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PERFECT DAYS regia di Wim Wenders

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Mauro@Lanari     5 / 10  17/07/2024 22:01:04 » Rispondi
"Il cielo sopra Tokio" (Mauro Donzelli)
Forse è possibile tracciare un parallelismo fra i percorsi esistenziali di Reed e Wenders: il trip, la trilogia della strada, "motion is emotion", poi la svolta con la "trasformazione berlinese" (per Lou i due album consecutivi fra il '72 e il '73, per Wim l'87 di "Der Himmel über Berlin", culmine della collaborazione con Handke e i suoi sproloqui), infine per entrambi l'interesse verso la filosofia e spiritualità orientali (buddhismo indiano, taoismo cinese, zen nipponico) rafforzato dall'influsso delle rispettive mogli (Laurie Anderson e Donata Wenders dedite a pratiche di meditazione, tibetana la prima e yoga la seconda). "Perfect day(s)" non è la fine del loro viaggio ma l'inizio d'un diverso tragitto, d'allontanamento interiore dalle ombre del passato che può riaffiorare oniricamente come ritorno del rimosso ma a cui non si deve prestare attenzione. Le 4 nobili verità di Siddhartha Gautama e il Nirvana raggiunto uccidendo il soggetto desiderante. "Se mai niente cambiasse, sarebbe veramente assurdo", "Nothing is changing after all? That's just nonsense". "Quanto vorrei che tutto restasse sempre così com'è", "Why can't things just stay the same?". Non sono affermazion'in contrasto se il cambiamento auspicato è unico e segna una definitiva discontinuità, per esempio antitetica a quella di "2001". Kubrick voleva liberare Bowman dal suo "Groundhog Day" ante litteram e consegnarlo allo spazio infinito, mentre quest'autori rigettano com'illusoria la temporalità lineare e accolgono il loop cronologico dell'eterno presente con l'apprezzamento delle "myricae": Nietzsche e Pascoli giusto per dire che non sono idee d'esclusiva pertinenza orientale. Paragonabili ai video di 4 ore con acquari o caminetti accesi disponibili su YouTube, a me paiono rinunce frettolose, una sbrigativ'arrendevolezz'al pauperismo ascetico prima d'aver raggiunto la certezza dell'inanità della ricerca, una potenziale profezia autoavverantesi. "Non si deve credere all'uscita dal tunnel, bisogn'arredarlo e imparare a viverci": una remissività in apparenza senile e testamentaria che invece si trova sempre più spesso pure fra i tiktoker. L'antidoto immediato: "Every Day Is Exactly the Same", NIN 2005, su Spotify.
Ps: "smarthphone"?
"Troppi geni compresi: chiama un bioingegnere che sfronda i cromosomi"