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CROCEVIA DELLA MORTE regia di Joel Coen, Ethan Coen

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stratoZ     8 / 10  25/05/2024 17:06:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Al terzo lungometraggio i Coen alzano ancora l'asticella e ci regalano uno splendido gangster movie che oltre a giocare tanto con gli archetipi del genere contiene i prodromi del loro stile e del postmodernismo che da lì a breve esploderà grazie agli stessi, a Tarantino, Stone e compagnia bella, "Miller's Crossing" è un'opera non facilissima, neanche perfetta, l'ho sempre ritenuta parecchio macchinosa nella parte centrale, con un intreccio e una svariata mole di personaggi che possono mettere in difficoltà lo spettatore alla luce del fatto che essendo totalmente infarcito di dialoghi, si possa perdere tra un nome e l'altro e non ricordare esattamente tutto, però, la forza dell'opera sta nella componente stilistica particolarmente avanti per l'anno in cui è uscita, con questo ritmo forsennato e questo gioco di intrighi, coperture, mascheramenti, infiltrazioni, che da pochi punti di riferimento sia allo spettatore che ai personaggi stessi, col protagonista, un Gabriel Byrne sugli scudi, che si divincola dallo stereotipo del gangster e costruisce un personaggio non tanto duro, quanto furbo come una faina, capace di balzare da un'organizzazione criminale all'altra, destreggiandosi in un modo fatto di corruzione e tradimenti. I Coen in mezzo a questo fiume di dialoghi però riescono a regalarci diverse sequenze di estremo valore, alcune sono delle vere e proprie perle, come il tentato omicidio a Leo, in cui fuoriesce tutta la verve ironica degli autori, in cui lo stile sfiora il cartoonesco, tra una mitragliata e l'altra e la faccia soddisfatta di Finney che fuma il sigaro dopo aver fatto fuori i sicari, il tutto condito con la musica lirica, uno dei tanti esempi di scene violente con la colonna sonora che agisce per contrasto, l'ennesima riminiscenza di Kubrick e il suo "A clockwork orange", così come i momenti ambientati nel crocevia, in quella foresta dai tratti inquietanti con questi alberoni altissimi, dal finto omicidio di Bernie ai successivi ritrovamenti, con svariati comprimari che vengono caratterizzati in maniera macchiettistica in quello che può sembrare un omaggio al genere stesso, dal boss italoamericano che ricade perfettamente negli stereotipi, al personaggio di Turturro, qui in una delle sue prime performance e già estremamente istrionico, tipico criminale viscido e un po' picaresco, fino a Verna, tipica femme fatale di stampo noir, manipolatrice e affascinante, impegnata col boss della cosca ma che allo stesso tempo va a letto con Tom, tutti dipinti sotto uno sguardo ironico, quasi dissacrante.

Alla fine della fiera, dopo aver vissuto questa storia, che definirei addirittura corale, i nodi vengono sciolti velocemente tra un ribaltamento di posizione e l'altro, sparatorie, cazzotti e intrighi, i Coen propongono una bella ricostruzione dell'era proibizionistica, affascinante e allo stesso tempo esaltata da una fotografia particolarmente vivida, offrono una prova registica di ottimo livello, oltre per il già citato stile, spesso in bilico tra la malinconia e l'ironia, avanti per il tempo, anche per la componente tecnica che magari potrebbe passare in secondo piano vista la quantità di dialoghi, in ogni caso è uno splendido gangster movie, freschissimo e seminale, tra le opere che preferisco dei fratelli.