The Holdovers è una tipica pellicola di Payne, che come al suo solito mischia elegantemente ironia e dramma, questa volta in un clima natalizio che sa di festa troncata o comunque non goduta a pieno. La messa in scena minimale in interni, con la scuola diventata ormai vuota, fredda, depredata dei suoi addobbi non è altro che il riflesso della condizione dei personaggi, specialmente se si mette in rapporto al gioioso e festivo mondo esterno. Ciò che colpisce è l'approfondimento psicologico ben strutturato dei tre personaggi principali, che seppur profondo riesce a lasciare delle sfumature e dei margini che permettono allo spettatore ancora di supporre e presupporre.
Gli argomenti che emergono nelle due ore di durata sono molteplici, il film presenta uno schema abbastanza convenzionale per questo tipo di pellicole, caratterizzato da alti e bassi, momenti che alternano una dura incomunicabilità ad una forte empatia, l'affresco che ne esce fuori è quello di tre anime fondamentalmente sole a combattere con i loro traumi, prestando comunque un grosso spazio all'evoluzione dei personaggi che per voglia o necessità che sia iniziano a venirsi incontro. Dal professor Hunham interpretato da Giamatti, non esattamente il più popolare e simpatico della scuola, molto dedito al suo lavoro ed estremamente appassionato di storia antica, solo e con quella sfumatura macchiettistica che potrebbe ricordare il/la prof che abbiamo avuto un po' tutti al liceo per cui non esiste nulla all'infuori del lavoro, il classico blocco di ghiaccio a cui però basta una carezza per sciogliersi del tutto, come appunto mostra l'evoluzione del personaggio, dall'iniziale scontro con Angus arriverà gradualmente ad aprirsi, anche grazie ad alcuni gesti altruistici del ragazzo - come la deresponsabilizzazione in ospedale - fino ad abbattere le barriere formali tra studente e professore, è un personaggio che fa tanta tenerezza perché costretto costantemente ad indossare una maschera di autorità, è poco comprensivo con gli studenti ma sarebbe il primo ad aver bisogno di comprensione, la scena quando vede la signorina Crane baciarsi col suo fidanzato è di una tenerezza incredibile, e Giamatti è abilissimo nel far trasparire le emozioni del personaggio, così bloccato, così solo.
Dall'altro lato Angus è un ragazzo intelligente ma ribelle, probabilmente a causa di problemi con la figura genitoriale, anch'esso come Hunham inizialmente tende a nascondere le sue debolezze, ma a differenza del professore riesce ad essere più maturo ed è il primo che prova a stabilire un legame di collaborazione ed empatia, con una madre negligente nei suoi confronti e un padre che vuol tenere nascosto, per vergogna o per paura di diventare come lui un giorno è l'emblema del ragazzo anticomunicativo, un po' egoista per istinto di sopravvivenza ma in fondo dal cuore tenero.
E poi c'è la cuoca, questa signora che ha perso recentemente il figlio in Vietnam, che affronta l'elaborazione del lutto in queste festività natalizie terribili per lei, personaggio di grande umanità, dal forte istinto materno, come si vede nella cura che ha degli ospiti, il suo pianto dilaniante alla festa di natale è come una sirena di disperazione nel clima gioioso delle feste, perché durante le feste la tristezza non passa, viene solo messa da parte.
Dallo stile un po' vintage, leggermente sgranato e una componente visiva che può ricordare gli anni in cui è ambientato "The Holdovers" è un bel film dal taglio indipendente, col quale Payne continua coerentemente il suo discorso tra un po' di ironia e un forte dramma di fondo, con quei personaggi sfumati e quelle situazioni tipiche del suo cinema che fanno fermare un attimo a pensare, che fanno riemergere sentimenti contrastanti, dalla nostalgia all'apprezzamento dei piccoli momenti, di certo non è un autore che lascia indifferenti e questo film ne è una delle conferme.