Joe Gillis, uno sceneggiatore sull'orlo della bancarotta, si rifugia in una vecchia villa apparentemente abbandonata per sfuggire ai suoi creditori. In realtà si tratta della dimora di Norma Desmond, una vecchia star del cinema muto, che ha perso ogni legame con il mondo del cinema. In cambio dell'ospitalità, Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo.
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VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior regista (Billy Wilder), Miglior attrice in un film drammatico (Gloria Swanson), Miglior colonna sonora (Franz Waxman)
"Vedete, questa è la mia vita e lo sarà per sempre. Non esiste altro, solo noi e la macchina... e nell'oscurità il pubblico che guarda in silenzio"
Dedico questo commento a una persona speciale che l'ha sicuramente acquistato e non si decide di vederlo.
Beh è strano ma come tutti i grandi autori di cinema relegati giustamente al rango di "classici", anche Billy Wilder appartiene alla mia infanzia. E precisamente a un ciclo di suoi film, in pratica una retrospettiva, come ne facevano tante nella Rai di decenni or sono. Il titolo recitava "un guastafeste alla corte di Hollywood". Europeo esiliato e fortunatamente non tanto impetuoso per finire nelle liste di McCarthy negli anni Cinquanta. "Sunset boulevard" è un film che ha affascinato intere generazioni. e non è difficile capirlo: particolarmente rilevante fu la novità della narrazione, affidata al protagonista maschile, Holden, che "racconta il suo epilogo", non si sa da quale prospettiva o luogo. Forse potremmo chiarire l'equivoco pensando che - proprio come le parole di Norma Desmond che ho riportato sopra - il personaggio di Gillis appartiene ai margini del cinema, e per questo puo' anche fungere da spettatore dello stesso film. Realtà e finzione giocano un ruolo determinante, a partire dal personaggio di Gloria Swanson, nella realtà grandissima star del cinema muto (tra i suoi capolavori, anche la Salomè di De Mille, e - non a caso - il controverso Queen Kelly di Von Stronheim, qui nel ruolo di ex-amante/maggiordomo) e apparsa molto di rado al cinema dopo l'avvento del sonoro. E' a lei, nella perfidia di Wilder, che il film è dedicato. Un po' come Icona eccellente del declino della celebrità ("Io sono grande. E' il cinema che è diventato piccolo"), Ma piu' di tutti, cio' che ancora sconvolge l'immaginario collettivo è l'ambientazione: la Dimora di un'ex-star con i suoi paraventi ammuffiti, i suoi ricordi, il malsano e macabro collezionismo di un glamour che non esiste da tempo. Pensate che ne è stata fatta addirittura un'amabile parodia in un'episodio di Mickey Mouse (il settimanale). Memorabili camei di Le Mille (non a caso uno dei registi che hanno lavorato di piu' con la Swanson negli anni 20") e Buster Keaton. Il "caso" Norma Desmond inquieta e sconvolge ancora oggi. Che io ricordi, fortunatamente poche volte è accaduto qualcosa di simile al film, nella realtà. Forse la vicenda. ben diversa, di Frances Farmer, o la follia di Gig Young. piu' recentemente. Sorvolo sulla fragilità mentale e gli inferni privati di attrici come Jennifer Jones o Vivien Leigh. A Hollywood Wilder dedicherà un'altro affettuoso omaggio, verso la fine della carriera, il doloroso e bellissimo "Fedora". Ma forse i tempi erano cambiati, e il cinema contemporaneo sì, è diventato troppo piccolo anche per l'esule austriaco