Soggetto interessante questo film di Litvak, che poi sarebbe il tanto conclamato ritorno ad Hollywood della Bergman dopo la sua fuga in Italia con Rossellini, prendendo spunto dalla vicenda di Anastasia, principessa di Russia creduta per diverso tempo l'unica sopravvissuta della famiglia in seguito alla rivoluzione, con conseguenti numerose donne che si spacciavano per lei, mette in scena questa storia particolarmente eclettica in cui ci sono questi esiliati russi che hanno creato un'organizzazione che raccoglie fondi per le ricerche di Anastasia, ma che presto viene indagata, allora troveranno in questa donna dalle origini sconosciute, che vaga in giro per Parigi in stato confusionale, la perfetta attrice per interpretare la principessa, da qui inizieranno i preparativi e l'impersonificazione della donna nel ruolo, nelle abitudini, nelle memorie di Anastasia, complice anche l'alta posta in gioco data dall'eredità dello Zar che è una cospicua somma.
L'opera procede mostrando l'impegno da parte di questa donna e del team che ha organizzato questa sorta di commedia, nel preparare l'impersonificazione, al fine di farsi vedere da diversi superstiti di corte e farsi riconoscere come Anastasia, tra questi vi è pure la nonna, è un film che gioca molto col mestiere dell'attore, la donna sofferente di amnesia non ricorda il suo reale passato, apprendendo le nozioni ed essendo Anastasia per buona parte della sua giornata finirà per non distinguere più i suoi eventi passati da quelli narrati per spacciarsi per la principessa, instillando il dubbio anche nello spettatore e in molte persone scettiche dopo il confronto, a tal proposito è di forte impatto emotivo l'incontro con la nonna, che dopo un forte scetticismo cade preda dei sentimenti a causa del suo tossire quando ha paura, cosa che faceva effettivamente Anastasia da bambina e che nessun altro avrebbe potuto sapere, creando un sentito abbraccio impensabile fino a pochi momenti prima, vi è pure la sottotrama sentimentale con la protagonista che sarebbe promessa in sposa al ragazzo di Anastasia del periodo, in cui si crea una sorta di elemento di rottura della principessa che non accetterà questo destino prestabilito, lasciando, fino alla fine, un forte dubbio sulla verità, era davvero la principessa?
La Bergman, premiata pure con l'oscar, regala una performance straordinaria, fin dall'inizio quando è una donna poco curata che vaga per Parigi, arrivando alla sua impersonificazione della principessa, elegante, posata, graziosa, capace di mostrare tutto il sentimento che mette, anche nei rapporti umani, catalizza l'attenzione su se stessa, ruba la scena a tutti sullo schermo, sia quando si irrigidisce e rimprovera un membro per non averle chiesto il permesso di fumare, sia quando si fa un bicchierino di troppo e le prende la ridarella, un'interpretazione a 360° fantastica, enfatizzata dalla natura teatrale del film, con scenografie sfarzose e curate, di notevole eleganza, come possono essere i momenti all'opera, accompagnati da iconici pezzi classici.
Nel suo insieme è un film molto gradevole, elegante, ben recitato, dal ritmo direi anche particolarmente indiavolato, specie per i tempi, grazie ai continui dialoghi, con qualche riferimento metartistico sul ruolo dell'attore - addirittura il contabile fa riferimento a Stanislavskij -