Finalmente la Pixar regala un bel sequel, o meglio, uno dei sequel più giustificati, non fatto tanto per raccattare qualche quattrino come vedo fare al cinema ultimamente, se nel primo "Inside out" vi era un approfondimento sulla fase fanciullesca di Riley, questo se possibile tratta un periodo ancora più delicato, la prima adolescenza, con l'allarme della pubertà che suona in maniera minacciosa, il mondo interiore che cambia, diventa più complesso, si stratifica, non bastano più le emozioni di base, intervengono Ansia, Invidia, Noia, Imbarazzo, diventando preponderanti, trasportandoci in quello che è uno dei periodi più difficili per la formazione dell'individuo, reprimendo, come si vede, quelle emozioni che prevalevano nella genuinità dell'infante, è così che Gioia e i vecchi compagni vengono spediti in questa sorta di dimenticatoio, con la promessa che magari, un giorno, se tutto andrà bene, potranno tornare, ma forse anche no, è così che inizia l'avventura della vecchia guardia di emozioni per tornare al quartier generale e rendere Riley una persona migliore.
E il cuore del film è questo conflitto, tra le nuove emozioni e le vecchia, l'interiorità rispecchia i comportamenti di Riley che con gli avvenimenti chiave che sta vivendo, la fine di un'avventura scolastica, il futuro alla nuova scuola, il cambio di amiche, ma soprattutto, quel passo in più che le manca per entrare nel team di hockey, considerato prestigiosissimo per la sua età, tutti eventi cruciali che la metteranno a dura prova, mettendo ampiamente in discussione il comportamento considerato etico, quello di stare ancora fedele alle vecchie amiche, con quello considerato conveniente, aggregarsi al nuovo team, stringere con le ragazze più popolari allo scopo di assicurarsi un futuro prospero, è qui che interviene ansia e cerca di far uniformare Riley a tutti i costi, anche negando la sua vera natura, e sono molto esplicativi tutti i momenti in cui Riley esce con le amiche, tentando di fare amicizia, ridendo anche non sentendo le battute, negando la passione per il suo gruppo preferito, considerato troppo infantile dalle nuove amiche, un adattamento quasi evoluzionistico con la quale le nuove emozioni vanno a braccetto, una sopravvivenza sociale a tutti i costi, ma nel frattempo, Joy e i vecchi compagni non mollano, è qui che nasce l'avventura, il viaggio per tornare al quartier generale delle emozioni, che mostra un'interiorità totalmente sconvolta rispetto ai paesaggi che abbiamo visto nel primo film, basti vedere Imaginland, in cui vi erano le più prosperose attrazioni della mente, diventata quasi una città in rovina con giornalisti che creano visioni ansiose o i momenti in cui Riley usa il sarcasmo che fa crollare alcuni ricordi archiviati.
La componente del viaggio è gestita benissimo, il film, così come il primo, ci riserva una montagna russa di emozioni, magari l'ho trovato meno toccante sotto un livello empatico, non c'è più l'amico immaginario che viene dimenticato e spezza il cuore, ma crea delle riflessioni ben più mature sul periodo della vita che sta affrontando la protagonista, allo stesso tempo, durante il viaggio ci sono diversi momenti altissimi, in cui gli sceneggiatori si ricordano di farci ridere o comunque ci intrattengono divinamente, forse il più alto è stato quello all'interno del dimenticatoio, con i vari personaggi, dall'eroe dei videogiochi per cui aveva un cotta, alla parodia di Dora l'esploratrice, fino al mattatore del film che ruba la scena a tutti, ovvero Pouchy, un marsupio che ha sempre le soluzioni - ovvero la dinamite - e salverà inaspettatamente la situazione, ma ci sono tanti altri dettagli interessanti, dal monte Crushmore, splendida trovata, alla saltuaria comparsa di nostalgia, un'emozione che viene sempre rimandata via perché ancora è troppo presto per lei, magari ci rivedremo fra dieci anni.
Insomma, in definitiva, l'ho trovato un gran bel sequel, tranquillamente paragonabile al primo, se gli devo trovare un difetto, è un leggero didascalismo nella parte finale in cui Joy tira in mezzo un po' di frasi che rimarcano ciò che avevamo capito da parecchio, però dai, è perdonabile, soprattutto dopo un'avventura così sentita e divertente, un perfetto mix tra intrattenimento e introspezione, scandagliando molto efficacemente la mente di una ragazzina nella prima adolescenza, gran bella roba.