youth - la giovinezza regia di Paolo Sorrentino Svizzera, Gran Bretagna, Italia 2015
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youth - la giovinezza (2015)

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locandina del film YOUTH - LA GIOVINEZZA

Titolo Originale: YOUTH - LA GIOVINEZZA

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiMichael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Alex MacQueen, Mark Kozelek, Luna Mijovic, Madalina Ghenea

Durata: h 1.59
NazionalitàSvizzera, Gran Bretagna, Italia 2015
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2015

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film Youth - la giovinezza

Youth La giovinezza, il nuovo film di Paolo Sorrentino, si svolge in un elegante albergo ai piedi delle Alpi dove Fred e Mick, due vecchi amici alla soglia degli ottant'anni, trascorrono insieme una vacanza primaverile. Fred è un compositore e direttore d'orchestra in pensione, Mick un regista ancora in attività. Sanno che il loro futuro si va velocemente esaurendo e decidono di affrontarlo insieme. Guardano con curiosità e tenerezza alla vita confusa dei propri figli, all'entusiasmo dei giovani collaboratori di Mick, agli altri ospiti dell'albergo, a quanti sembrano poter disporre di un tempo che a loro non è dato. E mentre Mick si affanna nel tentativo di concludere la sceneggiatura di quello che pensa sarà il suo ultimo e più significativo film, Fred, che da tempo ha rinunciato alla musica, non intende assolutamente tornare sui propri passi. Ma c'è chi vuole a tutti i costi vederlo dirigere ancora una volta e ascoltare le sue composizioni.

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Voto Visitatori:   6,79 / 10 (83 voti)6,79Grafico
Miglior musicista (David Lang)Miglior canzone originale (Simple Song #3 - Sumi Jo, David Lang)
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior musicista (David Lang), Miglior canzone originale (Simple Song #3 - Sumi Jo, David Lang)
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Voti e commenti su Youth - la giovinezza, 83 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  05/01/2016 18:18:47
   6 / 10
Niente da fare, sonoro passo falso per Sorrentino che, dopo la sbornia post oscar de La grande bellezza, fa un film che è praticamente una raccolta di aforismi altgernati a bellissime immagini ed a qualche suggestione azzeccata sulla vecchiaia. Pochissimo, veramente pochissimo rispetto a quanto ci aveva abituati Sorrentino: a furia di procedere per sottrazione non gli sta rimanendo quasi nulla.

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Ultima risposta 07/01/2016 17.34.59
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markos  @  05/11/2015 16:23:00
   6 / 10
Mah che dire, siamo lontani da quel bel film "le conseguenze dell'amore".
Per me è sufficiente, devo dire però anche se è lento come film la visione non annoia.
Trovo ridicolo la presenza di Maradona.
Capisco che sia l'idolo di Sorrentino, ma che se lo tenga per lui.

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Ultima risposta 05/11/2015 16.37.43
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641660  @  27/07/2015 08:51:51
   5 / 10
Maradona...Maradona obeso....Maradona obeso con la dispnea....Maradona obeso con la dispnea in una clinica svizzera....Maradona obeso con la dispnea in una clinica svizzera che ha allucinazioni...siccome poi quasi tutti hanno allucinazioni in quel posto mi viene da pensare se Maradona&Co siano andati per disintossicarsi o per drogarsi. Solo un regista napoletano poteva cadere tanto in basso pensando di volare tanto in alto.

Scherzi a parte in questo film sanno fare tutti il loro lavoro, tanto gli attori quanto il regista. Il problema vero è proprio la trama del film, una palla infinita...no dico, si può fare davvero un film sulle vacanze dei pensionati in montagna?!? Esiste qualcosa di più noioso al mondo?!? La risposta è si, due volte si.

I dialoghi? Quelli tra le mucche erano i migliori...

