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CANE DI PAGLIA regia di Sam Peckinpah

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stratoZ     8 / 10  02/09/2024 12:56:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

"Straw Dogs" esce in un anno in cui la rappresentazione della violenza sembrava parecchio in voga, tanto che oltre a Peckinpah altri due autori oramai affermatissimi come Kubrick e Bava hanno realizzato film sull'argomento, certo ognuno a modo suo, ma in un certo senso, "Straw Dogs" completa abilmente il trittico, generando un'ennesima riflessione sulla tematica e continuando coerentemente il lavoro che Peckinpah aveva già iniziato in "The Wild Bunch" e stava continuando, fatta eccezione per qualche titolo un po' più scanzonato.

L'opera parla di questo scrittore, che si è trasferito in un rurale paesino dell'Inghilterra per lavorare in santa pace al suo progetto assieme alla moglie, facendo intendere fin da subito la natura schiva dell'uomo che tende ad evitare problemi, vi sono anche battute riguardanti gli eventi violenti che stavano accadendo in America, nel contesto di questo paesino e sotto consiglio della moglie, ingaggia questi manovali per costruire il gazebo esterno, progressivamente il rapporto si inclina, con i manovali che dimostreranno una natura violenta e diventeranno una minaccia costante, Peckinpah è abile nel dilatare una prima parte che crea efficacemente la suspense, con piccoli indizi che poi deflagreranno in ben più gravi atti di violenza, come si vede nell'uccisione della povera gatta e nella successiva violenza sessuale sulla moglie, la sensazione è quella di essere in trappola, la componente ansiogena riesce ad essere alta per buona parte della durata del film, complice anche l'apparente inettitudine del protagonista, incapace di ribellarsi e che viene facilmente beffato, come si vede nella battuta di caccia in cui Peckinpah ci propone uno dei suoi soliti montaggi alternati in una scena parecchio disturbante.

L'ultima parte, quella in cui per un motivo apparentemente futile, è quella in cui emerge l'orgoglio mascolino e l'istinto rabbioso del protagonista, che torna ad una versione di sé primordiale, che sembra spazzare via tutte le precedenti paure, arrivando direttamente ad una rabbia gutturale che sfocerà in una lunga carneficina con scene estremamente crude, dall'olio bollente tirato in viso ai potenziali invasori a vere e proprie infilzate, tra l'altro per un motivo apparentemente irrisorio rispetto a tutto quello che il protagonista aveva subito fino a quel momento, ma probabilmente è una presa d'orgoglio che fa prevalere questa rabbia detonante, una sorta di accumulo di tutte le angherie subite fino a quel momento, Peckinpah spoglia il personaggio dell'intellettuale e mostra come tutti i ragionamenti vengano a meno, mostra la violenza insita nell'uomo, un fattore evoluzionistico che diventa fondamentale per la sopravvivenza della specie, abbatte ogni convenzione sociale, è un film criticato spesso per l'eccessiva e improvvisa trasformazione del protagonista, io penso che proprio questo aspetto funzioni benissimo, sottolinea bene l'enorme differenza tra l'uomo addomesticato e quello più selvaggio con le spalle al muro che pensa solo alla sopravvivenza.

Dustin Hoffmann nell'ennesima enorme interpretazione della sua carriera, ma di certo ormai non era più una sorpresa, Susan George è una moglie abbastanza ambigua che però potrebbe seguire la logica del film, ad oggi considerabile maschilista, risulta essere quella che porta i pantaloni in casa per buona parte del film, quando ancora il protagonista fa la parte della pecorella, per poi venire sottomessa dalla botta di orgoglio e testosterone che sale a Dustin quando si arrabbia sul serio, passando dal tentare di dissuaderlo all'assecondarlo. Peckinpah utilizza uno stile ormai ben rodato, la sua violenza estetizzata si impone sulla pellicola tra diversi rallenty e belle esplosioni di sangue, ma qui l'ho trovato particolarmente efficace nella gestione dei tempi, è un film che sfrutta benissimo la lentezza per accrescere la soffocante tensione prima dell'esplosione, altra opera di immenso spessore per il regista.