Per quanto il soggetto potenzialmente possa essere interessante, "Megalopolis", ultima faticaccia di Coppola, è un film a mio parere non riuscito, il classico tipo di cinema che non digerisco, verbosissimo e didascalico all'inverosimile, con un problema di fondo, ovvero quello di tirare in ballo tematiche a raffica senza avere il tempo materiale di approfondirle, o quantomeno mostrarle su schermo, è così che l'autore rinuncia ad un qualsivoglia tentativo di trovare soluzioni registiche e si affida a continui dialoghi che didascalizzano il tutto, andando a riempire la testa dello spettatore con continue citazioni che possono provenire dal mondo classico o giù di lì, parlando di antropologia, esistenzialismo, filosofia, trattando banalmente le grandi tematiche umane, andando fuori tema spesso e volentieri, mi sembra abbia voluto infarcire il tutto senza averne né il tempo, né i mezzi, né la voglia, ne esce fuori una regia pachidermica, pacchiana, quasi goffa e mi dispiace proprio dirlo per un autore che stimo e rispetto per quello che ha fatto.
La linea narrativa principale narra di questo architetto, ingegnere, genio, scienziato, quello che volete, insomma una personalità strabordante, creativa e carismatica, già famoso e affermato a New Rome, che vuole realizzare questo progetto mastodontico di Megalopolis, grazie anche al Megalon, nuovo straordinario materiale inventato da lui che gli ha fatto vincere anche il premio Nobel. L'architetto inizialmente si scontrerà con il sindaco, abbastanza conservatore, che non appoggia il suo progetto rivoluzionario ma sembra più interessato al risolvere i problemi ancora presenti nella città che il popolo richiede a gran voce, ma col progredire della trama, complice anche la nuova storia d'amore con la figlia del sindaco, Cesar otterrà il suo appoggio, anche se ci saranno tanti altri nemici in agguato, e praticamente la trama sarebbe questa, solo che non procede linearmente, ma fa continui inserti che aggiungono poco o nulla o si limitano a dare delle visioni abbastanza fini a se stesse tra una citazione a Petrarca, qualche altra a Marco Aurelio e via dicendo, anche diversi personaggi di contorno sembrano inutili, quello di Dustin Hoffman ad esempio (?), o tutta la trama della moglie morta con i complotti che ci sono dietro ed emergono pian piano, non mi sembra abbia avuto una vera e propria funzione se non aggiungere un po' di sofferenza alla figura dell'artista-genio.
Il messaggio finale, scavando fra tutto il casino e i fronzoli ritagliati da Coppola è quello di un'umanità descritta come non pronta, il genio di Cesar non viene apprezzato dalla popolazione locale, che si cimenterà in rivolte e contestazioni, come succede spesso per le grandi invenzioni dei grandi geni, non vengono apprezzate inizialmente, così è per il mastodontico progetto di Megalopolis, addirittura l'impopolarità della cosa porterà alla creazione di una fazione opposta, quella comandata dal cugino di Cesar, un grottesco Shia LaBeouf, che arriverà a creare addirittura un movimento di protesta, a sfondo politico, che mi è sembrato tirare qualche frecciatina ai politicanti di ultradestra di oggi, fomentando ignoranza e parlando alla gente di pancia. Poi ci sono tanti altri significati sparsi qua e la, da alcuni evoluzionistici che provano a riflettere sulla sopravvivenza della specie umana e la sua affermazione sul resto delle specie sul pianeta, alla caduta delle grandi civiltà, degli ideali, causata dalla popolazione stessa che smette di credere in essa, ma tutto questo malloppone di roba, su cui effettivamente si potrebbe approfondire e farci diverse opere, viene liquidato in un paio di minuti.
Poi un'altra componente più o meno interessante è la descrizione di alcuni caratteri, come lo stesso Cesar, ma soprattutto Crassus e Clodio e la megalomania che li pervade, quando vi sono questi ultimi due in scena il film sembra diventare una commedia nera, il grottesco invade lo schermo, tra i vari siparietti, le feste mastodontiche con parata ed esibizione, quella scena dell'arco che ragazzi rasenta il trash più basso, vi è una velata critica all'uomo pieno di sé.
Insomma, ci sarebbero un botto di argomenti, pure interessanti, il problema è che condensare tutta sta roba in un solo film è un'impresa nella quale anche uno dei più grandi registi di sempre sembra aver fallito, ne viene fuori un calderone anche abbastanza raffazzonato, che dilaniato dalle difficoltà di produzione mostra tutti i suoi limiti e delle scelte stilistiche molto approssimative, personalmente non mi è piaciuto neanche a livello tecnico, quella fotografia color ocra è un pugno nell'occhio, il montaggio e le scene surreali stuccano abbastanza rapidamente, la stessa computer grafica mostra tutti i suoi limiti, non riuscendo a rendere credibile alcuna sequenza.
Detto questo, ritengo sia un film fortemente divisivo, comprendo che possa pure piacere, aimé a me per nulla.