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QUANDO CHIAMA UNO SCONOSCIUTO regia di Fred Walton

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Alpagueur     4 / 10  15/11/2020 18:05:03 » Rispondi
Quando ancora non esistevano i telefoni cellulari...ma esistevano già gli stalker. Il film inizia con un botto, poi va avanti con un piagnucolio lamentoso...Il regista Fred Walton sa come attirare il pubblico. I primi 20 minuti di "Quando chiama uno sconosciuto" (alias "When a stranger calls") sono estremamente efficaci, mentre guardiamo un'indifesa Carol Kane (Jill Johnson) che viene lentamente terrorizzata da una serie di strane telefonate che le chiedono se ha o meno "controllato i bambini". C'è una svolta netta che sono sicuro che tutti conoscano comunque, ma non la rivelerò qui. Purtroppo, l'anteprima del film (proprio come l'anteprima del remake, "Chiamata da uno sconosciuto" del 2006, di Simon West) regala la grande sorpresa. Dopo l'eccezionale incipit che ha aperto la scena del film, la babysitter Jill cerca di andare avanti con la sua vita mentre il detective Charles Durning (Jon Clifford) cerca di rintracciare l'assassino. L'ora successiva è piena di scene noiose, mentre lo sviluppo del personaggio è inutile quando quello che vuole il pubblico è solo avere paura. La sequenza finale fornisce una piccola scossa, più o meno inaspettata, ma potresti già esserti addormentato a quel punto. Come ho detto, il regista Walton sa come attirare il pubblico. Quando ha realizzato il sequel "Lo sconosciuto alla porta", nel 1993, ha avuto un'altra superba sequenza di apertura (anche meglio dell'originale) prima che andasse in pezzi per il resto. Se solo fosse riuscito a trovare un modo per aggrapparsi al suo pubblico con tutta la presa che ci mette all'inizio dei suoi film (!). Alla fine non si riesce nemmeno a credere che questa battuta della polizia "le chiamate provengono da casa" sia stata usata per la prima volta in questo film. E non è nemmeno una battuta finale. Il film ha praticamente tre parti. La prima molto buona, con suspense, tensione, buone carrellate di cinepresa, un piano sequenza inquietante (dalla porta esterna al soggiorno) e zoomate consecutive sulle zone (al buio) più remote della casa e alcuni oggetti particolari (pendolo dell'orologio, serratura della porta, disco del telefono, tavolo del soggiorno, corrimano della scala, porte delle stanze al pian terreno, lanterna esterna, un lecca lecca, manico di ombrello, addirittura le scarpe dell'assassino nascosto nell'armadio), insomma roba da far accapponare la pelle anche a Carpenter ed Hitchcock, ad un anno appena di distanza "Halloween" ha fatto già scuola. La terza parte se vogliamo può essere considerata ragionevole in una certa misura...quantomeno serve a giustificare la presenza della prima. Ma...cos'era quella seconda parte lunga quasi un'ora? Non ha senso! Questo film è così miserabile. Alla fine le motivazioni dei personaggi sono inesistenti, i buchi della trama sono molti, da piccoli a giganteschi, e c'è un'intera storia separata nel mezzo della storia che viene fuori dal nulla e non va da nessuna parte senza motivo. Il regista non aveva idea di cosa stessero facendo, ma è riuscito a ottenere prestazioni accettabili dagli attori, lasciandoli a cercare di rimediare a tutto ciò che non andava nel film, cosa che nessuna buona recitazione può fare quando la regia e la sceneggiatura sono così cattivi. Gli artifizi e le sciocchezze abbondano. Ripeto questo regista (Walton) è un po' come Lynch, bravo ad introdurre l'argomento (con dosaggi appropriati di suspense, mistero...), ma poi si perde in modo sempre più evidente, alla fine non si comprende bene davvero cosa volesse fare. Il fatto di ritrovarci, alla fine del film, con un personaggio che, a distanza di 7 anni, sembra completamente diverso, e un killer che riempie la parte centrale (la più noiosa) inquadrato continuamente, ovunque vada, deriso, scartato, che porta quasi lo spettatore ad avere compassione per lui (per il semplice motivo che non ha le phisyque du rôle), vuol dire che non ci siamo proprio.

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Mi aspettavo davvero molto di più da questo "classico" di cui ho sentito tanto parlare (per via delle telefonate all'ìnizio che hanno ispirato "Scream" di Wes Craven) e ho visto interminabili clip delle scene dove squilla il telefono. Quello che ho avuto è stato un tentativo patetico, inutile e sconsiderato di cavalcare "Halloween" di Carpenter. Sarebbe stato tremendamente più inquietante e orribile se avessero cercato di concentrare la loro storia su Jill, e forse, forse, le avessero fatto controllare i bambini almeno una volta, cioè il minimo sindacale per cui era stata pagata. E finalmente ho "capito" il segmento di apertura che "Student bodies" aveva preso in giro (assolutamente esilarante).