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LA ZONA D'INTERESSE regia di Jonathan Glazer

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stratoZ     9 / 10  06/04/2024 18:58:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Film splendido, e ammetto, non me l'aspettavo da Glazer che fino a prima della visione del suddetto lo ritenevo un autore abile tecnicamente ma fondamentalmente vuoto, invece qui con "The zone of interest", realizza il suo miglior film e di gran lunga, fino ad ora, dieci anni dopo lo straniante "Under the Skin", che per carità non mi è dispiaciuto neanche troppo, ma non ha un pelo della forza impattante di quest'ultimo, "The zone of interest" è una profonda riflessione sulla natura umana vista sotto una prospettiva egoistica e totalmente nichilista, ma soprattutto è un film che travolge con la forza delle immagini, senza raccontare nulla, un'esperienza cinematografica basata sulle suggestioni che lascia spazio di manovra alla coscienza dello spettatore per l'interpretazione degli eventi, film enorme.

Con una narrazione ridotta quasi a zero, mostra le scene di vita quotidiana della famiglia del comandante nazista Rudolf Hoss, in questa splendida villa accanto al campo di concentramento di Auschwitz, introducendo più personaggi, oltre al comandante stesso, anche la moglie e i figlioli in una rappresentazione che potrebbe sembrare quasi paradisiaca da famigliola felice con quel bianco preponderante e i paesaggi di campagna in un'apparente natura incontaminata, con quest'ambientazione che sembra agire per contrasto con gli orrori del confintante campo di concentramento, colpisce soprattutto l'apatia e l'assenza di senso di colpa da parte di colui che sta contribuendo ad un genocidio che avviene accanto alla villa in cui dimora la sua famiglia, ma non è il solo, tutti i membri sembrano vivere in una bolla di indifferenza nei confronti degli eventi che stanno avvenendo, pensando principalmente alle quisquilie borghesi riguardanti i fiori, il giardinaggio, la piscina e via dicendo, mi è sembrata una rappresentazione estremizzata che prende buoni spunti da due autori in particolare, uno Renoir, complici anche le ambientazioni bucoliche che possono ricordare alcune pellicole come "Partie de campagne" e "La regle de jeu" ma soprattutto questa descrizione dei personaggi disinteressanti a tutto ciò che non riguarda loro personalmente, come si sentissero al di sopra di tutto.
L'altro autore verso il quale Glazer ha discreti debiti stilistici è Kubrick, come si nota dallo stile registico così preciso e simmetrico, in realtà Kubrick aveva più voglia di sporcarsi, qui Glazer invece rimane nella sua simmetria in maniera totalmente rigida, non uscendo mai dallo schema, concedendosi saltuariamente qualche carrellata, il tutto oltre che creare un'immagine splendida, punta a tratteggiare gli avvenimenti da un punto di vista totalmente esterno, Glazer non vuole che lo spettatore empatizzi con i personaggi, vuole lasciarlo distante, vuole una visione esterna della coscienza e dell'egoismo che ne risiede.

Interessante anche come Hoss sfugga molto bene alla rappresentazione che spesso viene affibbiata ai nazisti al cinema, che per romanzare i racconti spesso vengono visti come costantemente alterati, arteriosi, frustrati, lui invece qui non si scompone mai, è sempre tranquillissimo, gli scabrosi avvenimenti sembrano non tangerlo minimamente, nonostante alcune sequenze denuncino la sua consapevolezza nei confronti della tragedia - come nel momento in cui trova una mascella nel fiume- fatta eccezione per un finale in cui traspare un briciolo di umanità rimasta latente e che ha somatizzato tutti gli orrori di cui si è reso colpevole.

Film splendido, intenso emotivamente e invasivo nella coscienza dello spettatore, la goduria causata della bellezza delle immagini va in contrasto con l'orrore che non viene mostrato, un incubo dai colori radianti, luminoso e alla luce del giorno, dopotutto, la tenebra è nel cuore.