Niko.g 4 / 10 23/08/2021 19:36:54 » Rispondi Presentato in concorso al 50º Festival di Cannes senza ottenere riconoscimenti, nonché abbandonato durante la proiezione da un discreto numero di spettatori, "Funny games" si è conquistato col tempo la sua fama di film spietato. Nelle intenzioni del regista il film dovrebbe portare lo spettatore a riflettere sulla violenza che gli viene mostrata dai media. Mentre però sul piano teorico certe premesse si possono anche condividere, sul piano della realizzazione queste non sembrano efficaci. Negando al pubblico la catarsi, risulta impossibile prendere le distanze dalla violenza che ci viene mostrata e mettere in atto una riflessione nella direzione dell'autore (come ad esempio ha fatto Kubrick in "Arancia meccanica"). Oltre a ciò, quella di Haneke, appare un'operazione disonesta, perché mescola elementi razionali e irrazionali e disorienta lo spettatore invece di aiutarlo a capire. Se i guanti di cotone utilizzati dai due criminali non servono per fare i Michael Jackson di turno, ma per non lasciare impronte (logico), il rewind col telecomando fa saltare il banco (illogico).
Ipotesi 1: Haneke si sbrodola addosso, compiendo la più classica delle masturbazioni intellettuali.
Ipotesi 2: Haneke ama ossessivamente la famiglia borghese e i suoi valori, ma la sua ideologia gli ordina di distruggerla.