Lo scivolone di Jane Campion, in realtà l'unico della sua ottima carriera, è un thriller altamente erotico abbastanza blando, che soffre di una messa in scena che vorrebbe essere a modo suo febbrile e passionale, con una leggera componente lisergica ma risulta essere dozzinale, per intenderci, ha più un aspetto da film televisivo con questa fotografia iper contrastata e dei colori saturati a bestia, risultando indigesta, che unita ad un ritmo che sembra non spiccare mai crea questo blando intreccio tra il thriller e il giallo che però si concentra più sulla sessualità dei personaggi che sulla risoluzione del caso, con una forte critica sociale intrinseca negli eventi, che la Campion esplica con personaggi maschili negativi, abbastanza monodimensionali in realtà contestualizzati in un mondo violento, oscuro e meschino, a livello prettamente stilistico mi ha ricordato un po' quei gialli di fine anni 90's alla "Seven" o "8 mm" di Schumacher, senza però riuscire a replicare quelle atmosfere malate, a creare quel fascino un po' sporco, un po' sensuale, anzi, le numerose scene di sesso, anche troppe in realtà, funzionano quasi da intermezzo tra una vicenda e l'altra, andando verso una risoluzione del caso abbastanza casuale e anche un po' scontata per via della bassa mole di personaggi coinvolti, tirando anche qualche frecciatina all'autorità maschile così come alle forze dell'ordine.
Altro punto debole sono le sciatte interpretazioni, ho trovato sia Meg Ryan che Ruffalo parecchio scialbi, poco in parte, quasi scocciati in delle parti poco credibili, così come la regia pachidermica, che dilata molto i tempi senza una reale motivazione, che indugia spesso su dettagli espliciti. Nel complesso è un film non riuscito, pedante visivamente, che non trasmette un minimo di fascino nonostante la potenzialità delle ambientazioni e con una narrazione approssimativa sul lato prettamente crime e ridondante sul lato erotico, bocciato, ma la Campion si rifarà in futuro.