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PSYCO regia di Alfred Hitchcock

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stratoZ     10 / 10  26/07/2024 12:55:51 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Fondamentalmente parliamo del mio film preferito, quello che in qualche modo mi ha fatto scoccare la scintilla che poi mi ha fatto approfondire il cinema, lo considero quel film che mi ha fatto fare il salto, verso i quindici anni in cui sono passato dal vedere horrorini scemini con i miei amichetti per spaventarmi un pochino con i jumpscare ad approfondire un tipo di cinema più maturo e artisticamente valido, questo è per me quello che rappresenta Psycho, probabilmente è riuscito ad avere questa funzione anche grazie ad una popolarità molto alta tra gli amanti del genere, ma direi del cinema in generale, il classico esempio di film iper famoso che però merita tutta la fama che ha, tutto questo l'ho detto per premettere che il mio giudizio potrebbe essere di parte.

Contestualizzando meglio, "Psycho" è una figura cardine del cinema di genere di quegli anni, si parla di un momento tardo della hollywood classica dove stavano iniziando a scricchiolare gli archetipi narrativi e stilistici che hanno fatto la fortuna del thriller e dell'horror, ancora legati a rigide schematizzazioni, una narrazione lineare che lasciava poco spazio all'esplicito, la censura era ancora invadente, lo stesso codice Hays era ancora in vigore e pure Hitchcock doveva sottostare alle sue regole, o come in questo caso, doveva smazzarsi un pochino per aggirarlo, è così che "Psycho" rappresentò una vera e propria rivoluzione per il genere, diventando una pellicola di riferimento da lì in avanti, grazie alla sua narrazione anticonvenzionale, un senso del macabro molto accentuato - da cui prenderà molto spunto anche il cinema gotico e giallo italiano, basti pensare a Bava e Argento quanto devono ad un film del genere - e delle soluzioni registiche semplicemente commoventi, capaci di alternare una suspense efficacissima con una bellezza formale incredibile, non tralasciando i significati semantici che assecondano la narrazione.

Così, il film parte subito con questi titoli di testa accompagnati dalla colonna sonora di Herrmann, un uomo che fino a quel momento aveva composto, tra le altre, colonne sonore di filmetti come "Citizen Kane", "Vertigo", "North by northwest" e che in futuro lavorerà con qualche autore discretamente importante come Truffaut, De Palma e Scorsese, insomma roba da nulla, qui scrive uno dei suoi accompagnamenti più iconici con questi archi aggressivissimi che scuotono lo spettatore fin da subito e si riproporranno come un leitmotiv nei momenti ad alta tensione, come buona parte della fuga di Marion in cui fanno da sottofondo ai suoi pensieri pieni di paranoia e timore di essere scoperta e preoccupazione degli effetti delle sue azioni.
Hitchcock, come d'altronde ci ha abituati con una quarantina di film prima, gioca fin da subito con la suspense, che ancora una volta si rivelerà uno degli elementi chiave del film e vorrei far notare come non è una suspense unilaterale, ma riesce a farla sentire in qualche modo verso ogni personaggio, anche quelli negativi, vi è fin da subito la suspense nei confronti di Marion, che ruba questi 40.000 dollari e fugge dalla città, questa parte, forse è quella che riesce a gestire meglio la tensione per una pura questione narrativa, è quella dove Hitchcock non ha fretta e riesce a dilatare e dettare con calma dei tempi che si fanno sempre più opprimenti, passando da un fortuito incontro sulle strisce pedonali, all'incontro con l'agente di polizia, fino ai momenti dal rivenditore di auto in cui già lo spettatore si sente nella morsa, con Marion che vuole fare il più veloce possibile avendo qualcosa da nascondere e lo sguardo dell'agente sospettoso in sottofondo che riesce ad essere terribilmente opprimente, ma la sceneggiatura è eccezionale e dopo che ti ha fatto entrare in empatia con le azioni di Marion si diverte a stravolgere tutto, così dopo soli quaranta minuti fa fuori la protagonista, una roba impensabile per l'epoca, ma non solo, manda in vacca anche i soldi rubati che fino a quel momento avevano catalizzato l'attenzione, Hitchcock ci ripropone un mcguffin, tecnica narrativa che aveva efficacemente usato anche in passato nella sua filmografia, come lo fa, però, è semplicemente da manuale, non è soltanto la scena della doccia, passata giustamente alla storia per la sua incredibile realizzazione, con tutti quei tagli sincopati, con la musica di Herrmann che sembra più tagliente delle coltellate, divertendosi a mutilare il decoupage classico ed eludere efficacemente la censura, non esplicitando mai del tutto l'omicidio ma creando un mosaico che ne trasmette fortemente la crudezza, scelta stilistica semplicemente straordinaria, e qui diciamocelo, aiutata ad eludere la censura dal bianco e nero, ma vi è anche tutta la preparazione alla scena, con la presentazione del personaggio di Norman Bates e i momenti durante la cena, già vi è un uso semantico di fotografia e regia nell'introduzione del personaggio, basti vedere i campi e controcampi tra Marion, inquadrata frontalmente e con una luce quasi piatta e Norman, inquadrato o dal basso o lateralmente con una luce di taglio che divide il volto a metà, già a rimarcare la tematica del doppio, e il suo essere ingabbiato tra queste figure di uccellini impagliati, una premonizione dell'atmosfera macabra in cui staremo per immergerci, ovviamente, il tutto è aiutato dalla splendida recitazione di Perkins, qui estremamente in parte, con questo suo ruolo da psicopatico contenuto, il classico bravo ragazzo dalla faccia pulita in cui però si vede già una sintomatologia preoccupante, un morboso attaccamento alla madre che diventa esplicito fin dai primi dialoghi.

