Dom Cobb 9 / 10 07/11/2024 20:13:20 » Rispondi '62, California. In una città come tante in una notte come tante, un gruppo di amici del liceo si incontra, si scontra e si riunisce mentre ciascuno di loro si ritrova a fare i conti con i propri desideri, le proprie ambizioni personali e lavorative e le prospettive per il futuro... Prima di "Guerre Stellari", George Lucas era uno dei tanti giovani cineasti che entrava in punta di piedi nel panorama della New Hollywood degli anni '70. E dopo il suo esordio dietro la macchina da presa con lo sperimentale "THX 1138", questa sua opera seconda si rivela un film diametralmente opposto per toni e stile: una semplice commedia adolescenziale venata di nostalgia per i tempi andati, in questo caso la giovinezza vissuta nei primi anni '60 fra scorribande in macchina su e giù per la città, belle ragazze, pit-stop al Drive In, corse sfrenate e musica a tutto volume. La ricetta funziona bene nella sua semplicità: da una parte, Lucas cattura benissimo l'atmosfera scanzonata di quei tempi, fatta di incontri surreali con personaggi pittoreschi, uscite più o meno romantiche e svolte imprevedibili quanto tragicomiche, rendendola tangibile anche per chi quegli anni non li ha mai potuto vivere in prima persona. Allo stesso tempo mette in scena le paure e i dubbi per il futuro che ribollono sotto questa superficie apparentemente calma e spensierata.
I due amici Curt e Stevie hanno entrambi la possibilità di andare al college: mentre uno è titubante ma poi riesce a convincersi nel corso della nottata, l'altro è ansioso di abbandonare il nido, vedere il mondo, "divertirsi un po'", salvo poi rinunciare per non lasciarsi alle spalle i suoi affetti.
Dall'altra, riesce a tratteggiare con sufficiente cura ciascuno dei quattro protagonisti, dando a ciascuno di loro una sere di mini-avventure che finiscono per intersecarsi in modi mai forzati, tutte godibili, intrise di una comicità fra le righe che non straborda mai nel grottesco e anche tinte un po' di malinconia.
Memorabili i tentativi di Terry di impressionare la ragazza, fra panzane su allevamenti di cavalli e fallite sortite per acquistare bevande alcoliche nonostante non sia ancora maggiorenne. Variabili le disavventure di Curt, che tra una gita forzata con membri di una gang e una visita alla torre radio locale per fare due chiacchiere col DJ, è in cerca di una misteriosa ragazza che alla fine si scopre essere (forse) solo una prostituta di strada. La migliore rimane però la vicenda dello spericolato John, che si ritrova incastrato per tutta la notte con una fastidiosa quattordicenne. Un po' anonima invece la sottotrama fra Stevie e la fidanzata, che si fa ricordare più che altro per la rimpatriata al ballo delle matricole e per l'ambientazione scolastica che ne deriva.
E il tutto senza neanche dover creare chissà che trama complicata: Lucas sceglie piuttosto la via dello spaccato quotidiano, dove gli eventi si sviluppano senza seguire per forza una struttura drammatica, dove ci si concentra sulle cose piccole, sui dettagli, sui momenti brevi, semplici ma incredibilmente spontanei; lo specchio di una società che in soli dieci anni è cambiata drasticamente, perdendo l'innocenza che la contraddistingueva e precipitando nel baratro del cinismo e della disillusione.
Il finale dolceamaro rivela il destino di ciascuno dei quattro protagonisti, due dei quali segnati da tragedie.
Merito anche di un cast affiatato e davvero simpatico, che comprende un sacco di future star: da un Richard Dreyfuss che solo due anni più tardi salirà alla ribalta ne "Lo Squalo" al Ron Howard ancora lontano dai suoi exploit registici, passando per lo sbruffone Paul Le Mat dalla carriera più defilata di tutti e infine l'impacciato nerd Charles Martin Smith. A loro si affiancano altre facce giovani e meno d'impatto, fra cui però s'infila un acerbo Harrison Ford nella parte inedita del bullo. A fare da collante ci pensa la colonna sonora, un concentrato di brani e musica d'altri tempi e gli starnazzi dello scatenato DJ "Lupo solitario", un cocktail incessante, sempre lì in sottofondo ma mai invasivo, fino a diventare esso stesso un personaggio. Un film che può apparire datato, invecchiato, ma che per me mantiene intatto un fascino vintage difficile da descrivere a parole. Nel bene e nel male, illustra un quadro vivido e appassionato di un'epoca semplice e a suo modo innocente che già all'uscita del film era completamente scomparsa, come le illusioni e i sogni giovanili dei protagonisti che man mano vengono rimpiazzati dalla maturità e da una maggiore consapevolezza di sé. Ispiratore di tante pellicole analoghe, ma ancora oggi possiede un'aura unica e tutta sua; più lo guardo, più ne apprezzo la spontaneità, la genuinità, la mancanza di pretese, l'affetto che esprime. Irripetibile.