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NON SI SEVIZIA UN PAPERINO regia di Lucio Fulci

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stratoZ     8½ / 10  25/10/2024 12:41:27 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Splendido giallo di Fulci che approfitta dell'intreccio per creare un contesto incredibile dove riesce a far emergere la sua critica ad una società chiusa e bigotta, denunciando efficacemente l'arretratezza della popolazione in questo paesino del sud Italia dove accadono i macabri eventi, il tutto nasce da alcuni omicidi dei bambini che richiameranno l'attenzione delle forze dell'ordine e di un giornalista di cronaca nera, fin da subito si vede come il tutto diventi un gioco al massacro alla ricerca di un capro espiatorio, inizialmente viene coinvolto Barra, un picaresco personaggio del paese che sembra aver ucciso il ragazzino ma in realtà si scoprirà aver solo trovato il cadavere e averne approfittato per spillare qualche soldo alla famiglia per il ricatto, ma già da queste prime sequenze si vede il moto popolare alla ricerca di una giustizia privata nei confronti del sospettato, senza che si abbia effettivamente la certezza sia stato lui, ma il film decolla nella sua nera critica con i successivi omicidi e la cattura della Maciara, una donna appassionata di occultismo che vive nelle campagne adiacenti al paese ed è mal vista dalla popolazione, dopo aver confessato però si capisce che lei effettivamente è innocente, in quanto ha soltato lanciato delle maledizioni sui bambini colpevoli di essere andati a giocare sulla tomba del figlio, rilasciata dai carabinieri si scatenerà l'ira della gente del posto che andrà a cercarla per un senso di giustizia di pancia, arrivando ad una scena terribile quanto straordinaria registicamente, in cui la Maciara viene massacrata a colpi di catene con in sottofondo una canzone della Vanoni - c'è da dire che anche stilisticamente è una scena che è avantissimo e potrebbe aver influenzato in maniera consistente il cinema postmoderno - arrivando a ridosso della strada in cui muore agonizzante tra l'indifferenza generale, questa scena abbinata al contesto è una spietata denuncia alla chiusura mentale di un posto rimasto eccessivamente arretrato, "Ecco qua, abbiamo costruito le autostrade e non siamo riusciti a vincere l'ignoranza, la superstizione" esclama uno dei magistrati, ed effettivamente è questa la chiave di lettura del film, con la modernità che avanza, simboleggiata da questa grande autostrada nel bel mezzo del paesaggio naturale adiacente al paesino ma la mentalità della gente che è rimasta ancorata a riti e superstizioni di un remoto passato.

La parte finale, in cui le forze dell'ordine si defilano e il giornalista e la giovane e ricca hippie continueranno ad indagare risulta essere ancora più sovversiva, diciamo che la risoluzione è una scelta estremamente coraggiosa per il tempo, ribaltando ancora una volta la prospettiva dei delitti, che con precedenti indizi era andata in tutt'altra direzione, ma confermando ancor più insistentemente i concetti espressi precedentemente, considerato il movente dell'assassino.

Fulci è straordinario nel trasmettere una forte tensione, che si impenna nella parte finale, grandioso registicamente, sia nel far passare quella soffocante chiusura del contesto - la camera in mezzo alla folla prendendo la soggettiva del primo accusato è una trovata incredibile - sia nel suo mostrare senza fronzoli degli omicidi estremamente trucidi, il ritrovamento dei corpi dei bambini, strangolati e colpiti alla testa, senza censurare nulla, risultano estremamente impattanti per un film nero come la pece, di forte denuncia, Fulci piega il genere al suo volere e ai messaggi che voleva far passare in maniera straordinaria, ben lontano dagli altri grandi autori di genere, sfociando efficacemente in una critica sociale coraggiosa e sovversiva.