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Ultima risposta 04/09/2015 09.23.55
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hghgg  @  05/07/2015 11:06:49
   7 / 10
Avvertenza: il prossimo che nomina Fellini o "8 e 1/2" in relazione a questo film verrà spedito in un Gulag appositamente costruito nel Sahara. Bene.

Boh, io con Sorrentino non ci capisco più niente, potrebbe girare film enormi col suo talento e perde tempo a farsi le pìppe. Come dire che potrebbe avere Salma Hayek tutti i giorni e invece perde tempo coi solitari, perché ? Ribadisco, boh.

Ormai mi sembra come 'sto tizio di "Family Guy" https://youtu.be/xB0kk6J5lks voglio dire è tecnicamente bravissimo, noi lo sappiamo pure ma lui continua a sbattercelo in faccia; non che prima non lo facesse e non è che andasse male come cosa ma era tecnica un po' meno fine a se stessa e utilizzata in film molto più concreti. "Youth" sebbene un po' più "solido" rispetto a "La Grande Bellezza" cosa vuole dirmi ? Be, io ci ho visto un sacco di banalità spacciata per profondità mischiata a scene che bene o male riuscivano anche ad emozionare. Con gli sguardi, con le musiche, col merito di una straordinaria fotografia, non grazie ai dialoghi troppo spesso irritanti e vacui, banali e quasi mai veramente incisivi secondo me (tranne eccezioni sparse e rare).

E tutte quelle scene diciamo così "oniriche" ? Bellissima quella iniziale di Venezia (ripeto, fotografia pazzesca e scena molto potente visivamente quindi eccellente) ma poi ? Ri-Boh.

Qualche buon colpo di coda della sceneggiatura (la reale situazione della moglie del protagonista) e qualche passaggio invece banalissimo (

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER) anche se girato con abbastanza furbizia da risultare emozionante "il giusto".

Qualche momento a caso (la caricatura di Maradona, si, ho capito cosa voleva dirci Sorrentino, ma scusami 'sticàzzi; oppure ancora Caine che dirige l'orchestra muccosa) e qualche momento un po' più accattivante (il dialogo tra Dano e miss universo, la scena nella vasca con Fred, Mick e la suddetta miss).

Poi il solito mischione metaforico di bellezza ed esaltazione del trash. Si perché vedere e soprattutto sentire nello stesso film Mark Kozelek e Paloma Faith (scoperta la sua esistenza grazie a "Youth" fàn**** Sorrentì) fa un po' ribaltare le budella. Per inciso, apparizione a parte come se stesso, la sequenza accompagnata dalle note di Mark Kozelek è stupenda e davvero emozionante ma su questo avrei avuto pochi dubbi se mi avessero detto subito che sarebbe stato presente nella soundtrack.

I personaggi ? Come ho detto li ho trovati banali (si, anche quello del giovane attore) ma fortunatamente interpretati da attori con le palle. Anzi, diciamo bravo a Paul Dano e diciamo che Michael Caine (mamma mia quanto è Britannico quest'uomo) e Harvey Keitel sebbene non raggiungano certo qui l'apice della loro carriera sono due attoroni che la parte non te la sbagliano. Jane Fonda fa presenza per permettere a Sorrentino di girare un'altra scena in cui una persona distrugge verbalmente un'altra (anche qui dialoghi che mi hanno convinto poco o almeno non mi ha convinto tutto il discorso-critica sulle serie tv ecc).

E vabè che dire, promuoverò sempre tranquillamente un film con attori così, fotografia così e una regia bene o male tecnicamente ottima anche se spesso pretenziosa e vuota di reali contenuti interessanti però boh è il classico film che non ti resta dentro, che sto già dimenticando, peccato. Una visione però la merita questo è certo.

