Classicone fantasy degli anni 80's, nell'anno di grazia di Donner, che incredibilmente ci regala due dei migliori film della sua carriera, questo assieme a "The Goonies", è un'opera che va a braccetto con altri cult del periodo che rappresentavano molto bene il fantasy medioevale, da "Excalibur" di Boorman, a "Labyrinth", da "The Princess Bride" di Reiner fino a "La storia infinita" di Petersen, insomma eravamo in un periodo in cui era un genere piena forma, regalandoci diversi cult, questo "Ladyhawke" non fa eccezione, anzi lo trovo tra i migliori prodotti fantasy, complice soprattutto una messa in scena di assoluto valore, partendo dalla fotografia splendida di Storaro, che crea dei colori rarefatti, tendenzialmente crepuscolari, un po' diffusi che costruiscono un'atmosfera suggestiva e molto immersiva, giocando semanticamente coi significati del film il contrasto tra i giorno e la notte, le albe e i tramonti, i momenti "caldi" in cue i due amanti si possono incontrare, un gioco di colori che asseconda le emozioni che il film trasmette, che sono parecchie, di base sarebbe un fantasy a sfondo romantico, considerata la natura del soggetto, con questo cavaliere e la sua amata che hanno subito la maledizione dal viscido vescovo e lei si trasforma in falco di giorno, lui in lupo di notte, senza mai potersi incontrare, anche il minimo sguardo tra i due in un momento di passaggio desta forti emozioni, ma Donner con la sua regia è abile a spezzare queste sensazioni, evita la trappola del polpettone sentimentale e regala un heroic fantasy in cui l'avventura si mischia col coraggio ed il sentimento, in cui vi sono due personaggi, come quello di Philippe e di Imperius che hanno una non troppo velata nota comica che serve a spezzare il ritmo solenne e cavalleresco, i tempi sono gestiti benissimo, vi è una efficace alternanza dei momenti più emotivi con quelli di pura battaglia, complice anche una grande colonna sonora degli Alan Parsons Proejct che accompagnano le fughe di Philippe, le spadate di Navarre, con le loro cavalcate strumentali.
E ci sono tante belle sequenze a questo proposito, a partire dall'iniziale fuga di Philippe dalla prigione, passando per la fognatura, fino agli scontri di Navarro con i soldati del vescovo, in un'ambientazione estremamente suggestiva come quella della campagna francese - in cui si fanno notare tantissimo le tinte vermiglio che applica Storaro - fino ai momenti al castello in rovina di Imperius, splendida ambientazione, o ancora alla locanda con quella pioggerellina che rende l'atmosfera ancora più suggestiva e sognante, fino ad arrivare ai momenti all'interno del forte del vescovo, tra chiostri, castelli e via dicendo, è un film in cui l'ambientazione diventa uno dei pezzi forti, sembra di assistere ad un vero e proprio romanzo cavalleresco con una forte componente fantasy data dall'incantesimo, un film che segue in parte gli archetipi del viaggio dell'eroe, con l'acerbo Philippe, ladruncolo da due soldi, che imparerà dal valoroso Navarre, e inaspettatamente anche da Imperius, prete ubriacone che si rivela saggio, lo stesso Navarre avrà una crescita interiore non da poco, andando verso una maturità emotiva che gli permetterà anche di concepire il perdono e non vedere solo vendetta.
Il finale è il perfetto climax in cui si concentra il pathos di tutto il film, che comunque è rimasto alto per buona parte della durata, e ammetto, può far anche scendere qualche lacrimuccia.
Per me un grandissimo classico e tra i fantasy che mi piacciono di più, lo considero un intrattenimento fatto molto, molto bene.