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vita di pi (2012)

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locandina del film VITA DI PI

Titolo Originale: LIFE OF PI

RegiaAng Lee

InterpretiSuraj Sharma, Rafe Spall, Irrfan Khan, Gérard Depardieu, Tabu, Adil Hussain, Ayush Tandon

Durata: h 2.05
NazionalitàUSA 2012
Genereavventura
Tratto dal libro "Vita di Pi" di Yann Martel
Al cinema nel Dicembre 2012

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Trama del film Vita di pi

Pi Patel è il giovane figlio del proprietario di uno zoo indiano e, vivendo a stretto contatto con gli animali, ha imparato a conoscerne abitudini e caratteri con precisione enciclopedica. Pi e la sua famiglia, però, sono costretti a lasciare l'India e si imbarcano per il Canada portandosi appresso alcuni degli animali dello zoo ma la nave su cui viaggiano affonda e dal naufragio si salvano solo lui e la gigantesca tigre del Bengala che Pi chiama Richard Parker. In balia delle acque dell'oceano per 227 giorni, Pi riesce a salvarsi dagli istinti feroci di Parker grazie alle sue conoscenze e all'anomalo rapporto che tra loro si crea. 

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Voto Visitatori:   7,48 / 10 (191 voti)7,48Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior regia (Ang Lee)Migliore fotografia (Claudio Miranda)Migliore colonna sonora (Mychael Danna)Migliori effetti speciali (Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer, Donald R. Elliott)
VINCITORE DI 4 PREMI OSCAR:
Miglior regia (Ang Lee), Migliore fotografia (Claudio Miranda), Migliore colonna sonora (Mychael Danna), Migliori effetti speciali (Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer, Donald R. Elliott)
Miglior colonna sonora (Mychael Danna)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior colonna sonora (Mychael Danna)
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Voti e commenti su Vita di pi, 191 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Barteblyman  @  21/10/2013 18:39:18
   7 / 10
Abbastanza facile, credo, sparare a zero su questo tipo di film. Io ne pensavo malissimo già prima di vederlo e tardandone per questo la visione. Non mi ispirava per niente. Sentivo odore di new age, avvertivo la mano di Dio e tutte queste cose qui. L'ho quindi sfruttato come film contenitivo in una qualche blanda serata in balia di me stesso e non solo. Mi sono visto Vita di Pi a letto (mi astengo da giochi di parole) e ad un certo punto sul letto è balzato anche il mio felino: il mio gatto. Il mio letto è quindi diventato una scialuppa, la mia gatta una tigre del Bengala ed io un tizio indiano (la qual cosa esteticamente non è così distante dalla realtà). Coccolato da tutto ciò mi sono dovuto ricredere. Vita di Pi è un ottimo film ed è comunque molto meglio di quello che mi sarei aspettato. Presentato goffamente come "il nuovo Avatar" nonché con ossigenazioni che tirano in ballo persino il Malick di The Tree of Life. Di Avatar (grazie al cielo!) non ha nulla, idem per The Tree of Life che, per quanto mi riguarda (ovviamente), è un film di una interessante bruttezza autoriale, con quei suoi banalotti echi filosofici e quell'irritante moto motorizzante (anche aristotelicamente parlando). Una blanda esposizione del ***** (pene) di Malick che par purtroppo aver smarrito la bussola. Come Pi. Solo che Pi non ha molto tempo di stare a chiedersi, con un raggio di sole perpendicolare al viso e con un ramo che fa roteare una foglia di 37 gradi cose tipo: "Chi sono? Dove vado? E' questa la mia mano? Perché devo pagare per il mio conto corrente?". Il giovane Pi deve innanzitutto cercare di non morire, razionalmente, nella mera pratica. Accompagnato per giunta da un curioso bagaglio di religioni monoteiste e non e da una tigre. Richard Parker, il pallone Wilson, il senso indispensabile. Il lumicino della sopravvivenza.

Avvertendo che seguiranno velati SPOILER (non leggere se non hai ancora visto il film), ridurre Vita di Pi a filmetto sufficiente (non ho letto il romanzo) è una svista fin troppo superficiale. Al di là del fascino che può suscitare in spettatrici e spettatori amanti dell'esotico e di storie ove l'uomo non bianco viaggia dentro vorticosi pruneti esistenziali e ove vi è quell'abusato oltremodo singulto spiritual, questo film del bravo Ang Lee (regista di film come lo splendido Tempesta di ghiaccio e del notevole I segreti di Brokeback Mountain) ingloba dentro di sé dei contenuti. Contenuti che travalicano e superano le idiozie pretenziose (sia morali che filmiche) di The Tree of Life e gli afflati liberal di Avatar (citato da calvi recensori solo per questioni di pelosi introiti). Nel suo essere oggettivamente pop Vita di Pi è più pregnante delle suddette autorialità; sguardi cinematografici ormai con la puzza sotto il naso e sotto le ascelle e che Pasolini macchierebbe -sarcasticamente- col colore. Il film di Ang Lee ci parla di religione, ci parla di ottimismo e di ottimizzazione e di tutta una serie di cose meravigliose e sfavillanti ma... Ma in realtà, io credo, ci racconti l'opposto. Ci mostra il bello per parlarci del tragico. L'occhio della tigre è l'occhio quindi di un darsi da fare perché nessuno, nemmeno Dio, può allungarti la giusta mano nel giusto momento. Lo splendore della fede, la riverenza del credo, la speranza trascendentale in Vita di Pi è inquietudine. Il bel mondo, il bell'esistere in conformità con le nostre aspettative nonché con i nostri desideri può al limite racchiudersi nello spazio della più linda piscina parigina. Nel minuscolo di un luogo ludico. Ma nell'oceano, lì nell'oceano profondo le cose vanno diversamente. L'oceano segue la medesima "logica" del mondo naturale: una capretta deve essere mangiata da una tigre. Non ci sono santi che tengano, le favole non appartengono a questo mondo.