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Ultima risposta 06/07/2015 01.25.35
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Risa  @  02/07/2015 13:07:57
   8 / 10
Coinvolgente. Non riesco a trovare nessun aspetto di questo film che possa definirsi carente. Fotografia da 10, una trama trascinante che fa venire voglia di rivedere il film più volte, attori magistrali e belle anche le musiche. Media inspiegabilmente bassa

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Ultima risposta 28/07/2015 11.58.54
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Matteoxr6  @  05/06/2015 00:34:43
   4½ / 10
Sorrentino è un bravissimo regista: in senso stretto, tra i migliori. Se si decidesse a scendere e a dare fuoco alla pianta che si è disegnato su misura, avrebbe le potenzialità per diventare anche un grande cineasta. Purtroppo credo che non avverrà mai. È talmente palese l'autocitazionismo e il cavalcamento dell'onda La dolce vi...pardon, La grande bellezza, che non credo ci sia bisogno di dilungarcisi.
Premesso questo, mi sbaglierò (non pretendo di detenere la chiave della verità), ma l'ho trovato sinceramente commerciale; e su questo mi piacerebbe che qualcuno mi contraddicesse, così da poter ascoltare le opinioni altrui. Mi spiego meglio: in quello che dovrebbe essere la trasposizione di uno squarcio cruciale di vita di più personaggi con le loro preoccupazioni, perplessità, interrogativi e correlati sentimenti (ognuno con storie e motivi diversi), Sorrentino pensa bene di cucirgli addosso frasi fatte, dialoghi talvolta veramente banali (come quelli tra Caine e l'insulso Dano), ma soprattuto caratterizzazioni veramente poco vere (e qui avrebbe tutto da imparare da registi come Mike Leigh) che rendono tutta la sceneggiatura, nel suo insieme, assolutistica, e quindi in paradossale contrasto con le premesse di un film di questo tipo (e qui avrebbe tantissimo da apprendere da Terrence Malick). Ora vi chiederete cosa c'entri il termine "commerciale" in tutto questo. Con quel termine intendo dire che, in questo modo, si mettono allo spettatore in bocca insulsi aforismi che li faranno sentire intelligentissimi e sagaci non appena usciti dal cinema, invece di farli riflettere, insieme e con l'aiuto del film, su ciò che hanno visto, su ciò che la visione, un incrocio di prospettive, la propria e del regista, abbia suscitato in loro. Il cinema di questo tipo serve anche e soprattutto a questo, al di là delle carrellate di belle inquadrature, che certamente sarei stupido a sottovalutare come strumento d'arte.
Insomma, per me, sopra la bella patina, c'è poco da offrire e di cui esaltarsi per quelle due ore di autoreferenzialità. So che il mio voto potrebbe risultare eccessivo, ma per me il cinema deve essere prima di tutto sceneggiatura e recitazione (che qui è nella norma); dopo viene il resto. Qui c'è solo il bellissimo e decoratissimo resto.

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Ultima risposta 10/09/2015 23.58.21
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Scuderia2  @  27/05/2015 20:19:19
   4½ / 10
Raccolta eterogenea di immagini disarticolate e corpi disarmonici.
Nel suo essere insuperabile,Sorrentino scardina anche il luogo comune del prodotto mediocre impacchettato a festa:lui è riuscito a stropicciare anche la bella carta da regalo.
Per gli anziani,la giovinezza è uno stato mentale minato da un passato con l'Alzheimer alla finestra,un presente di minzioni e un futuro pensieroso, con l'ultima scossa scintillante provocata dalla miss di turno.
Tanto 'cinema',poca 'ciccia'.

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Ultima risposta 28/05/2015 23.46.04
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  26/05/2015 19:51:49
   9 / 10
"Ma da un po' di tempo ho ricominciato a sentire molto bene, se mi concentro, singhiozzi che ebbi la forza di trattenere davanti a mio padre e che scoppiarono quando, più tardi, mi ritrovai solo con la mamma. In realtà essi non sono mai cessati; ed è soltanto perché la vita si è fatta adesso più silenziosa intorno a me che li sento di nuovo, come quelle campane di conventi che il clamore della città copre tanto bene durante il giorni da far pensare che siano state messe a tacere e invece si rimettono a suonare nel silenzio della sera" (M. P. - Combray)

