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CALAMARI UNION regia di Aki Kaurismaki

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stratoZ     8 / 10  22/05/2024 15:42:10 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Il secondo film di Kaurismaki è un exploit del suo stile più grottesco e probabilmente una delle sue visioni più difficili, certamente si distingue per l'originalità stilistica, parecchio inusuale ma allo stesso tempo il film risulta molto vitale, personalmente l'ho visto come una grande metafora dell'esistenza contemporanea dai tratti dolceamari, più amari forse, con questi personaggi, una quindicina di persone che si chiamano tutti Frank - probabilmente segno una forte omologazione e della perdita dell'identità univoca dell'individuo all'interno del contesto metropolitano - che si pongono fermamente l'obiettivo di raggiungere un altro quartiere della città, quello più benestante e che gli può dare maggiori soddisfazioni a loro parere, abbandonando la zona considerata modesta e monotona, il bello è che il viaggio è trattato come se dovessero arrivare dall'altra parte del mondo, con un discorso motivazionale iniziale - o una sorta di parodia di esso - che pone gli obiettivi e pianifica il viaggio, considerandolo come una svolta nella vita di ogni Frank.

Ovviamente non andrà tutto liscio, anzi, il film inizia a frammentare la narrazione, ogni personaggio si perde per diversi motivi, alcuni dei quali estremamente effimeri, dalla bevuta al bar, a qualche nuova conoscenza, ad una giocatina alle slot, il tutto condito da uno stile parecchio grottesco e sopra le righe, con diverse scenette, anche verso il nonsense che ogni tanto intermezzano una narrazione che già di per sé è spezzettata, come il caratteristico dialogo fatto tutto di proverbi buttati lì senza un contesto, o anche dialoghi in cui i personaggi si riferiscono a terzi chiamandoli per nome, cioè Frank, peccato che chiamandosi tutti Frank non si capisce mai a chi si riferiscano davvero, il risultato è una grossa confusione che però diventa una metafora della vita vissuta, con la rappresentazione di una natura umana con la tendenza di procrastinare e poco determinata nel raggiungimento di un obiettivo, una sorta di odissea nei vizi e i piaceri della vita, quasi perdendo il senso di quello che si stava facendo, con la situazione che sembra sempre di più sfuggire di controllo sia ai personaggi che al confuso spettatore, aggiungendo il fatto che man mano i vari Frank iniziano a morire in diverse circostanze, con l'autore che tratta la morte con un piglio ironico, depredandola della sua carica drammatica e mostrandola come una semplice conseguenza del viaggio della vita, in un campione di 15 persone è abbastanza normale che buona parte di esse muoiano prima di raggiungere l'obiettivo.

Il finale poi è estremamente emblematico, con gli unici due sopravvissuti che arrivano ad Eira e sembrano non trovare quello che stavano cercando e allora decidono di imbarcarsi con la canoa per l'Estonia, mi è sembrata una metafora della natura dell'uomo in costante ricerca di un obiettivo che mai raggiungerà, e anche quando sembra apparentemente esserci riuscito ne risulterà insoddisfatto e se disporrà uno ancora più grande.

Detto questo, le mie sono sensazioni, anche abbastanza vaghe in realtà, che mi ha trasmesso il film, avendo uno stile autoriale quanto grottesco si presta a molteplici interpretazioni, rimane comunque un viaggio nella malinconia della vita capace di smuovere le emozioni, far ridere, far riflettere, disilludere, col suo bianco e nero contrastato e una serie di scene apparentemente scollegate, col suo caos vitale, l'ho trovato uno splendido manifesto sopra le righe dell'esistenza umana nella caotica vita contemporanea, un tentativo di rivalsa da parte di questo gruppo di ultimi, mozzato dal fato e dalle vicissitudini del mondo.