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IL CONFINE VERDE regia di Agnieszka Holland

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  13/02/2024 23:32:08 » Rispondi
Film molto molto bello. Forse votato troppo all'esasperazione? Punti di vista. Un imbecille su Internet parla di Schindler's list ""dei poveri" dimenticando che forse il pur notevole film di Spielberg edulcorata la realtà o quantomeno il personaggio a favore del grande pubblico. Sicuramente il film della Holland ha qualche eccesso didascalico, risultando oltretutto un poco schematico nel voler raccontare le diverse vicende personali dei profughi o degli occidentali, o magari nella sua ricchezza stilistica, che va dal dramma social-politico alla fiction documentaristica ai retaggi del cosiddetto "Cinema verità". È un film scomodo che mette impetuosamente e realisticamente in luce i disastri della UE e il disprezzo dei diritti umani. Qualcuno ha scritto di non aver provato alcuna emozione. Forse giocando di sottrazione la Holland poteva ambire a emozionare codesti radical chic della critica immuni a ogni tipo di truce realismo? Se non proviamo alcun trasporto empatico verso la sorte di un bebè soffocato dalle sabbie mobili, possiamo provarlo forse per una donna che scopre e consola i turbamenti del suo uomo, un poliziotto, dopo aver visto sul cercapersone "quello che (non) è costretto a fare. O magari forse qualcuno proverà pena e strazio per un corpo inerme buttato al di là del confine...o nemmeno questo? Perché di scene memorabili, nel raccontare l'Odissea contemporanea dei profughi al confine tra BieloRussia e Polonia, il film della Holland ne contiene moltissime. "Denudato" in un bianco e nero nitido e quasi orrorifico che fa pensare a Tarkovskij ma anche a Vajda e Zanussi, è un viaggio nella disperazione che non ostenta come si può temere, ma vanta anche momenti di insospettabile umorismo cfr le due sorelle pasionarie o il polacco borghese che al posto di blocco finge di essere un divertente tedesco....per quanto infatti non risparmi alcuna verità feroce resta un film tenerissimo, con alcune delle figure femminili più interessanti del cinema di oggi, a cominciare dalla psicologa che non è, diciamolo, Schindler o affini. La mostruosità di un'Europa raccontata senza fronzoli o mezze verità. Ripeto, gli nuoce un certo schematismo ma avercene tutti gli anni o mesi film che osano provocare rabbia anche a chi ostenta indifferenza...vero vettore di "appartenenza" è il cellulare che testimonia le tragiche verità di tutti, con il dito piagato su un ipotetico Maps per trovare una strana "strada di casa"