Come ci hanno insegnato alle scuole elementari, per un filosofo come Hegel è l'intelletto a lavorare sul mondo, o meglio, è l'intelletto che dovrebbe lavorare alla visione del mondo. Scostarsi dalla percezione e lasciar spazio alla costruzione. Questo per un processo di superamento insito nell'elaborazione concettuale. Detto così sembra forse complicato ma andando alla ciccia della ciccia è quello che attua anche Pi nel suo convivere con Richard Parker. E se sì, certo, lo Hegel è un pensatore della Storia (il suo imbuto ricade sempre lì), anche Pi è in fin dei conti un muratore dell'intelletto all'interno della sua storia e più precisamente all'interno del racconto propriamente detto. La costruzione di un racconto, il potere terapeutico della narrazione. Il Dio che si dovrebbe riscoprire or dunque e ben donde potrebbe alloggiare anche lì: nel forza salvifica dell'immaginazione. Dio è nell'intelletto, è la capacità di superare l'atrocità con la sublime magia della creazione concettuale. La sublime magia dell'immaginazione. A tal riguardo, Vita di Pi mi ha ricordato -per certi aspetti- il bellissimo Il labirinto del fauno.

Il film è notoriamente tratto da un romanzo di Yann Martel che a sua volta si è un pochetto ispirato ad un libro di Moacyr Scliar intitolato Piccola guida per naufraghi con giaguaro e senza sestante (seppur il titolo originale sia Max e i felini); libro che narra tra l'altro la vicenda di Max, superstite di un naufragio assieme ad un... giaguaro col quale dovrà condividere lo spazio della scialuppa. Ispirazioni da altre ispirazioni quindi nonché aspirazioni nonché lo sguardo di un regista multiforme come Ang Lee. Qui la sua regia è vorticosa a dir poco, in alcuni momenti ad un millimetro dal pacchiano ma quegli eccessi visivi trovano un senso nel finale: l'immaginazione è anche eccessiva. Tra l'altro, pensando all'epilogo, mi domando come M. Night Shyamalan (che aveva accarezzato il progetto) lo avrebbe reso. Lo avrebbe mostrato o anche lui avrebbe fatto ricorso alla narrazione? Quesiti a parte, altro fondamentale apporto all'estetica del film è quello del cileno Claudio Miranda (Fight Club, Zodiac nonché il recente Oblivion), meritatamente premiato con l'oscar e non lo dico per mero campanilismo. A ciò si aggiunge con merito la prova del giovane Suraj Sharma nonché quella misurata del più noto Irrfan Khan, pacato e via via più intenso nel raccontare allo scrittore (una sorta di Paolo Giordano) la sua incredibile storia.

Come detto quindi i contenuti in questo film ci sono e non sono così sdutti o leggiadri. Sì, non è un filmone ma perché ogni film deve per forza aspirare al capolavoro (parola abusata oltremodo nelle critiche)?! E' un ottimo film che bilancia egregiamente i suoi stilemi (volevo più che altro scrivere stilemi) e quindi l'abilità registica di Ang Lee. Dal canto mio ho apprezzato anche la prima parte, distante ma coerente e preparatoria alla solitudine oceanica. Ed ho apprezzato l'edace isola e l'oscurità carnivora frammista ai graziosi suricati. Un luogo horrorifico che mostra tutto il suo funereo laboratorio indirizzandoci ad osservare Richard Parker rifugiatosi nella scialuppa e gli agili mammiferi sugli alberi. Il luogo forse più reale nell'immaginazione di Pi, un luogo fortemente allegorico. Così come l'immagine di Richard Parker di spalle e la negazione di un saluto finale. Una negazione chissà, magari data dal coincidere di Pi con Richard Parker, la loro simbiosi definitivamente sancita. La mutazione data da un nuovo Pi. Non c'è più bisogno per Richard Parker di voltarsi giacché nessuno può fisicamente guardare sé stesso.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/12/2013 23.27.49
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