williamdollace 8½ / 10 03/11/2024 13:00:06 » Rispondi Inderteminatezza. Ancestralità. L'io è sempre altrove e l'altrove è sempre l'Io ed è presente. Lo sguardo che incarna tutta questa indefinitezza di Maika Monroe, l'agente Lee Parker. Il fondale scenografico dove tutti i confini fra gli oggetti sono sfumati come nel territorio e nei luoghi così come nella psiche. La camera che segue Harper nei corridoi senza tagli di montaggio. Le ricerche sul pavimento (Kubrick, Synecdoche NY, Zodiac di Fincher, Greenaway l'architetto, Soderbergh, Ted K.). Vacuità dei confini visivi. Scelleratezza improvvisa e immensa calma. Longlegs che urla in auto 5 secondi. Il rosso vivo e il bianco grigiore, sangue contro angeli, corpo contro anima, paradiso contro inferno, labile e non labile. Sonoro, intarsiato in ogni scena come un coltello che disegna origami nel legno della mente, diffuso, origliante, convulsivo a volume 2/10, conturbante, inland empire. Poi gli interni, Unabomber, la casa del re Giallo come quella della madre, i sintomi di accumulo stanno al degrado della società, accumulo di vestiti cose accatastate qualunqueria d'accatto, il degrado è non fare nulla mentre il capitalismo fa il suo corso. Oz che mano. Sospiri e respiri, Suspirie, affanno, lacrime in disuso, siamo già annegati ora siamo parassiti che sono sopravvissuti, nostro malgrado in ceramiche d'Occidente con un mirino sul cranio. Lo stato latitante nella geografia perversa e profonda della provincia americana. O come Oregon. I come Irrisolto. P non come prove ma come Provato.