Proust aveva capito perfettamente la nostra mente e il tempo interagiscono in forme che molto più spesso sono legate al dolore che alla gioia. Proprio per questo l'avventura del suo enorme romanzo e della sua ricerca fu di risalire la corrente e riscoprire la fede in un'umanità che superi il dolore e si confonda con l'assoluta mancanza di frustrazione che regna nella natura. I personaggi di questo film vivono le stesse intermittenze del cuore che provava il Narratore della Reserche, e mentre alcuni sono in grado di reggere il loro peso, altri vi soccombono. La leggerezza è una forma di perversione.
Ciò che cerca di fare Sorrentino con la sua scrittura è rendere visivamente ciò che Proust (e Céline) resero con la parola e l'intreccio romanzesco. Questo, a mio avviso, lo catapulta automaticamente nell'olimpo dei grandi artisti europei, dal momento che è più che noto che questi due scrittori ebbero pochissimo seguito nella nostra biblioteca*. Non sto chiaramente dicendo che il cinema di Sorrentino sia paragonabile ad alcuni tra i pilastri della storia intellettuale del Novecento, sto dicendo che il regista ha avuto il coraggio di perseguire alcune tematiche che sentiva come personali, degne di essere raccontate in inedite forme, e di continuare un filone che è specifico della storia della letteratura, non intrecciato con nessun altro campo, come spesso avviene per scrittori con poca inventiva e tanto studio erudito alle spalle.
"Gli intellettuali non hanno gusto", ovviamente non è vero. Alcuni fra gli scrittori che lo stesso Sorrentino più ama sono intellettuali, penso a Flaubert e Dostoevskij, o lo stesso Novalis, una delle nuove linee guida di quello che chiamo "canone sorrentiniano". Il regista napoletano ha un'inedita libertà, però, rispetto agli intellettuali a cui si riferisce polemicamente: per lui riprendere la complessa estetica di due giganti come Proust e Céline è naturale come per loro fu naturale riprendere quella del gigante su cui loro stessi stavano a cavalcioni: Flaubert. Per Proust il tempo della vita espresso dalle analessi esterne, dalla trama disfunzionale, dal tempo iterativo dell'Educazione sentimentale, per Céline il discorso sull'oriente e la scienza espresso nei Tre racconti e in Bouvard et Pecheuchet, nonché l'intera tradizione del viaggio romantico. Quello che cerco di dire è che Sorrentino ha eliminato tutte le sovrastrutture che culturalmente il cinema, il nostro cinema, si porta dietro, quello che Fellini chiamava "il compitino sociologico", sovrastrutture di un Paese in cui gli intellettuali hanno da sempre costituito un numero superiore a quello dei veri creativi. Riguardo alle sprezzanti critiche, un po' paternalistiche, un po' diffidenti, che ho letto in giro, io penso che il coraggio di questo regista vada ben oltre a quello di chi lo critica, e penso che un po' di sano campanilismo nazionalistico, come ce l'hanno i francesi e gli statunitensi, non guasterebbe. Operazione differente, ma in qualche modo analoga, l'ha compiuta Garrone, portando sullo schermo italico un fantasy, per di più tratto da un capolavoro misconosciuto della nostra letteratura, finora peraltro esclusivo appannaggio della critica accademica.
Dato che sono in tema-Sorrentino (una sorte che è già toccata a Moretti, e da cui spero questo grande regista scrittore possa svincolarsi presto, magari calcando meno di maniera), credo che la pecca del film sia duplice, per quanto veniale: l'averci infilato troppe sue paure molto personali e autobiografiche, cosa che ha distolto l'attenzione della sceneggiatura dal tema di fondo, YOUTH, e non perché le dette paure non siano legate al tema, ma perché ne depotenziano l'universalità. Questa è l'unica ragione per cui gli ho preferito La Grande Bellezza. In questo infatti ho visto meno Sorrentino e più Jep Gambardella. E qui vengo alla seconda pecca: l'Autore ha giustamente tentato di svincolare la sua trama da una struttura troppo incentrata sul pdv esclusivo di un personaggio forte e carismatico, come sempre prima d'ora. Da Titta, a Cheyenne, Geremia e Jep, il modus edificandi del plot era sempre avvinghiato a questo personaggio chiave, da cui si dipanava la storia, da cui guardavamo al mondo (di Sorrentino), e da cui pendevano gli altri personaggi, più deboli, certo, ma non meno interessanti. Inutile dire che, a parere personale, si era creato un equilibrio perfetto. Avventuratosi su un sistema misto, con protagonista adombrato da altri protagonisti, specie Mick, importantissimi sul piano tematico, ma meno capaci di interagire tra loro, si ha varie volte un effetto di vuoto, un effetto di debolezza strutturale, che in un maestro della penna come Sorrentino non siamo soliti avvertire.

