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DONNIE DARKO regia di Richard Kelly

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stratoZ     8 / 10  15/06/2024 16:25:53 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Tra la fine degli anni novanta e inizio duemila era molto in voga questa tipologia di film considerata mindf*ckers, insieme ad altri illustri colleghi, "Donnie Darko" è uno di quelli che si farà ricordare ancora a lungo, con tutti i pregi e i difetti del caso, tuttavia, lo trovo un gran bel film, che ho avuto il piacere di rivedere recentemente al cinema nella sua riedizione in 4k.

Fondamentalmente, è il classico film dalle mille interpretazioni, col suo finale tipicamente aperto e colmo di scene oniriche, messe lì a disorientare lo spettatore e alimentando la sua curiosità progressivamente, con l'introduzione di sempre più elementi misteriosi che infittiscono la trama, come il libro, scritto da Nonna morte e le sue teorie sui viaggi temporali che con lo scorrere dei capitoli ramificano il plot, alla fine l'ho sempre interpretato come il viaggio di una mente alienata, quella di Donnie, in una realtà sempre più distaccata, che lo fa sentire un escluso, sempre più solo in mezzo a persone che agiscono come automi, lo trovo un film estremamente nichilista, con questa insofferenza di Donnie nei confronti del mondo esterno che arriva a livelli talmente alti da causargli visioni, farlo rifugiare in un mondo tutto suo col suo amico immaginario, non più quello simpatico di quando si ha cinque anni, ma un coniglio super creepy, per scappare da una realtà quasi peggiore, ed è qui che Kelly affonda il colpo, con la sua intensa satira che pervade tutto il film, e tocca benissimo il contesto della società americana, concentrandosi sul periodo formativo, quello che vive Donnie, la scuola e le istituzioni, viste come un luogo dominato da persone inadeguate, un ritratto della medio borghesia americana - non è casuale l'ambientazione nei sobborghi, anzi è un elemento che dona un forte fascino alla pellicola - bigotta e dogmatica, come si vede in quei personaggi che possono essere considerati i villain del film, l'insegnante di educazione fisica - ragazzi, insopportabile - con i suoi metodi tradizionali e una chiusura mentale agghiacciante, capace di suscitare nervi a fior di pelle, incapace al confronto, come si vede durante la lezione con Donnie, e fedele seguace di Jim Cunningham, motivatore o predicatore che sia che spaccia pillole di saggezza banalissime ai ragazzini, personaggio verso il quale vedo sotto sotto una critica al sogno americano e a quanto possa essere effimero, fantastico il confronto fra lui e Donnie nella sala stracolma di gente, con lo spirito nichilista, di Donnie che lo asfalterà e che lo farà trascinare giù dal palco , perché ovviamente non si può mettere in dubbio la sua parola, a tutto questo bisogna aggiungere le conseguenze di un'istituzione così poco attenta, ovvero l'effetto che fa sui ragazzi, ma c'è tanto altro, basti vedere il distacco dei genitori di Donnie, quasi noncuranti, non si distinguono particolarmente in negativo durante la pellicola, ma li ho trovati personaggi estremamente, e volutamente, blandi, incapaci di dettare una decisione, di ragionare, di indirizzare i figli verso una strada o l'altra, insomma fanno parte del mappazzone contro cui Donnie lotta continuamente. Ed è questo quello che trovo il cuore del film, la parte che incrementa così tanto la tensione drammatica, il fattore scatenante dell'alienazione di Donnie che poi avrà le sue dovute conseguenze con visioni, viaggi temporali e via dicendo, l'alienazione che porta ad essere percepito come strano, guardate come è ridotta Nonna morte, che viene considerata una vecchia pazza, ma si potrebbe parlare anche del personaggio della Barrymore, che viene licenziata perché considerata troppo progressista.

E' tutta questa base, che da un senso al resto, all'atmosfera apocalittica che si respira, al comportamento distaccato di Donnie, ai viaggi nel tempo, il finale volutamente aperto, le visioni volutamente criptiche lasciano spazio alle più disparate interpretazioni, Kelly si diverte ad ipnotizzare lo spettatore, togliere continuamente punti di riferimento, ribaltare e controribaltare, spargere indizi e inquietare continuamente, sicuramente è aiutato da delle ottime intepretazioni - Jack già fantastico, e migliorerà ancora - una gran bella colonna sonora e un'oscura rappresentazione dei sobborghi americani che li fa vedere ben oltre la classica luce del benessere e della realizzazione di queste famiglie benestanti, è un tipo di cinema esperienziale che gioca tanto con le sensazioni, a me personalmente ha trasmesso tramite la forte critica all'ipocrisia borghese e alle istituzioni, una sensazione di stanchezza e insofferenza talmente alte da sfociare nell'allucinatorio, ma probabilmente c'è tanto altro, facendo un paragone un po' forzato, è il fratellino più piccolo di "Happiness" di Solondz che si fa continuamente di acidi, e per questo mi piace anche parecchio.