speciale la quadrilogia romeriana dei morti viventi - il simbolismo sociologico e politico
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Il simbolismo sociologico e politico

Una lettura tutta a parte merita il livello di lettura socio-politico dei quattro film di Romero. Fin da Night, il regista aveva dichiarato con chiarezza un intento che andasse aldilà della realizzazione di un film puramente orrorifico. Attraverso gli zombie, Romero desiderava presentare un messaggio sociale e politico, che avrebbe arricchito e sviluppato in ogni successivo film della serie.

Night e la questione razziale

In Night risulta centrale che il protagonista sia un uomo di colore, la cui leadership de facto su un gruppo composto da bianchi anglosassoni non viene affatto accettata da uno dei componenti, il signor Cooper, che evidentemente si sente minacciato non solo nel suo status di capofamiglia ma anche, ad un livello più sottile, nel suo status razziale. Cooper critica e osteggia Ben in ogni sua scelta e decisione e ne è ricambiato con eguale ostilità. Lo scontro per il potere all'interno del gruppo diventa evidente quando Cooper decide di rifugiarsi in cantina con la sua famiglia e Ben rimane al piano terra con gli altri sopravvissuti. Una temporanea tregua si tradurrà infine in conflitto aperto e nell'omicidio a bruciapelo di Cooper in una fase critica del film. Si noti che, benché Romero sembri parteggiare per Ben, presentandolo come affascinante e convincente, al contrario di Cooper che risulta antipatico e meschino allo spettatore, la strategia proposta dal bianco avrebbe in effetti salvato il gruppo, mentre quella proposta da Ben lo porta alla rovina. In questo aspetto pare fare capolino una sorta di contraddittorietà ideologica nel messaggio del regista. Una contraddizione che, a parer mio, non è affatto casuale. Tornerò più avanti su questo aspetto, a mio parere rivelatore e centrale, della serie Romeriana.

La trattazione della questione razziale non si esaurisce affatto con il primo film della serie. Al contrario, ne resta un filone costante, che vede negli episodi seguenti uno sviluppo in accordo alle differenti condizioni socio-politiche contemporanee. Così se in Night, nel 1968, diede scandalo vedere un protagonista di colore che schiaffeggiava una donna bianca, in Dawn, dieci anni più tardi, un poliziotto di colore spara a bruciapelo ad un collega razzista che sta facendo strage di neri e portoricani durante una operazione di polizia. Ancora, i predatori di Dawn indossano paramenti di tipo nazista piuttosto in voga nelle bande di motociclisti americane e Tom Savini nei panni di uno di essi insulta Peter chiamandolo "muso nero" mentre gli dà la caccia nel centro commerciale. In Day, nel 1985, il razzismo ha ancora il suo ruolo sotto più profili. Ma negli USA i neri non sono più la sola razza discriminata. Tra i militari, quindi, figura un messicano, Miguel, bersaglio dell'aggressività dei suoi colleghi anglosassoni. L'eroe, ancora una volta di colore, è a sua volta evidentemente in parte tollerato per la sua utilità di guidatore dell'elicottero ed in parte perché mostra di non volersi affatto piegare all'altrui prepotenza. Infine, in Land, siamo negli anni 2000 ed è ancora la discriminazione razziale a fare escludere a Kaufman la possibilità che Cholo coroni il suo sogno e ottenga un appartamento all'interno del Fiddle's Green. Una esclusione che Riley aveva previsto, dicendo al suo comandante in seconda "Non siamo della razza giusta". Si noti che, razzialmente parlando, se Cholo è Portoricano, Riley è in effetti un bianco anglosassone. L'appartenenza ad una razza, nel nuovo millennio, diventa un fatto anche ideologico e non più solo biologico.

Dawn e il consumismo

Quando i quattro fuggitivi scendono con il loro elicottero sul tetto del centro commerciale di Dawn, le loro azioni sembrano assolutamente ragionevoli, guidate dalla necessità di sopravvivere. Ma quando ne fanno la propria casa, scacciando le orde di morti viventi che, in una metafora feroce dei consumatori, vagano all'interno dell'edificio in eterno senza meta, essi affermano un concetto assai spaventoso: per vivere, tutto ciò che ci occorre sta in un centro commerciale. Parrebbe di vedere un immaginario spot che dica: "siete circondati da morti viventi che vogliono divorarvi? Niente paura: al centro commerciale Taldeitali troverete tutto ciò che vi occorre a dimenticarvene e a divertirvi in assoluta sicurezza!" uno spot simile viene invero a mostrarsi in Land, a cantare le lodi del complesso grattacielo in cui si "rivive" il fasto del passato – lontano dal puzzo dei morti viventi. In Dawn i sopravvissuti godono di ogni confort all'interno del loro rifugio, mentre centinaia di zombie si affollano alle porte come fedeli chiusi fuori dal loro tempio. E come saccheggiatori del tempio giungono i predatori che assaltano ed espugnano il rifugio nella parte finale del film. Anch'essi vi cercano tutto ciò che desiderano, e spesso non si tratta di oggetti che possano avere qualche effettiva utilità.