Torniamo al film. Ritengo che il colpo di genio non sia in nessuna scena, ma nell'intera estetica a cui Sorrentino è ormai indissolubilmente legato. Nel tempo, l'interesse per la storia è venuto meno, ed è emerso il vero talento del regista nel saper rendere un tempo sospeso che, attenzione, non si dà nei movimenti della mdp, ma nella stessa presentazione dei personaggi. Quelli che vediamo non sono uomini o donne, non sono ruoli, non sono figure di una meccanismo finzionale. Sono un contrappeso della realtà. Sorrentino non fa film, come Mick Boyle o come l'attore in crisi professionale interpretato da Paul Dano. Sorrentino utilizza il mezzo per una sua personalissima ricerca della verità. La sua realtà di uomo, di regista, di padre e marito, di osservatore ammaliato dallo spettacolo del mondo (immagine iniziale e finale) viene riprodotta sulla pellicola per ciò che sta dietro a questa stessa realtà osservata, è la sua immersione nella profondità della vita, il tentativo di mostrare ciò che viene trasfigurato nella mente dall'esperienza. Ciò che è inevitabile è che i personaggi ci sembrino abnormi (Maradona), patetici (Mick), apatici (Fred), ma comunque per nulla somiglianti a persone reali. Eppure è su questo che si fonda il meccanismo illusionistico inventato da Sorrentino: che i suoi film non sembrino nemmeno film storie, dispositivi semiotici che si inventano a tavolino come gli sceneggiatori antipatici che lavorano con Mick. Ed è per questo che Sorrentino è anche la prima vittima del suo stesso meccanismo. La tentazione di filmare la propria vita è grande. Di trasferire se stesso nella sostanza delle sue storie è il suo peccato, a cui si accosta come un bambino voglioso di esperire il proibito. La paura di vedere sua moglie Daniela in fase di demenza sminuisce la portata eccezionale dell'ultima immagine in cui la figlia Lena si abbandona allo scalatore, una splendida immagine simbolica dell'amore e del suo coraggio, come le paure legate al personaggio di Mick (troppo autobiografico) inquinano la bellezza di questo personaggio, sempre sul punto di scattare, ma per l'appunto meno universale di un Jep o di un Geremia de Geremei. Siamo anni luce dai primi esercizi di stile, anni luce dall'incongruo This must be the place (che pure ho apprezzato), ma la sensazione che il film manchi di una coerenza universale si fa forte proprio quando Mick ruba la scena a Fred, personaggio troppo involuto per poter dispiegare la riflessione sull'apatia, che avrei davvero voluto fosse eletta a palpito tematico dell'intero film. Eccezionale rimane l'interpretazione di Caine, che salva in parte un personaggio a cui è stato ingiustamente tolto dello spazio. Come non ammirare il suo concerto naturalistico (Sorrentino non è un regista, è un artista proprio perché i suoi film, come la musica, "ci sono", non hanno bisogno di essere capiti, e non ci vuole un dottorato di ricerca in sociologia o filosofia per riconoscervi il tocco mistico), come non ammirare la bellissima scena, davvero incentrata sulla Giovinezza, di un dialogo tra Paul Dano e Michael Caine, quello in cui si parla della generosità dell'amicizia, di Stravinskij, e in cui si riassume il senso dell'intero film.
"Sto sempre tornando a casa, alla casa del padre".
Personalmente è in questo che un artista si rivela maturo. Saper ricordarsi del proprio passato, più che anticipare il proprio futuro. Commento questo film che sono ancora giovane, e vivo in una casa che non è più quella di mio padre, ma mi sento ancora debole e ho bisogno che una figura paterna e apatica mi guidi nelle mie domande. Personalmente per me la giovinezza è stata colta da questo film in questo. La giovinezza è quando si cerca di tornare a un momento prima di questo, e che ha il tratto inconfondibile del dolore.

