Ancora una volta Kaurismaki gira attorno alle sue tematiche cardine riuscendo comunque a realizzare un film dal forte impatto emotivo, "Lights in the Dusk" è una delle sue solite varianti sul tema degli ultimi, ancora ambientato in una fredda città portuale della Finlandia, questa volta riguardante una guardia giurata afflitta dalla solitudine, che verrà sfruttata da una banda di criminali per compiere una rapina, il modo per sfruttarlo è farlo manipolare da Alia, una giovane e bella donna che lo corteggerà, ed è qui tutto il centro emotivo del film, l'amore non ricambiato, o meglio, l'amore finto, è facile entrare in empatia con Koistinen e la sua disperazione nei confronti di una solitudine cronica, l'entrata di Aila nella sua vità gliela stravolgerà totalmente in meglio, ma la parte più dolorosa arriverà quando inizierà a capire di essere stato sfruttato e vi sarà una battaglia con la sua coscienza per non riconoscerlo, anche se l'amore è finito, Koistinen vuole coltivare la flebile sensazione che sia stato un amore vero e che non sia stato solo sfruttato, è un film sull'essere amati, sul tanto caro ceto debole di cui Kaurismaki è invaghito, sull'uomo timido e impacciato, incredulo che una donna così carina si sia seduta al tavolo con lui e l'abbia approcciato, sull'uomo imbranato che si prende la colpa della rapina per non nuocere ad una donna che ama e l'ha sfruttato, dilaniante nei suoi silenzi, agrodolce come le esperienze che la vita porta a compiere.
Un punto forte del film sono anche le atmosfere, quasi tutto ambientato in notturna, anche a causa del lavoro da vigilante del protagonista, in una città dipinta con i colori pop che piacciono tanto al regista, tutto pastellato, una notte vivida, dal cielo così blu, il verde acqua delle pareti, il rosso acceso degli interni, delle sedie, un film che pulsa vitalità, una regia dilatata che lascia allo spettatore il tempo di metabolizzare le emozioni, tempo che non ha il protagonista durante gli interrogatori, momento in cui non si capisce effettivamente se è consapevole del piano architettato alle sue spalle. Ancora una volta Kaurismaki fa centro e realizza un film sentitissimo in cui lo spettatore è un po' cullato, un po' strattonato, dalle onde della vita.