ds1hm 3½ / 10 23/10/2024 16:28:01 » Rispondi Sarebbe stato più coerente lasciare in "pace" la Napoli degli anni '80. Sarebbe stato più corretto. Un luogo immaginario avrebbe reso più dolorosamente vero il passato dell'autore. Ma la furbizia di narrare della città "comoda" a fin troppi cinematografi annienta e tradisce i ricordi intimi per chi quegli anni li ha vissuti sulla propria anima. L'approccio noto felliniano poco si cuce sulla realtà lacerante degli ultimi anni lievi ed apparentemente felici dell'infinito teatro umano che divora la fase terminale degli unici suoi reali attori e autori, di quel popolo immenso che avrebbe poi sancito per se stesso, proprio in quegli anni, la fine di ogni suo riscatto civile. Avevamo dentro di noi Totò e De Filippo, ci siamo illusi e abbiamo gridato e pianto la nostra fine con l'anti eroe Troisi. Questa aristocratica memoria autobiografica può piacere a chi Napoli non l'ha mai vissuta. Ma la bellezza, vera o non vera, di una pellicola, non può e non deve, per scopi non affini all'Arte, tradire il vero di quel che è stato. E ancor di più, non si può far finta di gridare all'Arte volendo coprire uno dei troppi tradimenti al macrocosmo amaro che moriva per sempre nelle acque di un mare che ha il sapore torbido delle anime illuse e sognanti di un passato sempre più bello del suo futuro.