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Ultima risposta 01/08/2015 13.23.13
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Larry Filmaiolo  @  25/05/2015 20:44:16
   7 / 10
ci sono alcune plateali, vuote Sorrentinate.
e ci sono scene da capogiro che rivelano del genio puro, al di là degli intellettualismi che nel film stesso vengono stigmatizzati.
C'è della semplicità, quindi, accanto a un po' di tenerezza qua e là, interpretazioni sconvolgenti (PAUL DANO...Keitel..FONDA) C'è MARK KOZELEK e due o tre sue canzoni. M'è parso di sentire anche Bill Callahan ma non son sicuro. c'è un po' di ironia malinconica. ci sono t.et.te. corpi. volti. donne.
C'è del buono per il nostro cinema. e qualche piccola lacrima.
non male come post grande sbellezzza. c'era il rischio di sbrodolare uno dei peggiori flop della storia, eppure non è stato così. ma anche sfornare un vero capolavoro genuino e travolgente non era possibile, e dopotutto non è nelle corde del buon Paolo, non basta certo un Sir Caine.

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The Legend  @  25/05/2015 19:02:47
   2 / 10
Penso che Sorrentino sia ormai diventato irrecuperabile.

I suoi film li capisce solo lui e la (solita) critica dotta e osannante.

La differenza rispetto ai suoi primi lavori è devastante: anche le Conseguenze dell'Amore era ambientato - ricorderete - nel chiuso di un hotel, ed anche quello era un film lentissimo, ma rispetto a Youth c'è un abisso. Sembrano fatti da due mani diverse.

Noiosissimo, pretenzioso ma inconcludente, Youth ci offre pure la caricatura di Maradona e addirittura un suicidio, scene buttate lì senza che ad esse corrisponda l'epilogo di uno percorso credibile.

Mah, io non so più che dire ormai su questo regista.

E voleva pure vincere a Cannes ?

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Ultima risposta 12/06/2015 14.44.39
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JOKER1926  @  25/05/2015 15:59:16
   5½ / 10
"La giovinezza" è il primo film di Sorrentino dopo il trionfo ottenuto in America con "La grande bellezza"; concettualmente la cosa sembrerebbe essere un continuum.

Nella carriera di Sorrentino, capita un po' a tutti, c'è una prima e una seconda parte. In questa ultima Paolo Sorrentino ha iniziato a cambiare le regole del gioco, ed è stato pure fortunato.
Ebbene si, noi lo etichettiamo fortunato, perché artisticamente Sorrentino dopo "Le conseguenze dell'amore" e "L'amico di famiglia" poteva pure eclissarsi nel vuoto.
"La grande bellezza", "Il Divo" e questo ultimo "Youth" sono produzioni che nascono probabilmente più per essere ricordati nei libri di storia dell'arte che in quella della cinematografia.

