Personalmente mi è piaciuta l'ultima fatica di Sorrentino, autore che non sempre ho trovato così costante ma che con gli ultimi due film è riuscito a soddisfarmi, non siamo ai livelli dei suoi migliori lavori come "Il divo" o "Le conseguenze dell'amore", ma "Parthenope" è un buon film d'autore dalla narrazione palesemente iperbolica, colmo di metafore sulla città, col classico rapporto di odio e amore da parte dell'autore che la descrive nel pieno del suo fascino ammaliante e delle difficoltà, pregi e difetti che passano attraverso la figura di questa giovane dalla bellezza ipnotica e le sue avventure, la sceneggiatura procede quasi come un film ad episodi dove ogni personaggio, esclusa la protagonista, sembra avere una funzione solo temporanea, starà allo spettatore fare una somma alla fine, a modo suo la consequenzialità della narrazione viene lasciata di lato, è così che Sorrentino fin dalle prime sequenze, ci mostra diversi caratteri che progressivamente si ergono a figure retoriche, come può essere il cavaliere, una sorta di benefattore nei confronti di Parthenope e della sua famiglia, figura mai troppo trasparente su cui aleggia l'ombra di qualche traffico illecito, o ancora l'incontro a capri con John Cheever, scrittore americano che rimane affascinato da Parthenope ma si sente quasi di troppo nella vita di una donna così giovane e bella, - interpretabile come l'ammirazione per la città da parte degli artisti stranieri? Che troverebbe riscontro storicamente - fino ad arrivare a momenti ben più grotteschi, come possono essere quelli con Luisa Ranieri nei panni di una diva che ricorda palesemente la Loren, ormai andata via dalla sua città d'origine verso la quale ha sviluppato un certo risentimento dato dai traumi della difficile gioventù, o ancora il cardinale in una delle scene più sopra le righe del film in cui Sorrentino non risparmia le stoccate all'istituzione ecclesiastica, o ancora la sequenza in cui va ad assistere ad un atto sessuale in pubblico con questi due giovani costretti a riprodursi davanti a tutti, probabile atto d'accusa al matrimonio concordato e di conseguenza ad una mentalità marcata dall'arretratezza, ma anche un chiaro riferimento all'unione delle famiglie malavitose, insomma c'è di tutto, riferimenti al colera, allo scudetto del Napoli, passando per episodi chiave più difficilmente interpretabili se non come le vere esperienze di vita della giovane come possono essere il rapporto con Sandrino e quello un po' morboso col fratello, fino all'onesto e schietto professore, interpretato dal solito grande Silvio Orlando, che sarà una figura cardine nella formazione e nell'ispirazione di Parthenope.
Come al solito Sorrentino è tecnicamente superbo, una regia eclettica colma di virtuosismi, dai 360° con Parthenope in tenere effusioni a giochi di impallo coi capelli della giovane ragazza al vento, preponderante l'uso del pianosequenza e dei virtuosismi con una fotografia che valorizza tantissimo l'ambientazione, dalla radiosità delle scene in mare in un paesaggio paradisiaco al tetro dei vicoletti più reconditi del centro storico, un dualismo che si ripete anche a livello visivo, buone interpretazioni, Orlando su tutti col suo nichilismo ironico che dona un tocco di umorismo alla pellicola, la protagonista pur essendo esordiente se la cava molto bene, nel complesso un buon film.