Palestrione 1 / 10 26/07/2024 00:28:48 » Rispondi Che il calcio nostrano sia nocivo se approcciato in una certa maniera è cosa risaputa. Quella che dovrebbe essere solo una passione per uno sport come tanti altri, e che in realtà è piuttosto una religione, è capace di provocare disastri ma questo non per il calcio in sé ma per come il tifoso vive la partita e tutto quello che vi ruota attorno. Lo stadio è il tempio, il tifoso avversario è il nemico, il calciatore della propria squadra un idolo, un dio da amare e da venerare. Il film di Neri Parenti Tifosi (1999), scritto con Fausto Brizzi, mette in scena personaggi grotteschi e insopportabili per la loro ossessione calcistica, esasperata talmente tanto da farli comportare in modo insensato e immaturo. Un medico chirurgo laziale (Christian De Sica) e un pilota di aerei interista (Enzo Iacchetti) scoprono nel corso di una partita all'Olimpico tra le loro squadre del cuore che i rispettivi figli stanno per sposarsi. Il capo degli ultras della Juventus (Diego Abatantuono) è costretto a inventarsi qualcosa pur di assistere alla partita in trasferta a Parma della sua squadra. Un tassista milanista (Massimo Boldi) deve vedersela con due coatti tifosi della Roma, in trasferta per la partita serale a San Siro, e scegliere tra il tifo sfegatato per il Milan e la vittoria miliardaria al Totocalcio per aver messo il 2 alla Roma. Nel complesso vi sono situazioni di proposito esagerate: per esempio, un medico non si comporta in modo infantile e non può rifiutarsi di intervenire solo perché il paziente è romanista. D'altronde il rifiuto di Iacchetti di entrare nel ristorante propostogli dal futuro consuocero solo perché si chiama «Dar Laziale» è altrettanto infantile. Il personaggio di Abatantuono è irritante come lo è lui come attore – incapace di non fare la parte del meridionale poco raffinato, per usare un eufemismo – e anche poco corretto nei confronti di una donna conosciuta in treno, usata soltanto per poter vedere la sua stramaledetta partita di calcio. Infine, nell'episodio di Boldi, comunque alternato con gli altri, si scorgono echi diretti con Fratelli d'Italia, con gli stessi protagonisti (Boldi, Mattioli e Bernabucci) pressoché negli stessi ruoli (lui milanista e gli altri due romanisti). In Fratelli d'Italia Boldi andava a Roma per vedere Roma-Milan mentre qui si gioca a Milano; anche in Fratelli d'Italia Boldi doveva fingersi tifoso della Roma ma lì l'incontro tra i tre era nato da un equivoco (Boldi li aveva visti con delle sciarpe del Milan e li aveva raccolti in macchina mentre loro facevano autostop, credendo però che fossero tifosi rossoneri), invece in Tifosi soltanto perché Boldi ha azzeccato tutte le partite al Totocalcio tranne il 2 della Roma va a vedersi la partita nientemeno che con gli ultras romanisti. Tra l'altro c'è da dire che i posti negli stadi sono numerati e quindi Boldi non poteva sapere, quando ha preso il biglietto, che avrebbe dovuto tifare Roma per poter incassare la sua vincita. Dulcis in fundo, Nino D'Angelo, nella parte del solito napoletano imbroglione e scansafatiche. Dopo essere stato in prigione – peraltro D'Angelo non vuole essere scarcerato perché sta seguendo la partita del Napoli: e anche qui verrebbe da dire che c'è grande immaturità nonché stupidità in questo irritante personaggio, che chiama i quattro figli, due maschi e due femmine, Diego, Armando, Mara e Dona – questo tifoso del Napoli è coinvolto da un suo amico in una rapina a un appartamento. I due non sanno però che si tratta nientemeno che dell'attico di Diego Armando Maradona (che compare nel ruolo di se stesso). E poi varie citazioni dei programmi calcistici dell'epoca e di altri personaggi legati al mondo del calcio, come il Processo di Biscardi, Quelli che il calcio con la conduzione di Fabio Fazio e la comparsa di Idris come inviato tifoso della Juventus, il pendolino di Maurizio Mosca, Massimo Caputi, Giacomo Bulgarelli e così via. Il film esalta la follia calcistica e il folclore di certi tifosi, in un tripudio di bandiere e di sciarpe colorate. Ma non fa ridere. Non vi è una sola gag capace di strappare un sorriso. Va per esempio detto che Boldi, quando si lava i denti e sputa il dentifricio per strada (c'è anche qui da chiedersi perché fare una cosa del genere) e becca in testa uno dei due tifosi romanisti, scopiazza in qualche modo Mr. Bean che, in ritardo a un appuntamento dal dentista, si era lavato i denti in macchina e aveva sputato il dentifricio in strada, con lo stesso risultato. Ma Mr. Bean era in ritardo ed era stato costretto a lavarsi i denti in quel modo comico perché era in ritardo e doveva recuperare tempo. Il gesto di Boldi è invece fine a se stesso, ovvero non ha alcun senso. La celebre battuta di Fantozzi («Per me La corazzata Potemkin è una ****** pazzesca») ha origine da una partita di calcio. Nasce anche dalla frustrazione, dal fatto di non aver potuto assistere a un incontro perché un critico pseudo-intellettualoide come Guidobaldo Maria Riccardelli aveva ordinato ai dipendenti di vedere per l'ennesima volta il tanto vituperato film di Ejzenstein. Ma nel Secondo tragico Fantozzi i personaggi, per quanto siano grotteschi, non sono irritanti e stupidi come in Tifosi. Non sono così esagerati. Non hanno comportamenti infantili. I loro comportamenti sono vili. Vengono esaltati i loro difetti. Questa è la differenza. È dunque questa la rappresentazione che il cinema dà del tifoso italiano. È così che Neri Parenti vede chi va allo stadio: non si tratta quindi di recarsi allo stadio per vedere una partita di calcio ma si tratta di trasformare il calcio in ossessione, in vero e proprio amore fanatico. C'è quindi del fanatismo in tutti i comportamenti dei tifosi messi in scena nel film. È anche da questo fanatismo che hanno origine gli scontri dentro e fuori gli stadi. E visto che tutto ciò avviene solo per un pallone, per ventidue uomini che corrono dietro a un pallone, ecco che in tutto questo c'è ben poco da ridere.