DankoCardi 6½ / 10 12/07/2023 15:32:56 » Rispondi Mi sembra chiaro che gli autori della sceneggiatura, Corbucci e Martino, siano non poco debitori a "I Vitelloni" di Fellini (tanto che, in un piccolo ruolo, c'è anche lo stesso interprete Leopoldo Trieste); gli anni '50 non sono solo neorealismo e commedie ma anche uno spaccato della società del periodo, ovvero di un tipo di società, quella dei neo ricchi dopo il boom economico e di conseguenza i loro figli: giovani viziati, annoiati e snob. Curioso vedere che hanno già un loro linguaggio gergale con termini come "tranqui" o "deficiens". La storia non manca di venature comiche grazie alla presenza di Manfredi ma è sostanzialmente un dramma che già mostra fino a che punto possono arrivare i giovani per soddisfare i loro vizi e che sono pronti a marcare le disparità sociali nei confronti di chi non è come loro. Abbastanza amaro poi, il finale che dimostra che le persone non cambiano e che chi nasce tondo non muore quadrato. Non arriva a scene pesanti od eccessive, ma porta a pensare.