Dom Cobb 9 / 10 15/09/2018 01:24:28 » Rispondi Guy Haynes, famoso tennista incontra per caso su un treno un suo ammiratore, Bruno Anthony, che pare conoscere molto di lui e della sua vita privata, e in particolare dei problemi con sua moglie, che Haynes cerca di lasciare per un'altra donna. Lo sconosciuto arriva a proporre uno scambio: se lui ucciderà la moglie di Haynes, questi in cambio ucciderà il padre di Bruno, delitto per delitto... Finalmente! Se qualcuno mi chiedesse di riassumere la mia opinione, dopo aver visto questo film di Hitchcock, in una sola parola, sarebbe proprio questa, soprattutto considerando la stringa di recenti mezze (o totali) delusioni da parte del cosiddetto "maestro della suspense" che ho subito di recente. Dopo tanti esempi andati a vuoto, con questo suo primo lavoro degli anni '50, che idealmente inaugura la sua stagione più produttiva, Hitchcock tiene fede al nome e alla reputazione che si porta dietro e sforna uno dei thriller più tesi e serrati che abbia mai visto. La mano del maestro si nota fin dal principio, quando l'alternarsi dei piedi di ciascuno dei due passeggeri anticipa il tira e molla senza quartiere fra i due protagonisti; e per tutta la durata ci si mantiene su alti livelli di tensione, grazie alla spinta propulsiva della storia, al carisma dei personaggi e a una marea di trucchi di fotografia, effetti speciali e montaggio da far paura. Nell'ambito del genere thriller, ci sono quelli che preferiscono storie dal ritmo lento e calcolato, dove l'ansia viene generata dall'attesa di qualcosa di sconvolgente; altri preferiscono un ritmo forsennato dall'inizio alla fine, senza pause per riflettere e prendere fiato. A me piacciono entrambi, ma ho sempre avuto un debole per quelle storie che partono lentamente e acquistano man mano sempre più velocità fino a concludersi in un vertiginoso climax finale; "L'altro uomo" (molto più suggestivo il titolo originale) appartiene a quest'ultima categoria, sebbene con il tono asciutto e venato di umorismo nero e la maniera diretta in cui i due protagonisti vengono delineati non si possa parlare propriamente di ritmo lento. Guy e Bruno vengono indicati senza mezzi termini, sia tramite dialoghi arguti sia tramite invenzioni visive, come inestricabilmente legati l'un l'altro: come hanno già fatto notare altri prima di me, Bruno può essere visto come la rappresentazione fisica del lato oscuro di Guy,
Da notare che Guy, quando sente la proposta di Bruno, anche se rifiuta non rimane eccessivamente sconvolto; lo stesso Bruno in seguito afferma che tutte le persone, nel loro intimo, covano impulsi violenti e omicidi, che tutti noi, prima o poi, immaginiamo di voler morto qualcuno che odiamo.
il che conferisce all'eroe un'insolita ambiguità e al cattivo un senso di minaccia opprimente anche nei momenti in cui è più inattivo. Entrambi giovano delle interpretazioni dei rispettivi attori: Farley Granger è il prototipo dell'uomo normale e poco interessante, eppure con un certo non so che, mentre Robert Walker è capace di mettere i brividi anche solo grazie al suo sguardo perennemente storto. A questo si aggiunge anche una serie di invenzioni visive brillanti nella loro semplicità, testimonianze della tradizione gotica tipica del noir, mischiate ad altri usi della fotografia invece più sperimentali ed azzardate;
I due momenti che restano maggiormente impressi sono: l'omicidio della moglie, visto tramite il riflesso negli occhiali di Bruno, e il seguente incontro con Guy, dove gli viene rivelato il misfatto e, proprio mentre il tennista si rende conto di trovarsi "in trappola", si unisce a Bruno dietro a un cancello a sbarre metalliche.
è uno di quei casi in cui la pellicola funziona molto meglio grazie all'utilizzo del bianco e nero, visto che il colore avrebbe solamente tolto i contrasti che rendono il film la gioia per gli occhi che invece è. Naturalmente, come già anticipato, dopo un avvio abbastanza nella norma, la tensione cresce e si fa sempre più palpabile, soprattutto nella seconda parte, e raggiunge l'apice nella mezz'ora finale, adrenalinica e semplicemente da cardiopalma, dove regia, effetti speciali e montaggio lavorano come i sottili ingranaggi di un orologio svizzero per regalare una delle grandi sequenze thriller di sempre, perfetta e mozzafiato, soddisfacente nel chiudere la trama nel migliore dei modi,
A partire dall'incontro di tennis, il ritmo accelera vertiginosamente: prima il continuo alternarsi con il viaggio di Bruno verso la fiera, poi la corsa per arrivare prima che lo psicopatico riesca nel suo intento, e infine la frenetica corsa sul carosello impazzito con tanto di zuffa mortale. E alla fine di tutto, quando ormai è chiaro che Guy ha vinto, Bruno si ostina a portare avanti la sua mascherata, infame e deviato fino alla fine. E last but not least, la chiosa finale che ho particolarmente apprezzato: "Mi scusi, lei non è Guy Haynes?" Haynes e la moglie fanno per rispondere, poi si guardano circospetti e in silenzio si tolgono di mezzo.
Al netto di alcune transizioni fra una scena all'altra un po' approssimative e brusche, "L'altro uomo" rappresenta il primo lavoro di Hitchcock che mi sento di chiamare un vero capolavoro, imperfetto forse in alcuni particolari, ma dalla qualità comunque eccellente. Se anche i futuri film del maestro della suspense viaggeranno su questi livelli, sarà un piacere scoprirli uno dopo l'altro.