caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'UOMO CHE VERRA' regia di Giorgio Diritti

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
kafka62     7½ / 10  27/04/2018 09:46:43 » Rispondi
La visione de "L'uomo che verrà" è uno di quei momenti magici (quanto mai rari al giorno d'oggi) capaci di riconciliare con il cinema. Fatta la tara degli inevitabili piccoli difetti dovuti alla produzione a basso costo e all'uso di attori non professionisti, l'opera seconda di Diritti è praticamente perfetta: facce giuste (giuste perché imperfette, avvizzite, rugose, vissute), luoghi autentici in cui il tempo sembra essersi fermato, dialetto stretto e talmente ostico da richiedere l'uso di sottotitoli, storia forte e soprattutto vera (la strage di Marzabotto) raccontata senza spregio della verità storica e senza retorica, un azzeccatissimo personaggio (quello della piccola Martina) attraverso il cui sguardo innocente e muto vengono filtrate le vicende che vediamo sullo schermo (deprivate di ogni polemica ideologica e faziosa, e quindi lontanissime dalla attuale odiosa querelle sul revisionismo resistenziale), e poi tanti, tanti sentimenti, commozione, paura, solidarietà, odio, speranza (quella incarnata dal fratellino appena nato di Martina, l'"uomo" del titolo). La sensazione è che l'Italia abbia trovato in Diritti un nuovo Olmi (quello de "L'albero degli zoccoli" naturalmente, non certo quello di "Centochiodi"), capace di stornare pietosamente lo sguardo al momento della strage (laddove riprende le pallottole che sbrecciano il muro alle spalle delle vittime) e di fissarlo invece in piccoli dettagli, che denotano una vena poetica del tutto a suo agio nei boschi e nelle montagne (Martina con la mamma di notte che guardano le lucciole). Non so se si può parlare di capolavoro, questo sarà il tempo a dirlo: certo è che la distanza con la maggior parte dei film italiani, televisivi e non, ambientati al tempo della Seconda Guerra Mondiale è veramente abissale.