"La giovinezza" è un film che assomiglia ad un platinato spot pubblicitario, immagini su immagini statiche che cercano una eterna corrispondenza con la musica. In pratica lo staticismo di Sorrentino potrebbe andar bene una volta, come forma di sperimentazione cinematografica, ma prolungare la cosa alla lunga, stanca tutti o quasi.
Inoltre, ma non è una novità, in questa produzione del regista italiano manca una cosa indispensabile, cioè manca la narrazione.
Il film marcia sul suo (abbastanza) esplicito messaggio morale legato alla giovinezza , tale giovinezza che esplode simbolicamente in un finale che lascia poco spazio ad interpretazioni diverse. Allora possiamo dire che se "La giovinezza" fosse un cortometraggio forse sarebbe un capolavoro ma una produzione che si avvale di un grosso spazio temporale dovrebbe offrire molto di più.


Critica alla megalomania esasperante di Sorrentino

I migliori film di Sorrentino sono stati quelli che son nati da basi solide, quelle legate ad una sana e sensata narrazione. "Le conseguenze dell'amore" non si perde in esasperati virtuosismi ma colpisce in modo fatale. Il Cinema dovrebbe poggiare su significati più che su significanti; a meno che Sorrentino non si sia (inconsciamente) calato nei panni di Alejandro Jodorowsky o del Carmelo Bene regista, a noi francamente non ci risulta.
Il Sorrentino degli ultimi anni si avvicina un po' a Lars Von Trier, ricordate "Antichrist" e "Melancholia"?
Lo sperimentalismo estetico e le inquadrature assolute (alla Sergio Leone) alle volte si tramutano in un inutile ed anche irritante esercizio di stile.

"La giovinezza" di Sorrentino è un altro flop della stessa regia, ma nel contesto pubblicitario mediatico (ma non critico) "La giovinezza" è un altro capolavoro della stessa regia.

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Ultima risposta 26/05/2015 09.50.26
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The Jack  @  25/05/2015 11:11:53
   6½ / 10
Quando ho visto la grande bellezza mi è piaciuto. Poi l'ho rivisto e mi è piciuto un po' di più. L'ho rivisto ancora è l'ho trovato splendido.

Non so se mi capiterà lo stesso con questo, a me Sorrentino è sempre piaciuto. Le conseguenze dell'amore è un ottimo film, per avendo delle forzature nella sceneggiatura, ma la storia c'è, eccome che c'è. Così come nell'amico di famiglia e in This must be the place, probabilmente i miei preferiti.

I problemi qui per me sono 2: la sceneggiatura e Sorrentino.
La storia è minimale, diciamo funzionale allo scopo di trattare 3/4 tematiche (giovinezza/vecchiaia, passato/futuro, semplicità/complessità), ma davvero troppo scarna, noiosa e in qualche modo stanca per appassionare o incuriosire davvero. Lo si capisce presto che le cose non cambieranno e le frasi ad effetto che vorrebbero far riflettere non dicono poi molto.
Poi c'è il problema di Sorrentino che si copia infinite volte, troppe. Se si guarda This must be the place c'è già dentro tutto Youth. Stesse inquadrature, stesse carrellate o zoomate, stesso utilizzo delle musiche, stessa struttura narrativa dove i frammenti anche molto distanti tra loro compongono la storia.
Per me questo è mancanza di coraggio e creatività. Capito che sono bravo a fare una cosa, la rifaccio, praticamente uguale. Si, cambio location, interpreti e riflessioni, ma nella sostanza stile e climax generale rimangono gli stessi.

Spero si rinnovi perchè nemmeno Leone che ha fatto 5 meravigliosi western dove la sua mano si riconosce, è arrivato, anche se avrebbe potuto, a copiare se stesso così tanto.

