua crudeltà, la sua bontà. Tutto questo raccontato attraverso un gruppo di monaci che vedono vacillare a volte la propria fede sotto i colpi di una guerra che invade a metastasi il luogo dove sorge il piccolo monastero.
Ma oltre a questo c'è di più quando fazioni islamiche si inseriscono nella vicenda fino al tragico finale.
Non per tutti, forse, ma sicuramente arricchente per chi si avvicina.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  26/10/2010 20:35:00
   8 / 10
Gran bella sorpresa proveniente dalla Francia dove questo film è riuscito ad avere un successo inatteso!
Del resto bisogna prima di tutto parlare dei meriti di questa pellicola di genere "religioso" piu' che "drammatico"!
Raramente ho visto film parlare di Religione in maniera cosi forte,senza fare moralismi da quattro soldi,senza portare l'immagine dei monaci a quella di Santi ma parlandone come di uomini costretti anche dalla societa' a intraprendere determinate scelte!
Il processo evolutivo di queste scelte è splendido...sono esseri umani come noi,e come noi hanno paura della morte...solo la Fede e l'amore del prossimo li possono sostenere!
Buona la regia...nella prima parte viviamo con lentezza le abitudini del monastero tra lavoro e molta preghiera!
Una volta arrivato il pericolo si accelera solo quando si è fuori dal convento...al suo interno continua in maniera lenta la sopravvivenza dei monaci...tra lavoro e preghiera!
Un film che magari apprezzeranno di piu' i credenti ma che consiglio anche a chi sia Ateo perche "Uomidi di Dio" non è per nulla un film moralista!
Sorpresa!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  21/10/2010 16:02:55
   8 / 10
Come la violenza può essere sconfitta se il nostro atteggiamento rimane immutato di fronte alla minaccia: continuare la nostra esistenza nei luoghi e in mezzo alle persone da cui trae linfa.

Il film è la trasposizione stilistica di questo atteggiamento: lascia fuori campo le ragioni e i torti di chi pratica la violenza, lascia fuori campo la Storia e il Tempo.
Restano le vite di quelli che sono UOMINI, prima che uomini "di Dio" (titolo italiano fuorviante).

Cinema umile e austero, che nulla concede alla retorica e non si smarrisce in ambizioni estetiche che non vadano dritte al punto.

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