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IZO regia di Takashi Miike

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Elfo Scuro     8½ / 10  28/06/2024 01:33:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La follia anarchica del cinema di Takashi Miike, qui nella sua pura essenza, prendere o lasciare. Difficile da spiegare quello che è nella sua consistenza il significato del film, se di base i punti solidi di partenza sono che è ispirato alla storia di Izō Okada e che narrativamente parlando si assiste a una sequela di scontri sarebbe come minimizzare l'anticonvenzionalità del cinema di Miike. La vendetta di un'anima persa (senza fine) che diventa un demonio è lampante, anche nella trasformazione del protagonista, che arriva all'epilogo dilaniato e indiavolato per poi rinascere. Ma nella successioni di scontri e violenza, si aprono intermezzi in cui i tre tempi di fare cinema di Miike prendono possesso del contesto narrativo: la parte infantile, quella romantica e infine quella horror si alternano continuamente. Un horror filosofico, potrebbe essere giusta come spiegazione del genere, del resto soprannaturale e gore si manifestano continuamente, ma è un'anima alla quale si collega un'introspezione nell'esitenzialismo umano. Un film anti-guerra, anti-religione e in particolar modo anti-umano, quasi come fosse un processo filosofico nichilista in cui si trovano snocciolamenti lampanti della dualità umana in ogni suo singolo aspetto partendo dall'amore fino ad arrivare all'istruzione. Una violenza indiscriminata (donne, vecchi e bambini) cadono tutti sotto al spada del protagonista, ma anche yakuza, vampiri, spettri, burocrati, soldati, generali, divinità, monaci, falsi profeti, Takeshi Kitano (con il suo solito ghigno) e chi ne ha più ne metta. Senza contare la molteplicità degli scenari, delle tecniche di ripresa (quella invertita è un fulmine a ciel sereno), Miike per sua stessa ammissione genera un film fuori di testa che, per i suoi stessi canoni di cinema, va oltre e non può essere catalogato con le solite limitazioni convenzionali. Da scoprire in tutta la sua follia per chi riesce nel stargli dietro, perché di sicuro alla fine della visione si troverà con molto di più di quanto si sarebbe mai aspettato.