Eccoci, approfitto di un recente rewatch dato che è stato passato a Piazza San Cosimato a Trastevere per il cinema all'aperto per dilungarmi su quello che è uno dei miei film preferiti, che giudico un capolavoro assoluto, praticamente perfetto su ogni aspetto, una vetta del cinema per il suo impatto sia stilistico che tematico, un ulteriore exploit dell'estrema puntigliosità di Kubrick, un film avanti svariati decenni che col suo estro postmoderno poi influenzerà tantissimo il cinema, perlopiù americano, degli anni 90', una perla immensa dagli svariati significati socioantropologici che indaga sulla natura umana e sulla società contemporanea, che ancora ad oltre cinquant'anni di distanza risulta essere estremamente attuale, ma andiamo più nel dettaglio.
Sono svariati i macrosignificati che ho trovato nella pellicola: tra questi c'è la libertà dell'essere umano, forse la tematica più esplicitata anche dalla narrazione, basti vedere il prete stesso che in carcere si pronuncia a proposito della cura Ludovico sulla libertà di scelta, vero che Alex con questa cura non può più praticare la violenza, ma se l'essere umano perde questa libertà, è ancora un essere umano? Kubrick ovviamente non tratta l'argomento retoricamente, ci pone solo la domanda, sta a noi la risposta, cosa sarebbe meglio? Avere Alex incapace di compiere qualsiasi altro atto di violenza o fargli avere ancora la libertà di decidere? L'altro significato riscontrabile è quello riguardante la legittimazione della stessa violenza, nei confronti dello status, nella prima parte del film Alex è soltanto un criminale, dai bei gusti musicali per carità, ma comunque un criminale, stilosissimo, ma comunque un criminale, che viene visto male da tutti perché è soltanto un povero criminale, non ha fama, non ha status, viene biasimato, sia dai genitori, che dal tutore, che poi dalle guardie, cambia totalmente invece nel momento in cui diventa celebre, si parla di lui per via della cura Ludovico, si fa le foto col ministro, viene invitato di qua e di là, come si vede nello splendido finale con Alex che intrattiene rapporti sessuali con una giovane e le signore borghesi sul lati ad applaudire, ora Alex è diventato famoso, ha uno status, può fare quel che gli pare, non esistono criminali, esistono criminali poveri che sono dei signor nessuno, ed esistono persone famose che fanno comodo all'istituzione e hanno un po' più di libertà degli altri, probabilmente per una copertura mediatica che diventa favorevole e lo fa apparire sotto una luce diversa, influenzando appunto il pensiero delle signore borghesi che alla fine applaudono. E da questo significato ci colleghiamo anche ad un altro aspetto, quello della propaganda, incondizionata, totalmente egoistica, che tengono i poli politici, Alex dal momento in cui accetta di fare la cura Ludovico non è più una persona, è un oggetto di propaganda, prima il ministro lo utilizza per far passare in bella luce il governo attuale, poi l'opposizione, noncurante di fargli del male - anche nutrito dal sentimento di vendetta di Mr. Alexander per carità - lo utilizza per dimostrare quanto poco efficaci siano le proposte del governo, poi torna il ministro che per convenienza diventa un suo grande alleato.
Ma ci sarebbe ancora tanto da analizzare, la violenza diventa una delle tematiche cardine del film, anche la reazione a catena è un aspetto interessante, come Alex debba fronteggiare tutto il male pregresso che ha fatto dopo essere uscito di prigione, reincontra i vari personaggi a cui ha fatto del male, dal barbone ai vecchi compagni di banda, nel frattempo diventati poliziotti - e qui si torna alla legittimazione della violenza, ora che hanno uno status di potere si divertono anche per loro a fare del male senza essere biasimati - e Mr. Alexander, insomma dalla narrazione sembra trasparire una sorta di restituzione del mal fatto, come il karma, o magari il destino che ribussa alla porta, come nella quinta sinfonia di Beethoven, genialmente utilizzata come campanello di casa di Mr. Alexander.
E a proposito di questi riferimenti espressivi, ci sarebbe da perdersi nei significati, nella cura, nei simbolismi che Kubrick applica, giocando tanto con i paradossi, basti vedere l'amore di Alex per Beethoven, più specificatamente per l'inno alla gioia, che professa messaggi di amore e fratellanza, ma è il pezzo preferito di un pazzo che va in giro a picchiare, struprare ed uccidere, ma anche lo stesso vestiario bianco dei drughi che dovrebbe simboleggiare purezza e innocenza, qui va all'opposto, o ancora la spensieratezza e i buoni sentimenti di "Singing in the rain" che nel film originale trasmette un mood diametralmente opposto alle azioni di Alex, ma ci sarebbe da sbizzarrirsi, per il resto è un exploit stilistico semplicemente perfetto, dalle scenografie, che ritengo illegali per quanto sono belle, dato che si tratta di un film distopico quindi teoricamente ambientato nel futuro - non è specificato nel film l'anno preciso - vi è questo design degli interni semplicemente straordinario che richiama un po' la pop art, continui riferimenti sessuali in un mondo in cui il sesso e la violenza sono sdoganati in ogni modo, vogliamo parlare di busti delle donne al Korova milk bar? Che distribuiscono latte, ma fanno anche da tavolini, corpi femminili oggettificati ovunque, e parliamo di un film di oltre cinquanta anni fa, quanto sarebbe attuale oggi?
Ma tutto è perfetto, la regia di Kubrick che ci regala le sue perfette inquadrature simmetriche, spesso e volentieri anche il pianosequenza, vogliamo parlare dell'intro che parte dal primo piano di Alex e arriva ad un totale del bar? O ancora la sequenza dell'omicidio della donna che vive con i gatti che ancora non mi spiego come abbia fatto a stabilizzare la camera con dei movimenti così dinamici dato che a quei tempi ancora non avevano inventato la steadycam - che poi Kubrick esalterà in Shining - arrivando alle prospettive che il regista si diverte a regalare, tipo Alex sottomesso quando vi è la dimostrazione che la cura Ludovico ha funzionato, con quelle inquadrature dal basso che fanno sembrare chi commette la violenza mastodontico, straordinario, e si sposa con un montaggio serratissimo che regala, assieme alla musica di Wendy Carlos, una sequenza memorabile dietro l'altra, basti vedere le salutarie visioni che ha Alex, da quella in camera sua a ritmo con la nona di Beethoven a quando approfondisce la Bibbia con i momenti di violenza eccessiva durante la passione di Gesù con Alex che fa il legionario romano che contribuisce a picchiarlo. Kubrick con la sua regia ci regala un'estetizzazione della violenza che non si era mai vista prima d'ora, l'utilizzo dei pezzi classici, molti sintetizzati da Carlos e un fantastico uso dei virtuosismi e delle artefazioni - basti vedere lo slow motion in riva al Tamigi di Alex che picchia i suoi compagni con la Gazza ladra di Rossini in sottofondo, o ancora il threesome con le due ragazze col Guglielmo Tell, sempre super velocizzato - che nell'insieme influenzerà il cinema postmoderno, da trent'anni a questa parte, "A clockwork orange" è un pellicola immensa, ancora oggi fresca e più attuale che mai, un macigno della storia del cinema.