Dopo lo sconcerto in cui viene lanciato lo spettatore dopo il primo omicidio, la seconda parte si occupa di ricostruire i pezzi e cercare di venire a capo alla vicenda, con l'introduzione dei personaggi di Arbogast, investigatore privato incaricato di ritrovare i 40.000 dollari e di Lila, sorella di Marion preoccupata per la sua scomparsa che indagherà assieme a Sam, l'amante di Marion, durante questa seconda parte vi è un progressivo avvicinamento dei personaggi alla casa di Bates, questa vetusta struttura in cima alla collina dietro il motel, prima solo intravista da lontano con la sagoma della madre di Norman alla finestra in tutta la sua inquietante e imponente oscurità, con questo pretesto investigativo, Hitchcock ci regala ancora sequenze di incredibile valore, basti vedere l'omicidio di Arbogast, che ragazzi è un capolavoro di suspense per come è gestito, mentre l'investigatore prova ad entrare furtivamente in casa per poter parlare con la madre di Norman vi è questo montaggio alternato che mostra il progressivo aprirsi della porta, piano piano, togliendo il fiato allo spettatore, per poi esplodere in uno splendido totale dall'alto dove si consuma l'omicidio in tutta la sua violenza, per poi ripassare sul primo piano di Arbogast mutilato dalle coltellate.
Sequenza molto simile a quando Norman porta sua madre nel seminterrato, in cui Hitchcock ci regala un pianosequenza incredibile, con la camera che sale le scale assieme al personaggio e si piazza sul tetto senza staccare, riprendendo la prospettiva dell'omicidio precedente.

Sparito Arbogast, Lila e Sam diventano impazienti e decidono di andare ad indagare per conto loro al motel, fingendosi una coppia in viaggio d'affari, arrivando ad un pre epilogo del film diretto da manuale, in cui Hitchcock usa un montaggio alternato per mostrare il progressivo evolversi della situazione, con Sam che prova a distrarre Norman mentre Lila entra in casa per provare ad indagare su Marion e parlare con la madre, è un momento in cui si respira una forte atmosfera morbosa e di morte, la casa sembra ferma in un tempo passato, con la camera da letto piena di gingilli barocchi, un po' desueti, un inquietante stampo umano sul letto e vestiti obsoleti, la suspense subisce un'impennata quando il dialogo tra Norman e Sam degenera, con Norman che sale in casa mentre Lila scende nel seminterrato per scoprire l'atroce verità, in un altro momento altissimo in cui finalmente si scopre la verità che vabbè sappiamo tutti, ma è incredibile come è gestito il tutto, dalla colonna sonora che si ripete ancora all'uso intradiegetico della fotografia che fa venire i brividi con quell'ombra che torna sempre sul volto scheletrizzato della madre di Norman.

L'epilogo si occupa di chiarire gli ultimi dettagli e ci regala un soliloquio semplicemente straordinario, con quel primo piano inquietantissimo di Perkins e la geniale idea di Hitchcock di sovrapporre il teschio al suo viso, ancora a rimarcare la tematica del doppio ed enunciando la psiche malata del personaggio.

Detto questo, lo trovo un film perfetto in ogni aspetto, da una sceneggiatura totalmente inconsueta per quei tempi, ad una regia perfetta che esalta ogni singolo aspetto della psicologia dei personaggi, una suspense che pervade la scena - si riesce a provare suspense anche nei confronti di Norman, quando inizia a titubare quando gli fanno domande lo spettatore inizia ad essere preoccupato, non so se per Norman stesso o per paura che i personaggi scoprendo qualcosa vengano fatti fuori - un'atmosfera di morte e solitudine incredibile, una fotografia cupissima dalla forte rilevanza espressiva, una delle colonne sonore più iconiche di tutti i tempi, delle interpretazioni straordinarie - Perkins è perfetto, ma gli altri non sono da meno -, introduzione di tematiche anche parecchio scomode e decisamente non viste benissimo a quel tempo, come può essere quel morboso attaccamento materno di Norman con un velo di necrofilia, insomma non c'è un difetto, siamo a livelli straordinari che altro posso dire: Capolavoro.

- "Do you go out with friends?"
- "Well, a boy's best friend is his mother"