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Non il miglior film di Araki, che cita Images di Altman un po' a caso, e qualche caduta nel delirio. Ma sa raccontare un tema scottante con rara sensibilita' e Meloni si conferma un buon attore anche fuori dai canoni televisivi.
Trama non particolarmente originale, ma la maggior parte del film regge grazie alle eccellenti protagoniste (Eva Green e Shaileen Woodley sono molto brave come sempre) e all'atmosfera anni '80. Sicuramente non una pellicola leggera, ma giustamente dura poco e quindi non appesantisce troppo. Una visione merita.
Cast stellare per un prodotto un pò confusionario e pasticciato verso la fine.. infatti parte come una dark comedy giovanile e poi vira verso un noir di stampo hicthokiano con finale mezzo thriller .. Nel mezzo la buona interpretazione della Green e di Meloni ,un pò rigida e inespressiva la Woodley,potrà anche intrattenere per vedere come va a finire ,anche se il mistero è abbastanza telefonato, tuttavia un montaggio troppo frammentario penalizza lo scorrere della storia.
Gestito molto bene. Prende spunto da un fatto, purtroppo, comune, la scomparsa della madre, e parte con un indagine a più livelli, quella reale, ed una più introspettiva, o almeno ce lo fa credere. Succede poco niente, eppure i discorsi ben costruiti ci terranno incollati e l'aggiunta di punti di riferimento un pezzo alla volta, ci farà vedere il puzzle completo solo alla fine. Bello.
'White bird in a blizzard' è un dramma familiare, tinto di venature thriller, che si muove narrativamente attraverso frequenti flashback. Una trama che prepara la strada al colpo di scena finale, veramente inaspettato! Torna il regista Gregg Araki ("Misterious Skin"), maestro di un suo stile magnetico incentrato sul contrasto attraente, erotico e antitetico tra giovinezza e maturità. Un cast di nomi importanti, tutti perfettamente in parte: la neo diva Shailene Woodley, Eva Green, Thomas Jane, Christopher Meloni e Angela Bassett.
Come si può vivere dopo la sparizione nel nulla della propria madre? Inizialmente bene sembra dirci Gregg Araki, soprattutto se la donna in questione è una casalinga repressa ed alcolizzata. La sempre stupenda Eva Green è imprigionata in un matrimonio privo di soddisfazioni, quindi gelosa della propria figlia neomaggiorenne con ancora in mano tutte le carte migliori per costruirsi un futuro appagante. La madre sfida la figlia in una sfibrante e malsana competizione femminile con la disillusione della maturità e le belle speranze della giovinezza a cozzare fino alla misteriosa sparizione, un'assenza che in principio significa libertà e zero oppressioni. Un vuoto che Kat (la sorprendente teen/femme fatale Shailene Woodley) tenta di comprendere e affrontare più per dovere che per reale convinzione. Il tempo passa e il fattaccio sembra scivolarle addosso; con la maturazione però arriva dirompente il bisogno di sapere, Kat viene seguita nel suo passaggio da un'età indubbiamente frivola alla consapevolezza della donna, incapace di completarsi in quanto mancante di un tassello fondamentale. Araki è sempre bravo a scandagliare psicologie adolescenziali senza scansare concetti scabrosi, accorpandoli lodevolmente con desideri, bisogni e insicurezze. Questa volta l'approccio è un po' inconsueto, se da una parte le tematiche sono note c'è un modo diverso nell'affrontarle, l'avvolgente lucidità dello sguardo riporta al miglior melodramma americano insediato in una provincia da sempre dimora (semi)inattaccabile dei misteri più sconvolgenti. Tuttavia non interessa per una volta insistere sull'ipocrita doppiezza della "società per bene": il poliziotto quarantenne che fa sesso con la protagonista o gli amici di questa -l'obesa Gabourey Sidibe e il vistoso gay Mark Indelicato- non vengono stigmatizzati, bensì trattati come particelle indispensabili per la formazione di Kat. La missione concerne nell'accettare una verità di taciuto dominio pubblico, più assurda che dolorosa per essere reale, sino ad un finale splendidamente chiarificatore di ciò che poteva essere intuibile. La regia misurata, i colori caldi, il cast in stato di grazia e la colonna sonora da urlo (The Cure, Cocteau Twins, Depeche Mode, New Order, ecc.) sono altri elementi (per nulla periferici) determinanti la bravura di questo regista, assolutamente da annoverarsi tra i migliori filmaker della sua generazione.
L'ultimo film di Araki mi ha lasciato leggermente perplesso, non tra le sue pellicole migliori anche se il tema affrontato, quello dell'assenza, risultava interessante. Un trauma apparentemente assorbito bene, ma che nell'inconscio della protagonista suggerisce la sua incompletezza. Alla casalinga frustrata da una vita grigia (malgrado il contrappunto di una fotografia a volte sgargiante della pellicola), Araki sottolinea bene la conflittualità con la figlia, riflesso di lei stessa da giovane e un monito minaccioso al tempo stesso della condivisione di un futuro grigio. La sceneggiatura però non compie quel passo avanti che mi aspettavo, cioé il riuscire a capire il perchè di quel comportamento da parte della protaognista, che lascia correre a livello conscio ma lasciando aperto lo spiraglio solo a livello onirico (il sogno ricorrente). Araki scivola dal noir ad un thriller abbastanza prevedibile (può sorprendere il finale, ma fino ad un certo punto). Una prova al di sotto delle mie aspettative.
Una sorpresa questo film incentrato su una ragazza che ha perso fiducia nella vita per la scomparsa della madre. Eva Green se la cava bene. Non sapevo che fosse tratto da un libro. Pessima scelta quella di non distribuirlo in Italia. Da vedere.