williamdollace 8½ / 10 10/11/2024 21:55:58 » Rispondi Baker fa più film più finali più incipit la maestria dietro la camera da presa la vorticosa prima parte l'incedere con pause nella seconda, un'opera composta di tante opere quante sono gli interstizi del saccheggio di un'anima. Lei Ani, lui Vanya (Ivan), Sean Baker filma un baccanale di spontaneità e gioventù dove ancora ci si misura con i corpi con il sesso con l'amore (fallo più piano perché è più bello: lo ritroveremo poi come metafora, nella regia della seconda parte) dove i nodi tornano a stringere gli inchiostri vengono cancellati le intenzioni denudate e le rappresaglie invocate, eppure, nevica, silenzio, camera fissa, Anora. Lo stacco è magnifico perché ci racconta cos'è la dignità del silenzio e dei piccoli gesti. E sarà un susseguirsi fra commedia tragicomica, dramma, spettacolo, cinema, perché Anora è una furia come la regia di Baker ora vorticosa e sensuale ora cinica e inquieta, ora romantica e truffaldina ora ironica e fendente. La gioventù di una favola in una favola di gioventù interrotta. E si passa dal veloce e meccanico amplesso al lento e goffo abbraccio. Eccolo cos'era quel sentimento che ci attraversa e ci lascia nudi, sembra volerci mostrare Baker, con quest'opera premiata con la palma d'oro a Cannes. Cos'è quel morire della speranza, del tradimento di Cenerentola, della poesia spogliata in prosa, della bellezza costretta a rannicchiarsi in un angolo, del palcoscenico scintillante a cui vengono spente le luci e rimane il carattere di sopravvivere e tornare a casa, sgomenti, rabbiosi, per potersi finalmente mostrarsi feriti, morsi, traditi. "Andrà tutto bene" aveva detto Igor. E Anora, brillante, ora, brilla.