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Ultima risposta 26/05/2015 18.41.08
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bbjmm7  @  24/05/2015 10:58:03
   10 / 10
Il suono ! come spiegazione della vita e la genialità di illudere lo spettatore con la parola SEMPLICITA che invece ci inoltra per un finale geniale dove la bellezza non è appunto la "semplicita commerciale" che oggi il mondo dei mass market ci mette in testa! La semplicità è anche Stravinsky o delel composiiozni musicali "complesse" (a punto per la massa..pensate solo come in Italia gente come jovanull o liganulla siano reputati poeti e compositori). La genilità è la belezza dovrebbero essere di tutti e quindi condivisa! Sorrentino da poi tanti altri spunti al FIlm veramente geniale e fantastico

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Ultima risposta 24/05/2015 19.44.54
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gaffe  @  23/05/2015 22:27:18
   5½ / 10
Non mi ha entusiasmato, Sorrentino ultimamente è diventato sempre più cervellotico, le sue sceneggiature non si sa dove vogliano andare a parare.
Bene la prima parte, ma la seconda merita più di uno sbadiglio: la parte finale, dove l'orchestrante si riconvince a dirigere è di una noia tremenda.
Le ambientazioni sono giuste, i personaggi alcuni azzeccati, vedi il ciccione simil maradona, ma per il resto si ha la sensazione di uscire dalla sala con "e allora....".
Rimpiango i primi film noir di sorrentino fino a l'amico di famiglia, poi ha incominciato a cambiare genere.

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Ultima risposta 25/05/2015 19.57.16
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Misialory  @  22/05/2015 21:01:47
   9 / 10
Perfezione, stile, puro cinema. Chi lo ama non puo' perderselo. Grande Sorrentino, che ha tolto gli eccessi della Granda bellezza e ha creato un gioiello raro.

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Ultima risposta 23/05/2015 10.25.22
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  21/05/2015 21:05:41
   10 / 10
Dato che ormai è costume (e sarà sempre così) non avere mezze misure con Sorrentino, dico solo che mi è piaciuto tantissimo, ma proprio tanto, e quindi lo rivedrei anche subito e probabilmente lo farò.
Non sento il bisogno di giustificare il perché, né i motivi. Sono rimasto per tutta la durata rapito, emozionato. E terrorizzato, sollevato, da questo ipertrofico esorcismo della vecchiaia. E per me è questo il cinema. Poi ci penserò su. Ma preferisco di no.

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Ultima risposta 10/02/2016 00.12.47
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  20/05/2015 23:44:36
   4½ / 10
La sindrome felliniana che affligge Sorrentino dopo la valanga di elogi per il suo sospirato approdo alla mediocrità che si subodorava ne La grande bellezza, è del tutto conclamata, anzi epidemica. Affligge anche attori di provatissima qualità come Michael Caine o Harvey Keitel o Jane Fonda, nessuno si salva dalla sua sceneggiatura che ha tutte le caratteristiche della depressione post-parto: visioni immotivate di morte, anaffettività conclamata, compiaciuto narcisismo negativo, incoerenza e disprezzo di sé e degli altri. Lucidamente, Sorrentino sceglie di far trascorrere le due ore necessarie alla sua/nostra terapia proprio in un'elegante clinica svizzera, tra vip e camerierine comprensive e tuttofare. Si sente il grande maestro che dirige la mandria di mucche come in uno spot della Milka? oppure - più realisticamente - il pessimo sceneggiatore che cerca di scrivere il suo film-testamento e forse così lo scrive due volte? quesito appassionante che mi lascia attaccato alla sedia mentre sfilano l'intelligente Miss Universo, l'attore californiano che studia per essere Hitler ma poi sceglie la Passione e l'Amore perché è di questo che siamo fatti, la tragedia annoia, la coppietta che al ristorante non parla e chissà (chissà?) che nasconde e altre amenità degne dell'animazione serale, tra cover svizzere e ragazzine che ruotano enormi bolle di sapone.
Lento, devastante per presunzione e incapacità di creare interesse o passione, ci si sente in visita a un ricco parente depresso che probabilmente non ci regalerà nemmeno un biscotto di quelli che lui trova sul cuscino la sera.

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Ultima risposta 22/05/2015 20.56.22
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