Thorondir 7 / 10 09/02/2023 15:30:23 » Rispondi Il caporale nordista è un po' il lupo cattivo di fiabesca memoria. Contrariamente però a quello della fiaba, soggetto di aggressività, il personaggio interpretato da Farrell diventa ben presto un oggetto altrui: risveglia la sessualità sopita di un collegio femminile, ridesta la libido delle donne più grandi e fa pulsare quella ancora non esplorata delle più piccole. Un microcosmo chiuso fra tradizionalismo cristiano e lezioni di francese e di cucito viene improvvisamente scosso. Le donne, da classico stereotipo d'epoca, prima accolgono e si prendono cura (tenendo però in una stanza altra il malcapitato), poi, fiutato il pericolo, agiscono, seppur non come un unico corpo pensante. L'uomo è castrato, sottomesso, svilito e svi-rilito: inizia a rompere cose (i bottoni della Dunst, le bottiglie) quasi dovesse riaffermare l'essere lui, lì dentro, il maschio.
La rilettura della Coppola è un film di sottile de-costruzione, tutto giocato al ribasso anche registico (la reiterazione dei raccordi sulla facciata dell'edificio) e che pur non trovando spiccata originalità di racconto riesce a mostrare le ambiguità delle logiche psicologiche e di potere in un ambiente chiuso. Il finale è l'opposto di quello di Seigel, quasi a voler simboleggiare non solo uno sguardo femminile diverso ma anche a incorniciare come chiuso e autoriferito (le donne dietro il cancello, in posa) un mondo, come quello del sud della Confederazione, che in quella chiusura, in quelle tradizioni preservate, in realtà aveva la morte (la propria) alle porte di casa (letteralmente).