L'esigenza del superfluo appare grottescamente ingigantita dallo stato di pericolo in cui l'intero pianeta sembra sprofondato. La telecamera di Romero segue i saccheggiatori nella loro opera e con occhio ironico ce li mostra arraffare davvero di tutto, tra cui mucchi di danaro evidentemente oramai inservibile, gioielli, persino televisori. Nel perfetto stile di vita consumista, quando uno dei predoni fa osservare ad un altro che oramai "non trasmette più nessuna stazione", quest'ultimo afferra una mazza e frantuma i teleschermi. Ciò che non può essere consumato va distrutto. Dall'usa e getta all'usa o getta. In un'altra feroce simbologia, tra le pochissime cose che i predoni non rubano c'è una camicia con cravatta Regimental. Tra i predatori motociclisti le cravatte non hanno appeal. Da ultimo la scelta critica di Steven, di cui ho già discusso in precedenza, viene a collocarsi proprio nello stesso filone delle scelte "consumistiche". Steven non si rifugia al piano superiore, bensì ingaggia battaglia contro gli invasori per difendere ciò che considera la sua proprietà. Nel farlo condanna se stesso alla morte e il suo piccolo gruppo al disastro. Sarà difatti lui, ridotto a zombie, a condurre gli altri morti viventi al rifugio segreto del gruppo al secondo piano del centro commerciale. Il finale, inquietante e pessimista, mostra la coppia interrazziale fuggire con l'elicottero, senza una meta, con poca benzina, in una alba azzurra, con poche nubi in cielo e molti zombi in terra. Abbandonando il centro commerciale, essi abbandonano tutto ciò che sono stati.

Day e la libertà

In day of the Dead la libertà è il tema centrale. La scena è immediatamente posta all'interno di un bunker di mattoni bianchi, costruito presso delle antiche miniere. Gli abitanti del bunker sono costantemente esclusi dalla visione del cielo, come dei reclusi in un carcere. In questo labirinto soffocante scienziati e militari convivono in modo conflittuale, in un clima di scarsità crescente di munizioni, mezzi e speranze. La libertà fisica e psicologica dei personaggi si restringe sempre di più, nello svilupparsi della trama, quando il Capitano Rhodes, preso il comando del gruppo, impone limiti assurdi di tempo all'equipe di scienziati per le loro ricerche, dando corpo alla frustrazione e alla angoscia dei militari nei confronti degli scienziati. Specularmente il dottor Logan, il capo degli scienziati, si muove in uno spazio/tempo di libertà dettato solo dal proprio delirio, conducendo esperimenti sempre più orripilanti, che portano all'esasperazione i militari. Sotterrati nel bunker, che John definisce "una enorme pietra tombale", i protagonisti si dibattono in conflitti sempre più acuti, fino a quando la rabbia di Rhodes, la follia di Logan e la debolezza psichica di Miguel non precipitano la situazione nel disastro complessivo. La critica alla stupidità e alla facile violenza della società americana e in particolare dei militari è palese, ma anche la critica verso gli intellettuali e gli scienziati, chiusi nel loro mondo accademico, pronti a avviare qualsiasi sperimentazione per quanto spaventosa possa essere e completamente isolati dai cambiamenti sociali del mondo che li circonda. Qui due diverse forme di "eroe" si fiancheggiano: Sarah, che cerca di tenere insieme il gruppo e riconciliare i militari per proseguire la ricerca, e John, che si isola sempre di più e desidera solo la fuga verso un'isola lontana - quello stesso "mondo senza barriere" di cui vagheggerà Riley in Land. La libertà dunque come impegno, nel gruppo, o come fuga, fuori di esso. La libertà tornerà anche ad essere oggetto di riflessione in Land, quando Riley e i suoi amici finiscono, senza accuse né processi, in una galera. Poco prima, Riley stesso, guardando i Militari accampati per proteggere la città dagli zombie, confessava ad un amico deluso della propria condizione sociale "tu ti senti escluso, segregato, ma io guardo lì e capisco che siamo tutti segregati."


Torna suSpeciale a cura di Stefano Re - aggiornato al 23/06/2006

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