La casa de papel č una serie spagnola la cui trama verte sul tentativo di rapina alla Fábrica Nacional de Moneda y Timbre (La casa de papel del titolo, ovvero, in italiano, la casa di carta): la zecca dello stato spagnolo.
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Distinti cinefili, pregiatissimi cinofili, come state? Non molto bene a giudicare dalla media di questa Casa de papel. Si scherza, su. Anche se è davvero fuori luogo l'entusiasmo attorno a questa serie tv, di cui ho visionato tredici episodi con puro spirito di sacrificio, in nome della critica onesta e scevra da pregiudizi, come richiesto dal sito. Fare un elenco delle incongruenze, illogicità, assurdità presenti in questo prodotto targato Netflix richiederebbe un numero di gigabyte da mettere in crisi il server di filmscoop e questo non è bello. Potete stare certi, però, che se vi togliete i paraocchi e vi liberate una volta per tutte del binge watching al quale vogliono costringervi, avrete chiari davanti a voi tutti i ridicoli comportamenti di questa banda di metalmeccanici della Fiom mascherati da Salvador Dalì. Interi episodi inutili, vuoti, ripetitivi, girati e montati solo per prolungare in modo estenuante l'atteso e agognato finale. Credo che ci siano più stalli alla messicana ne "La casa di carta" che in tutta la cinematografia western, al punto da non sortire più alcun effetto emozionale. Non sfuggirà nemmeno l'intento politico di questa produzione, che ha il patetico obiettivo di stuzzicare sopiti istinti sessantottini, solleticare l'anima canora della partigianeria e togliersi qualche sassolino dagli anfibi. Così come sarà lampante la totale inettitudine del Corpo di Polizia, ridotto a una compagine di macchiette del tutto innocue. Bene, direi che può bastare. Ora affronterò, con viva e vibrante soddisfazione per l'impresa testé compiuta insieme ad alcuni compagni della Brigata Garibaldi, il proseguimento della seconda stagione. Mi aspetto, tuttavia, un salto di qualità e dunque che si canti perlomeno "sono un ragazzo fortunato" durante la fuga nel tunnel e che si faccia del sesso dentro una lavatrice (naturalmente durante la centrifuga per coprire i gridolini di piacere ed evitare spiacevoli imbarazzi). Alla prossima.