Boromir 8 / 10 11/10/2022 15:27:50 » Rispondi I flop dei più interlocutori Legend e Chi protegge il testimone avevano fatto sospettare ad alcuni che Ridley Scott, dopo una tripletta d'esordio di capolavori uno più potente dell'altro, non fosse altro che un talentuoso fuoco di paglia. Black Rain ha invece riconfermato le qualità del regista di South Shields, un drago della macchina da presa mai restio a misurarsi con improvvisi e camaleontici balzi da un genere all'altro, da una cifra stilistica all'altra. Mentre il comunque simpatico fratellino Tony si faceva largo a suon d'intrattenimento muscolare di successo, Ridley è tornato a dire la sua con un solidissimo thriller d'azione violenta sui punti d'incontro-scontro tra Oriente e Occidente. La storia di base, un archetipo da western o da film di samurai kurosawiano, serve a Scott per dare libero sfogo a tutto il suo estro da "creatore di mondi e immaginari": l'Osaka messa in scena dal regista trova forza visiva nell'impiego di luci al neon e coltri di fumo industriale tagliate da raggi di luce corposa, che la fotografia di Jan de Bont ammanta di una patina sulfurea giocata sui toni del blu e del viola elettrici, dando l'idea di trovarsi davanti a più riprese a una costola meno tecnologizzata (ma non meno inquietante) di Blade Runner. Il Giappone di Scott, appesantito da una scomoda burocrazia, diviene terreno fertile per viscerali dualismi valoriali, dove il pericolo serpeggia indisturbato. I travagli morali, la morte e la violenza vengono estetizzati con la grazia e la ferocia che ci si aspetta da un regista post-moderno che certo cinema orientale (Kurosawa e Suzuki) lo ha masticato e assimilato. Eppure c'è sempre spazio per quei valori di amicizia (memorabili i momenti di goliardia al night club) e collaborazione cosmopoliti che possono rendere tanto migliore e speciale la razza umana, sopratttto quando entra in gioco un obiettivo comune. Con la singola nota stonata di un anonimo personaggio femminile interpretato da Kate Chapshaw, tutto il resto merita considerazione. A partire dalla poderosa colonna sonora di Hans Zimmer, connubio perfetto tra il wagnerismo tipico del compositore tedesco e le sonorità orientali.