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HOLY SMOKE regia di Jane Campion

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stratoZ     7 / 10  21/10/2024 12:28:26 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Interessante opera di Jane Campion, l'ho trovato un film un po' spiazzante nello svolgimento, che per una consistente prima parte sembra voglia portare lo spettatore sui passi di una sorta di dramma sociale riguardante l'evasione dal contesto occidentale/ipercapitalistico della giovane protagonista, col confronto sempre più infuocato col suo deprogrammatore a rimarcare le ipocrisie e i paradossi di entrambe le parti, tramite una serie di dialoghi al fulmicotone in un confronto tra Kate Winslet e Harvey Keitel in cui entrambi danno il meglio, quando ad un certo punto, da metà film in poi, si trasforma in una storia d'amore morbosa e un po' ossessiva, concentrandosi soprattutto sul rapporto tra loro due, con un consistente ribaltamento dei ruoli, da prima il deprogrammatore sembrava avere la situazione in totale controllo, avendo anche piena fiducia della famiglia che vuole a tutti i costi togliere la dottrina dalla testa della giovane ed essendo considerato il numero uno al mondo nel suo mestiere, mostrando anche un carisma e una flemma non indifferente, da metà film in poi sarà il personaggio della Winslet, molto più giovane di lui, a prendere il potere, gestire le carte, trasformerà il rapporto in una sorta di confronto che va estremamente sul personale, infuocando la relazione tra i due ma anche spogliando del tutto il personaggio di Keitel della mascolinità e del controllo che aveva su di lei, ma anche sugli eventi, arrivando a far provare anche una sorta di compassione allo spettatore per l'amore disperato di quest'uomo molto più anziano di lei, lo si vede nelle esasperate sequenze finali in cui addirittura lo veste e trucca come una donna di casa con addirittura il fiocchetto in testa e il rossetto, stravolgendo, anche di parecchio le premesse che il film sembrava aver stabilito nella prima metà.

Stilisticamente mi è sembrata una Campion un po' atipica, molto meno seriosa del solito, con un umorismo grottesco che straborda fin dalle prime sequenze - e che in parte mi ha ricordato la sua opera d'esordio "Sweetie" -, basti vedere la descrizione dei caratteri secondari, dalla colorita famiglia della protagonista che addirittura per riportarla a casa finge che il padre sia in fin di vita, agli assistenti che vengono dati a Keitel che sembrano due deficienti patentati, ma anche gli episodi che si vengono a creare hanno una discreta verve grottesca, tra un po' di violenza tipicamente postmoderna e la concessione di qualche sequenza lisergica - l'apparizione della Winslet sotto forma di dea indiana è fantastica -, ma a mio parere a valorizzare più di tutto il film sono le splendide interpretazioni di un'opera quasi tutta basata sul confronto di questi due caratteri in fiamme in una casetta sperduta nel bel mezzo del deserto australiano.