Tra i miei polizieschi preferiti, lo definirei tranquillamente un capolavoro, "French Connection" è tra le opere più influenti all'interno del genere, una ventata d'aria fresca che smuove i classici polizieschi americani e francesi in voga tra gli anni 50's e 60's, in piena New Hollywood Friedking - scusate, l'errore è voluto, gli voglio troppo bene - dirige quest'opera seminale sia nella narrazione che nello stile, prima di tutto partendo da una scrittura dei personaggi avantissimo, basti vedere l'attitudine dei due poli, quello dei poliziotti con Hackman in prima linea - interpretazione straordinaria - che caratterizza un poliziotto senza scrupoli, violento e rozzo, grezzo come lo stile del film, dal grilletto facile e che picchia senza problemi un sospettato che ha preso di mira, abbastanza diverso invece il comportamento di quello considerabile come il villain, il francese, educato ed elegante, furbo e raffinato, che non si scompone praticamente mai, è una di quelle opere dove bene e male tendono a mischiarsi, anche mostrando le contraddizioni all'interno dell'istituzione stessa, Michael Mann, ma anche tanti illustri colleghi ne prenderanno una grossa ispirazione.
Ma la componente seminale non è solo narrativa, anche a livello stilistico, Friedking riscrive i canoni del genere introducendo una forte componente action, con una serie di scene straordinarie, dopo una prima parte in cui introduce i caratteri inizia il cuore del film che è quello fatto dei pedinamenti, appostamenti e inseguimenti, i due detective della narcotici, Hackman e Scheider, nonostante gli è stato tolto il caso, si ostineranno ad indagare, andando contro il volere dei propri colleghi - esatto stanno sulle scatole anche a colleghi e superiori, non soltanto all'altro polo, quello dei trafficanti, con cui in realtà vi sono pochi contatti ravvicinati - è qui che il regista crea questi pedinamenti fantastici, diretti e montati in maniera straordinariamente innovativa, a partire dall'uso del montaggio parallelo, con prima i pedinamenti che alternano le visione dei due poli dai marciapiedi opposti, fino ad intensificarsi progressivamente, straordinario il gioco che si viene a creare tra Hackman e il francese nella scena della metropolitana, una tensione altissima, data dalla possibilità di essere scoperti e far saltare la copertura, in quel meccanismo di entra ed esci che incolla allo schermo, o ancora lo splendido inseguimento tra macchina e treno, dove vengono alternate le scene di altissima tensione sul treno, col criminale che cerca di tenere tutti sotto controllo, macchinista, controllori e passeggeri e Hackman che dopo aver fregato la macchina ad un cittadino si lancia in un inseguimento esasperato che culminerà nella maniera più violenta possibile, Friedking dirige il tutto con una tecnica straordinaria, sporcando spesso e volentieri l'azione, fa un uso preponderante della camera a mano, uno stile grezzo e secco, quasi documentaristico, che si sposa perfettamente con la rappresentazione di una New York fredda e sporca, i colori che emergono sono il grigiume del cemento e il blu metallizzato delle macchine, aggirandosi spesso tra bassifondi, sottopassaggi, vicoli sudici, tra scorci col fumo che esce dai tombini e passaggi allagati, sprigionando un immenso fascino, molto tipico della New Hollywood, in pieno significato semantico col nichilismo di fondo di una pellicola in cui non c'è un vero vincitore.
Pietra miliare del cinema poliziesco, straordinario, innovativo, violento, tra i migliori del suo genere, e per quanto mi riguarda anche tra gli esempi più significativi del cinema neohollywoodiano.