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Ritratto in stop-motion di una società altamente discriminante, in cui la sorte di ognuno è segnata alla nascita. A determinare ciò un numero stampato sul petto con l'importanza dell'individuo definita in ordine crescente. Per cui il piccolo Zero (il nome dice già tutto riguardo il suo valore) si trova a vivere un'esistenza fin da subito infernale. Vessato e umiliato in ogni modo sia dalle istituzioni che dalla gente comune raggiunge l'età adulta tra vari stenti, ma quando le cose sembrano precipitare definitivamente trova il modo di riscattarsi in un finale splendidamente sorprendente. Cortometraggio molto curato nei dettagli e capace di indurre riflessioni per nulla banali riguardo il diritto al rispetto e alla dignità, oltre che alla potenziale utilità sociale cui tutti possono ambire. Buono l'accompagnamento sonoro, niente male la struttura dei pupazzetti che sembrano degli omini della Lego avvolti nel filo di lana. Aldilà degli evidenti pregi l'avrei premiato premiato a prescindere: per la prima volta nella mia vita ho apprezzato la matematica.