Mauro@Lanari 7 / 10 17/09/2024 19:27:41 » Rispondi Fa credere di copiare una miriade d'altri film, però sa discostarsene ogni volta imboccando una propria originalità. "Amélie" (2001) ma non sdolcinato e fiabesco, "π" (1998) ma non allucinato e delirante, un'aspie con l'ipercalculia ma non con l'action di "The Accountant" (2016), "Good Will Hunting" (1997) ma non un semplice racconto di formazione, "L'amore ha due facce" (1996) ma non sentimentalistico, "Rain Man" (1988) o "A Beautiful Mind" (2001) ma meno caso di studio neuropsichiatrico, "L'uomo che vide l'infinito" ma non etnico e misticheggiante. È maggiore l'influsso dell'Austen di "Ragione e sentimento" (1811), eppure ha almeno un altro tema principale: quello della solitudine nella ricerca innovativa e nella creatività. Quasi un autobiopic ("Novion afferma ch'alla base dell'idea per il suo film c'è un'esperienza personale, un isolamento forzato a seguito d'una malattia occorsale intorno ai vent'anni che generò un distacco coi suoi coetanei e una conseguente difficoltà nel tornare alla vita di relazione").
Mauro@Lanari 17/09/2024 19:29:18 » Rispondi "π" sta per "Pi greco" d'Aronofsky
Mauro@Lanari 23/09/2024 20:42:28 » Rispondi Sintetizzando: love story fra due dottorand'in matematica: la sempiterna dinamica ambivalente, relazionale e non, trascende gli specifici percorsi biografici e la regista ha l'arguzia di non confinarla nelle convenzioni d'una romcom. Apprezzabile da chi sa condividere tale arguzia.
Mauro@Lanari 24/09/2024 13:25:36 » Rispondi Nuovo tentativo Sintetizzando: love story fra due dottorand'in matematica. La sempiterna dinamica ambivalente, relazionale e non, trascende gli specifici percorsi biografici e la regista ha l'acume di non confinarla nelle convenzioni d'una romcom e di estenderla doverosamente all'intero arco dell'ideoaffettività. Apprezzabile da chi sa condividere tale perspicacia.
Mauro@Lanari 23/09/2024 01:30:30 » Rispondi Quando nel '59 Popper tradusse in inglese la versione riveduta e corretta della sua "Logik der Forschung" ('34), ne cambiò il titolo in "The Logic of Scientific Discovery", presumo perché comprese che l'analisi della scoperta scientifica è materia dell'epistemologia, mentre quella della ricerca pertiene alla psicologia del pensiero creativo. Oggi un numero sempre maggiore di paper è cofirmato da un team di studiosi ognuno col proprio iperspecialistico apporto, ampliando il ventaglio dell'opzioni oltre alle due classiche del pensatore spesso conflittualmente isolato ("La ginestra" leopardiana) e dell'altrettanto possibile contrastata relazione con un altro collega (dove l'aspetto affettivo è sempre pronto a irrompere). La regista si sofferma su quest'ultimo caso, ed è un "odi et amo" catulliano, un "nec tecum nec sine te vivere possum" ovidiano ma con l'inusuale collocazione non in un contesto umanistico o strettamente sentimentale, quanto in uno matematico. Un tocco d'originalità che va riconosciuto e apprezzato.