Discreto film che sembra un mix di generi, si passa da una prima parte prettamente investigativa che può ricordare i thriller di Fincher, alla Seven e Zodiac per intenderci, ad una seconda parte in cui la componente horrorifica detona, dai tempi dilatati e con una regia eclettica che si diverte anche con qualche sequenza lisergica e dei flashback in cui cambia il formato è la storia di questo serial killer, che si fa chiamare appunto "Longlegs" adoratore del demonio che uccide inspiegabilmente le sue vittime senza essere sul posto, ma lascia comunque una lettera di conferma, se la prima parte risulta più statica, col classico gioco dei sospetti, l'agente che indaga sul caso che inizia ad andare di matto coi vari collegamenti tra le vittime, le date e via dicendo, la seconda serve a scoprire gli altarini e far emergere una componente esoterica che funziona bene nelle atmosfere, regalando anche sequenze di ottimo fascino, che personalmente mi hanno ricordato quelle atmosfere sospese tra l'esoterico e il macabro, un po' marce di "Angel Heart", tra queste casette di campagna con seminterrati che nascondono innumerevoli segreti, le bambole usate come tramite e una complice insospettabile, il film procede verso l'inevitabile dramma con la protagonista che proverà a sventare a tutti i costi.
Molto apprezzabile a livello stilistico, con una fotografia che mantiene toni freddi per buona parte della durata, considerata anche l'ambientazione innevata della provincia americana e le fredde stazioni di polizia, salvo poi cambiare nei momenti prettamente esoterici con i vari riti a lume di candela, la regia è efficace nel suo giocare col vedo - non vedo mostrando spesso indizi, introducendo l'elemento sovrannaturale pian piano, giocando col sospetto dello spettatore, l'atmosfera si fa progressivamente più rarefatta, un film che parte con delle premesse ancorate al realismo si trasforma in un horror a sfondo demoniaco, ma Perkins è abile a non far percepire il passaggio, o comunque lo fa rimanendo coerente alla narrazione, immergendo sempre di più lo spettatore in questo mondo torbido e inquietante, diciamo che le atmosfere diventano, specie nella seconda parte, il punto forte del film che comunque ogni tanto manda una scaricata di orrore.
Cage adattissimo nella sua parte da serial killer ormai col cervello in pappa, col suo essere istrionico e l'estrema devozione al demonio, diventa chiaramente il personaggio che si fa ricordare meglio data la convenzionalità, probabilmente voluta, dei poliziotti, ma anche del resto dei personaggi secondari.